Pochi giorni fa abbiamo lamentato l’eventualità che lo Stato, in Calabria, mostrasse la sua presenza mantenendone però le anomalie di fondo. Purtroppo è ciò che sta accadendo: il Consiglio dei Ministri non si terrà a Catanzaro e il “superprefetto” non avrà sede a Catanzaro così come ha specificato ieri il sottosegretario Nitto Palma il quale, con un pizzico di coda di paglia, ha tenuto ad evidenziare che però il “coordinamento amministrativo delle prefetture resta a Catanzaro”.
Ancora una volta dunque – e ciò succede solo in Calabria – si sorvola sulle più elementari regole di rispetto istituzionale maltrattando il capoluogo, a cui si sottraggono ruoli, funzioni, competenze e visibilità, umiliandone lo status politico-direttivo quando addirittura non si arriva ad ignorarne l’esistenza geografica.
Cosa significa allora, e concretamente, “presenza dello Stato in Calabria”?
Si tratta di qualche carabiniere e magistrato in più? Certamente sì. Ma non basta. La stessa seduta del Governo prevista sul territorio calabro può essere un buon segnale, purché non si declami il paradigma della legalità, così confortevole in questi momenti, salvo poi continuare a fare i soliti gargarismi mentre le anomalie di fondo, in Calabria, restano tali e quali, imbrigliati nel birignao della politica politicante.
Al di là della imponente lotta alla ‘ndrangheta, lo Stato in Calabria deve ripartire da una politica che alimenti il concetto di “ordine” a tutti i livelli, dal rispetto per le più elementari regole quotidiane fino ad arrivare a quello ambientale, passando da quello istituzionale. Catanzaro non può essere sistematicamente esclusa da questo “ordine”. Il suo ruolo direttivo nel contesto regionale non può essere ulteriormente vessato oltre che dai campanili locali anche dalle disattenzioni dello Stato.
Carlo V, l’imperatore che ha un nesso con la storia della nostra città, usava dire che “la ragione di stato non deve opporsi allo stato della ragione”. Ecco, nel nostro caso è auspicabile che i poteri romani usino la ragione per comprendere le inefficienze e gli sperperi causati in Calabria dall’inutile duopolio tra Catanzaro e Reggio, che si manifesta con la colpevole complicità di Roma ogni qualvolta questa esaudisca i rivendicazionismi reggini in merito a prerogative spettanti al capoluogo. E’ successo di recente con la Direzione Regionale del Lavoro e con quella delle Dogane. Ed è successo in passato con l’assegnazione del Consiglio Regionale. Ma succede continuamente con innumerevoli antipatiche ed anacronistiche questioni accresciute nel campanilistico terreno di coltura in riva allo Stretto e, ahinoi, assecondate da Roma. Se Catanzaro è il capoluogo di regione, sia lo Stato per primo a rispettare e farne rispettare la dignità e lo status! Dia l’esempio, in ogni modo. Dal superprefetto alla seduta del consiglio. Ma soprattutto unendo le sedi istituzionali, con ciò sanando un peccato originale. Viceversa, mantenendo l’anomalia istituzionale, nei calabresi persisterà subdolo un messaggio di disordine che continuerà a riflettersi nel vivere quotidiano. E che fomenterà guerre tra poveri, come i manzoniani capponi legati e tenuti a testa in giù che s’ingegnavano a beccarsi l’uno con l’altro, come accade tra compagni di sventura. Scendendo dal Manzoni a più prosaica metafora, chissà se la nostra deputazione avrà la memoria dell’elefante o continuerà ad abbaiare alla luna!
Fabio Lagonia – Presidente Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”