Undici come Massimo Palanca Undici partite fra le mura amiche e undici vittorie, quarantuno goal segnati e diciassette subiti. Soprattutto primi in classifica con quarantaquattro punti (quarantasette senza l’omaggio di qualcuno).
Il Catanzaro, per questi numeri che ha, non dovrebbe essere assolutamente discusso. Qualsiasi problema (e li conosciamo tutti i problemi) dovrebbe essere risolto con l’aiuto di tutti. Eppure oggi, e non mi riferisco solo alla disputa creatasi fra Fc Catanzaro, tifosi e alcuni organi di stampa, anche fra alcuni sostenitori (pochi ma d’élite) “eccellenti” il primo pensiero va a questioni che nulla hanno a che vedere col campo di gioco. Dimenticando che negli anni bui della B e in quelli dove imperversavano presidenti amici o Dg amici e dove le scoppole erano diventate vangelo, l’imperativo era solo sostenere la squadra…ultima in classifica e retrocessa ad agosto.
Signori, usciamo da questa categoria e poi se ne parla. Questa squadra, continuando così e remando tutti verso la stessa direzione, forse potrebbe regalarci ciò che nessuno (amici presidenti inclusi) è riuscita a regalarci in quindici anni di anonimato: la vittoria di un campionato di C2.
Chi aveva dei dubbi sul fatto che il girone di ritorno fosse un altro campionato oggi è stato accontentato. Il Manfredonia sceso al Ceravolo arrivava con dei numeri che in trasferta non dovevano spaventare assolutamente il Catanzaro. Una sola vittoria, quattro pareggi e quattro sconfitte e soprattutto solo tre goal fatti. Eppure oggi, per quello che ha fatto vedere, sicuramente meriterebbe molto di più rispetto ad altre compagini viste nelle precedenti partite.
Era la giornata di Massimo Capraro e le condizioni del tempo finalmente consentono ai ragazzi della curva di ricordare il grande ultras giallorosso. Dopo il minuto di raccoglimento per le vittime di Haiti, dopo una miriade di coriandoli giallo rossi accompagnati dallo sventolio di bandieroni e stendardi e dal coro “siamo la Massimo Capraro”, inizia la partita e gli Ultras con uno striscione rivolgono un pensiero anche a Mauro Marchano.
L’allenatore Bucaro (ex allievo di Zeman) del Manfredonia schiera la sua squadra con lo stesso modulo di Auteri, un 3-4-3 spregiudicato. Il rsultato è una bella partita, forse la più bella per emozioni vista in questa stagione al Nicola Ceravolo.
Il Catanzaro parte forte ma il Manfredonia risponde colpo su colpo, al punto che con Nossa sfiora subito il goal. Ma Longoni dopo dodici minuti sale in cattedra: largo sulla sinistra, inventa una delle sue giocate, per capirci alla Kakà, ubriaca la difesa avversaria e serve un pallone nel mezzo per Mosciaro che appoggia alle spalle di Marruocco. A proposito, bravo, ma come al solito indigesto ai più.
Il Manfredonia, malgrado il goal subito, non si scompone e ribatte colpo su colpo alle belle azioni degli uomini di Auteri. Il primo tempo si chiude meritatamente sull1-0 per i giallorossi, ma gli uomini di Bucaro possono recriminare per qualche azione svanita per poco.
La ripresa inizia con un Catanzaro voglioso di chiudere la contesa per evitare rischi. Al 52° l’azione decisiva parte ancora da Longoni, il quale smarca sulla sinistra Benincasa che s’inventa uomo assist e serve al centro ancora per il gol facile di Mosciaro. L’attaccante di Amantea arriva così a quota undici goal nella classifica cannonieri. La partita potrebbe essere chiusa, ma i pugliesi dimostrano quanto di buono fatto vedere nel primo tempo e, dopo aver sfiorato il goal, accorciano le distanze con Luppi che appoggia in rete un cross giunto dalla destra.
Auteri nel frattempo aveva sostituito Mosciaro e non per scelta tattica. Il calciatore non stava bene e aveva già chiesto il cambio fra primo e secondo tempo. Il Catanzaro perde in profondità, esordisce Orusz in un contesto non proprio ideale e il Manfredonia, pur senza creare più pericoli, si affaccia nella metà campo del Catanzaro che, a sua volta, sfiora il terzo goal. La partita termina dopo un lungo recupero e i calciatori possono festeggiare sotto la curva.
Adesso ci tocca la trasferta siciliana, il classico testa-coda da prendere con le molle, ricodando quanto accadde a Isola del Liri.
Di certo è necessario rinfoltire la rosa. Mosciaro è uscito per evitargli altri rischi visto che non stava bene, Bruno ha giocato con una caviglia gonfia, sacrificandosi per tutti i novanta minuti Siamo certi che il Dg Pitino sa già quali elementi servono ad Auteri e il cambio di Gimmelli, anche lui uscito malconcio, con Capicotto che non è un difensore, è l’emblema di una rosa troppo ristretta.
Siamo di nuovo la capolista e ancora tante altre battaglie ci aspettano. Non facciamoci del male. Per una volta soltanto pensiamo solo al CATANZARO, pensiamo ai novanta minuti di oggi. E senza voler trascurare gli altri, facciamo come Ciccio Corapi, catanzarese doc, che oggi ha dato l’anima non per Aiello, per Pitino o per Auteri, ma per CATANZARO, per il CATANZARO.
SF