Il presente contro il passato. Il Catanzaro incontra la sua vecchia anima, i suoi ex beniamini che avevano fatto sussultare i tifosi sugli spalti. Una sfida nella sfida che contrappone due filosofie di gioco molto distanti pur utilizzando uno scacchiere tattico abbastanza simile.
Da una parte c’è Auteri alla ricerca di nuovi stimoli e precise conferme da quando allena nella piazza di maggior spessore della sua lunghissima carriera.
Dall’altra parte c’è Calabro alle prese con un ambizioso progetto in quella Catanzaro che per molti allenatori è stata un buon trampolino di lancio oppure la peggiore delle ghigliottine.
La partita sorride ai padroni di casa che mettono in campo un’intensità di gioco da far accapponare la pelle. Il Catanzaro si disunisce, va in affanno, accusa il gap tecnico e alla fine crolla. La vittoria è solo numericamente di misura, in campo si è vista una distanza siderale.
FORMAZIONI
Il 3-4-3 di Auteri, marchio di fabbrica dell’allenatore siciliano, vedeva oggi Frattali in porta, Celiento Sabbione e Di Cesare in difesa, Ciofani Maita De Risio e D’Orazio a centrocamo, Marras Antenucci e D’Ursi in attacco. Il Bari perderà Marras dopo 20 minuti per infortunio muscolare, al suo posto entrerà Citro.
Calabro ha confermato il collaudato 3-4-1-2 con Branduani in porta, Riccardi Fazio e Pinna in difesa, Casoli Risolo Verna e Contessa a centrocampo, quindi Carlini dietro le punte Di Massimo e Di Piazza. Per le aquile la novità è DiPiazza dal primo minuto insieme a Pinna che rileva l’indisponibile Martinelli.
PRIMO TEMPO
La prima frazione di gioco è stata spumeggiante come il cenone di capodanno. Calcio di buona qualità, discrete conclusioni dalla distanza, dribbling ubriacanti e azioni manovrate a velocità supersonica. Peccato che sia stato tutto o quasi di marca biancorossa.
La prestazione offerta dal Catanzaro è stata appena sufficiente, più o meno in linea con la giornata uggiosa che imperava al San Nicola. Le aquile di nero vestite si sono viste solo con qualche break improvvisato e gestito anche male.
Un ritmo ben sostenuto per tutti i 45 minuti iniziali di gioco ha messo in evidenza la capacità del centrocampo barese di dialogare di prima e in velocità. De Risio gioca davanti la difesa, detta i tempi della manovra e dopo il primo scambio si fionda in avanti per supportare l’azione offensiva.
Maita fa il giocoliere con la prima linea di difesa giallorossa facendo saltare Risolo e Di Massimo come due birilli, nel frattempo Marras e D’Ursi sfiancano la retroguardia ospite con improvvise accelerate che mettono in imbarazzo Riccardi e Pinna.
Il tiro al piccione inizia dunque presto e vede nell’ordine Maita, De Risio, D’Ursi poi ancora Maita e ancora De Risio. Cannonate da fuori area che impegnano severamente Branduani. E ma se tirano da fuori significa che il Catanzaro si chiude bene. Sarà…
Il Bari entra poco in area e questo si sa essere uno dei limiti delle squadre di Auteri, ma il gioco è sempre in mano ai padroni di casa e tanto basta per capire come è indirizzato il match. La capacità di aggressione sul portatore, la linea di difesa alta, la verticalizzazione e poi la conclusione sono tutte cose che i tifosi giallorossi avevano imparato a conoscere proprio durante il biennio targato Auteri.
Il Catanzaro di oggi si vede e non si vede, Carlini gioca a tutto campo e fa il possibile per dare una mano d’aiuto in difesa come in attacco. Fazio cerca di serrare i ranghi di una difesa costantemente sotto pressione. Di Massimo in giornata negativa sbaglia diversi appoggi. Contessa fa il Casper della situazione e Celiento affonda che è una bellezza.
C’erano una volta i mediani… oggi si chiamano mezzani, alcuni sono leggiadri e inoltre svolgono compiti di sacrificio come i mezzadri. Mentre cerchiamo una rima per Verna scopriamo che l’ex De Risio ha pochi rivali in questa categoria. E c’era qualcuno che non lo rimpiangeva affatto, misteri della fede.
Ma il Catanzaro non ha tempo di piangere sul latte versato ché già dell’altro latte è in terra. Ben memori di come Fischnaller e Kanoutè amassero scambiarsi di posizione per non dare punti di riferimento, D’Ursi e Citro ripetono la mossa agevolando le sovrapposizioni di Ciofani e D’Orazio.
Il Bari preme su tutti i fronti a gran velocità mentre il Catanzaro tenta qualche rabberciata azione di rimessa che finisce in un nulla di fatto prima ancora che il fatto si compi. Ma com’è? Avranno sbagliato la misura dei tacchetti, avranno usato dei calzini astringenti… o forse hanno bevuto della camomilla.
Al duplice fischio ciò che appare chiaro è che la ripresa sarà una battaglia. E se le armi sono impari, almeno che le strategie siano equipollenti. Discorso che non fa una grinza, ma i fatti diranno ben altro.
SECONDO TEMPO
La ripresa inizia con il cervellotico cambio di Di Massimo con Garufo. Il Catanzaro si dispone con il 3-4-2-1 visto in coppa contro il Chievo e forse Calabro pensa di ribaltare le sorti dell’incontro sfruttando la verve di Casoli sulla trequarti.
Ma più che la mossa dello scacco al re si rivela il più infausto degli harakiri. Casoli aveva tenuto testa a D’Orazio, Garufo invece non ce la fa e i giallorossi consegnano anche la fascia destra agli uomini di Auteri che accelerano le giocate.
I primi dieci minuti sono devastanti per intensità e fattura delle giocate. Citro salta Contessa con la stessa abilità di un furetto e da dentro l’area pennella per Antenucci che impegna Branduani. Palla tolta dal set e calcio d’angolo.
Maita cerca ripetutamente il gol dell’ex e dai venticinque metri tira una bordata che si stampa sulla traversa dopo una deviazione fortuita.
Come suol dirsi il gol è maturo… e il gol arriva. Antenucci entra in area dalla sinistra e tiene a distanza Riccardi che nemmeno azzarda il contrasto diretto. L’esperto attaccante prova il tiro a giro a una velocità pazzesca. Una perla di rara bellezza su cui Branduani non può che imprecare.
Il Catanzaro accusa tremendamente il colpo e sa che adesso sarà davvero dura risalire la china, ma invece di alzare la testa Contessa decide di abbassarla. Prima si fa soffiare palla da Ciofani e poi lo ferma tenendolo per la maglia. Giallo uno di due.
Al 65esimo Maita ci riprova dalla distanza perché ormai è un fatto personale e se ne accorge anche il radiocronista che alla fine sbotta “le orecchiette gli hanno dato alla testa”.
Il momento di stallo esige che si proceda con i cambi. Auteri ha già messo dentro Montalto e Semenzato, Calabro sta per far entrare Evacuo e si vede anche Corapi, diremmo quasi all’esordio vista la lunghissima assenza.
Trascorrono solo cinque minuti e si registrano prima una conclusione di Montalto e poi una di Antenucci. Ma il Catanzaro quando gioca? Forse serve un altro cambio. Eccolo servito, esce Riccardi entra Curiale.
Altra occasione per Antenucci che salta Garufo, salta Branduani e poi si allunga il pallone che termina sul fondo. Allora Calabro decide ancora un cambio, fuori Carlini dentro Baldassin.
Ma Contessa quando esce? Eh ma Calabro ha finito i cambi… bene allora Contessa decide di far tutto da solo, protesta per una decisione arbitrale dell’ineffabile Zufferli e scaglia il pallone con rabbia. Giallo due di due.
Nei minuti di recupero Corapi crossa morbido in area, Casoli rimette al centro per Curiale che colpisce Sabbione anziché la palla. Poi c’è ancora un’occasione per i giallorossi con una punizione da venticinque metri. Nella mischia si nota la maglietta fosforescente di Branduani che sembra il galleggiante di una lenza cui nessun pesce abboccherà all’amo.
Finisce cosi, con un brivido lungo la schiena fradicia dei cento millilitri di acqua che bagnano la partita degli amarcord con l’ennesima magra figura. Che ne dice Foresti, ne mandiamo qualcuno in ritiro? E magari pure qualcuno a farsi benedire… a Lourdes s’intende.
CONSIDERAZIONI
Non è mai bello dare colpe individuali e forse è anche troppo comodo prendersela solo con il mister. Fatto sta che oggi il Catanzaro doveva giocare una partita e invece si è calato le braghe.
L’atteggiamento visto in campo non è consono di una squadra che gioca a viso aperto e non è nemmeno giustificabile per lo spessore dell’avversario. La differenza fra le due squadre sta nell’intensità e nella determinazione vista in campo.
Gli errori dovuti alla troppa fretta, gli appoggi sbagliati di misura, ultimi sulle seconde palle, mai in anticipo, addirittura senza chiudere alcuni raddoppi di marcatura, sono situazioni che rientrano nell’economia di una partita storta e che però alla lunga determinano il risultato in campo.
Verna non riesce a fare lo stesso lavoro di De Risio, Risolo non ha la visione di gioco di Maita, Contessa non ha il passo di Ciofani, Di Massimo non è Marras, Riccardi pur avendo due C nel cognome non ha la C di Celiento.
Piaccia o meno, la bilancia dei valori in campo pendeva tutta dalla parte dei padroni di casa. Ma nel calcio esiste una coralità di gioco che può risultare vincente anche quando si perde il confronto con i singoli. Ed è anche sotto questo aspetto che il Catanzaro è mancato.
Il baricentro troppo basso e la poca aggressività hanno reso la vita facile a Maita e De Risio. Pur essendo onnipresente il buon Carlini ha predicato nel deserto delle idee di Calabro che oggi avrebbe voluto una squadra più veloce, ma che invece ha frenato due volte! prima facendo girare Verna davanti la difesa e poi spostando Casoli sulla trequarti.
Il primo cambio deciso dal mister è quanto di più fantasioso ci si poteva aspettare. Di Massimo è stato sostituito perché inoperoso, eppure era l’unico che avrebbe potuto tagliare la difesa avversaria ma non è mai stato imbeccato dai compagni perché l’assetto di gioco era troppo rinunciatario, troppo schiacciato.
Garufo messo a destra al posto di Casoli e quest’ultimo spostato sulla trequarti insieme a Carlini. Ma Carlini non ci ha mai giocato sulla trequarti oggi e ovviamente Casoli è sparito dal gioco. Dal minuto 46 al minuto 76.
Al 76esimo è entrato Curiale al posto di Riccardi, quindi Garufo è stato messo come terzo in difesa e Casoli è tornato sulla corsia destra. E finalmente si è rivisto Casoli partecipare alla manovra. La mezz’ora di gioco più importante della gara è stata regalata al Bari. Vabbeh è natale…
L’ingresso di Corapi ha alzato l’asticella ma i giochi erano ormai fatti e la pioggia aveva appesantito il terreno di gioco. Si è visto anche un atteggiamento generale di sfiducia nei propri mezzi con qualche pallone buttato in avanti un po’ a caso e alla disperata ricerca del varco giusto.
Forte con i deboli, debole con i forti. Il Catanzaro di quest’anno è questo. Una squadra di esperienza che perde malamente il confronto con le dirette concorrenti.
Le squadre allenate da Auteri non sono imbattibili e in passato abbiamo imparato a conoscerne meriti e limiti, ma oggi è stato fin troppo evidente che l’approccio voluto da Calabro si doveva basare più sulla capacità di ripartire in campo aperto che non sulla pressione.
Ed è stato proprio questo l’errore, anziché cercare di soffocare le giocate si sono concessi metri di gioco che sono diventati incolmabili. Le squadre di Auteri vanno pressate prendendosi qualche rischio, ma è proprio chiudendo gli spazi a centrocampo che possono nascere dei break veramente pericolosi.
Invece Calabro ha optato per aspettare l’avversario pensando di imbrigliarlo e tenerlo fuori dall’area di rigore. Così facendo i due attaccanti sono stati risucchiati come pietruzze in un buco nero e in più le corsie laterali sono state messe in scacco dagli avvicendamenti degli esterni di centrocampo con quelli d’attacco.
Per lunghi tratti della partita è apparso imbarazzante vedere le due linee di difesa giallorosse costantemente bucate per non parlare della linea d’attacco completamente isolata e tagliata fuori dal gioco.
Il Bari ha fatto quello che ha voluto. È entrato in area, ha provato la conclusione da fuori, ha tirato in porta più volte di quante Di Piazza abbia toccato un pallone.
E quando ha visto che i suoi erano stanchi Auteri ha messo dentro Bianco passando al 3-5-2 per la prima volta in carriera. Giusto perché sta partita lui voleva vincerla molto più di quanto abbia voluto lasciare Catanzaro.
Ma Calabro di quale percorso di crescita parla? Ma con tanti allenatori in giro proprio lui dovevano prendere? Andate a vedere le partite del Catanzaro di quest’anno e guardate, il più delle volte, quanti tiri facciamo in porta e sopratutto a quale minuto riusciamo a fare il primo tiro. Non si vede mai un uno-due, nessuno che crea superiorità numerica saltando l’uomo, assenza totale sulle fasce, mai una sovrapposuzione. Al contrario, si vede Branduani (solo quando dobbiamo fare la partita) che tenta di rinviare alla meno peggio per sorprendere gli avversari, ma i nostri attaccanti non la prendono mai. Se poi la partita non la dobbiamo fare, Branduani, palla a terra, ci mette secoli a toccare per il compagno. Quando siamo in fase di possesso a centrocampo, si tende automaticamente ad appoggiare indietro, quasi mai si verticalizza palla al piede o passando la palla al compagno. Di sicuro Calabro non è un allenatore che predilige lo spettacolo. Ma di quale percorso di crescita parla? Questo, purtroppo, sarà un altro anno di sofferenza per noi tifosi. È questa la verità. Un Catanzaro così, con la Turris in casa, potrà rosicare una vittoria di culo. Ma per come stanno le cose, la vedo dura.
È vero il Bari è più forte di noi quindi perdere 1 a 0 ci può anche stare. Anche la Ternana è più forte (molto) della Vibonese che infatti ha perso, ma andatevi a rivedere la gara di Vibo e poi facciamo qualche considerazione sul gioco del calcio in serie C.
La vibonese per limitare il gap tecnico ha corso più della Ternana ed è riuscire a fare due goal, perdendo allo scadere. tu in due partite contro ternana e vibonese hai fatto 1 goal (rigore)
Ci vuole grinta quando l’avversario è ostico e non ti riescono gli schemi, sempre se questa specie di allenatore prepari degli schemi in settimana…
… disamina perfetta , si puo perdere ma no cosi .. il cambio di di massimo cn l imbarazzante garufo è la dimostrazione che il mister ci mette del suo … vedere giocare contessa e soprattutto verna è imbarazzante …. ma qual è il vero volto del catanzaro, finora nessuno l ha capito ….
Concordo in pieno con l’analisi di Davide Greco e con i commenti di corner stefchenko e cicciobello. Giocare per perdere è meglio non presentarsi.
Eppure Verona e Genova avevano insegnato che a viso aperto ce la possiamo giocare anche con avversari ipoteticamente superiori, si può anche perdere (Genoa) e uscire a testa altissima.
Io faccio fatica a ricordare in C, un Catanzaro timoroso che va a giocare per lo zero a zero.
Siamo passati da un allenatore che convinceva i brocchi che erano dei fenomeni, ad un altro che convince il gruppo che a Bari si può andare solo a fare catenaccio.
Scusate è prettamente inutile discutere sull’allenatore e sugli acquisti in quanto quando senti da un membro della società (Signor Cerri) che ci possiamo anche accontentare del quinto o sesto posto questo dimostra che la società non ha alcuna intenzione di fare il salto di categoria,altrimenti dopo questi risultati deludenti ed il non gioco incultato dal signor Calabro un’altra società avrebbe già rimosso la mela marcia(allenatore).Anche quest’anno sarà per i colori più belli un anno di agonia.