Prosegue su DB Radio il ciclo di interviste esclusive ai protagonisti della storia giallorossa. Dopo Massimo Palanca, oggi è stato il turno di Enrico Nicolini, ospite telefonico all’interno della trasmissione DB Sport XXL. Con lui abbiamo parlato della sua esperienza da allenatore, della crisi della sua Sampdoria e del passato del Catanzaro.
Riguardo la sua esperienza da secondo con Mandorlini: “In un ruolo come il mio, bisogna sempre essere aggiornati, bisogna avere la piena conoscenza di tutte le categorie dalla Serie A alla Serie C. Anche osservando il Campionato Primavera si può imparare tanto. Con le nuove regole si vuole dare maggior spazio allo spettacolo e ad un calcio più votato all’attacco. Il calcio offensivo però non sta passando un buon momento visto che, due dei pionieri di questo modo di gioco, sono stati esonerati, come Giampaolo e Di Francesco. Il calcio è bello se le squadre in campo segnano tanti gol e danno spettacolo. Però c’è bisogno di equilibri tattici e soprattutto di risultati che, purtroppo per i due allenatori, non ha premiato la loro filosofia di calcio”.
Parlando invece la situazione della sua amata Sampdoria: “Di Francesco nella sua esperienza alla Samp non è stato accontentato riguardo alcuni tipi di giocatori che aveva chiesto. Non si può partire con un idea di gioco e poi non avere gli uomini adatti a quel tipo di calcio. La situazione gli è sfuggita di mano e la squadra dava la sensazione in campo di non avere alcun feeling con il mister. Dopo tre anni con Giampaolo, abituati ad un certo tipo di lavoro, i giocatori non hanno avuto la forza di cambiare rispetto al passato. Forse anche le tensioni societarie intorno la proprietà non hanno fatto bene al lavoro del coach e della squadra. Oltre la vittoria in casa contro il Torino nella quale la Doria non è comunque riuscita a convincere, c’è stato poco. Ero presente nella partita contro l’Hellas Verona e, a dir la verità, la squadra blu cerchiata ha giocato una prestazione imbarazzante”.
Alla domanda sul suo vecchio amico ai tempi della Serie A, Claudio Ranieri neo allenatore della Sampdoria: “E’ subentrato per la seconda volta a Di Francesco nel giro di pochi mesi, un ragazzotto che conosco da circa 40 anni. Con Ranieri ci siamo conosciuti nel 1976, quando lui era già capitano del Catanzaro mentre io ero appena 21enne, ero da poco arrivato in Calabria. Un giocatore molto silenzioso ma con grandissimo carisma che, già a quel tempo, mostrava la stoffa per diventare un grande allenatore. Nel corso della sua carriera ha allenato molte squadre nell’elité europea ed ha coronato la sua carriera non sempre fortunata con la vittoria della Premier League con il Leicester. Sono sicuro potrà fare molto bene visto che ancora le giornate a disposizione sono tante e la situazione di classifica della Sampdoria non positiva si potrà sicuramente recuperare. L’allenatore quando è fuori freme per rientrare. Dopo un periodo di vacanza, ritorna la voglia di rimettersi in gioco e penso sia questa la molla che ha spinto Claudio a tornare su una panchina importante. Inoltre la Sampdoria ha una squadra forte, esperta che ha tanti giocatori forti e che non merita di stare dove si trova ora. Inoltre penso gli abbiano promesso degli interventi nel mercato di gennaio per rinforzare una rosa. La Samp ha sicuramente una squadra di valore differente rispetto a quel Fulham“.
Famoso per il suo rifiuto nel seguire Mandorlini sulla panchina del Genoa, lui blucerchiato dalla nascita torna su quell’episodio: “La bandiere esistono, ma quando si è professionisti, la fede conta solo se si è davvero tifosi di una squadra. Sono sempre stato tifoso della Sampdoria, sono cresciuto in curva sud. Quando mi era stato proposto di andare al Genoa non me la sono sentita. Avrei mentito a me stesso, ai sampdoriani ed ai tifosi del genoani stessi. Io ho fatto una scelta per me ovvia, mentre con il tempo ho visto che questo rifiuto ha fatto molto clamore. Non me la sono sentita ma non critico chi passa dalla parte dei rivali senza batter ciglio ci si comporta da professionisti”.
In merito alle differenze del calcio di una volta e sul possibile rilancio del Catanzaro, ecco cosa ha risposto: “Il calcio è cambiato rispetto a quello di una volta, anche nelle categorie inferiori. Nella Serie A riesci a ricavare il giusto compenso da sponsor e dal giro di soldi dietro ai grandi campionati che ti permette di sopravvivere. Nelle serie minori è certamente più complicato per ricavi minori e costi forse troppo elevati. Fossi il Catanzaro ripartirei da un settore giovanile molto attento ai migliori talenti. Bisognerebbe acquistarli da giovanissimi e facendoli crescere con la società. Cercherei poi di valorizzarli fino a farli esordire in prima squadra. Poi si devono sfruttare nella propria squadra o si devono vendere e con i ricavi per rinforzare la rosa”.
Sul suo passato in giallorosso e sull’attualità delle Aquile: “Quest’estate ero qui in vacanza ed avendo molti amici nella zona, l’ho vissuta molto la situazione del Catanzaro. Per me, insieme ad Ascoli è una seconda casa. Ai giallorossi sta mancando solo la prestazione fuori casa. Troppi punti persi in trasferta, anche se non sempre meritando la sconfitta. Alle aquile non bisogna mettere pressioni perché i campionati si vincono a maggio e siamo ancora all’inizio. La squadra c’è, l’ambiente si accende facilmente. Ho saputo ciò che è successo a Reggio. Mi dispiace perchè ricordo cosa abbiamo dato al Catanzaro che rappresentava tutta la Calabria quando eravamo in Serie A. Spero si ritorni ai fasti di un tempo. Ricordo quando giocavamo al Nord che tutti i calabresi riempivano i settori ospiti dove andavamo a giocare. Purtroppo il Catanzaro è un po’ decaduto ma la storia scritta dai noi non va dimenticata. Un saluto a tutti i tifosi del Catanzaro e sempre forza giallorossi!!!”.
Nicolini uno di noi. Ricordo il tuo fantastico gol in Taranto-CZ 0-1 nella stagione 1987-1988, quella in ci è stata rubata la serie A per intenderci, eri un vero leader in campo