Avrebbero presentato al Comune documenti corredati di false ricevute di conti correnti postali destinati al pagamento di oneri concessori od oblazioni per il rilascio di titoli abitativi in sanatoria. Così avrebbero indotto in errore i funzionari del Comune, i quali hanno rilasciato la certificazione di sanatoria edilizia senza che, in realtà, fosse stato pagato quanto dovuto.
Con le accuse a vario titolo di falso materiale, falso ideologico e truffa, nella maggior parte dei casi aggravati dall’accusa di aver commesso i presunti reati su atti dotati di fede pubblica privilegiata, il gup Antonio Giglio ha rinviato ieri a giudizio 23 processo. Si tratta di: Stefania Barberio, 35 anni, di Catanzaro; Ramona Angela Cosentino, 24, Catanzaro; Angelo Cosentino, 49, Catanzaro; Antonella Concolino, 53, Catanzaro; Saveria Scalzo, 37, Catanzaro; Paolo Carlis, 42, Catanzaro; Angelo Cacia, 51, Catanzaro; Pietro Cirene, 70, Catanzaro; Patrizia Cirene, 44, di Casarile (Mi), residente a Catanzaro; Sergio Barberio, 46, Catanzaro; Maurio Barberio, 46, Catanzaro; Francesco Minicelli, 39, Catanzaro; Vanessa Aprile, 40, Catanzaro; Giuseppe Ciambrone, 39, Catanzaro; Immacolata Dolce, 53, Catanzaro; Carlo Putrone, 62, Catanzaro; Annamaria Puccio, 55, Catanzaro; Massimo Froio, 50, Catanzaro; Michele Critelli, 29, Catanzaro; Pamela Critelli, 28, Catanzaro; Antonio Gualtieri, 36, Catanzaro; Elena Leone, 27, Catanzaro; Rita Maletta, 42, Catanzaro. Il processo davanti al Tribunale a carico dei 23 imputati comincerà il prossimo 3 marzo.
In buona sostanza, i ventitrè finiti sott’accusa – tutti beneficiari di sanatoria edilizia – avrebbero presentato agli uffici comunali dell’Urbanistica documenti corredati di false ricevute di conti correnti postali destinati al pagamento di oneri concessori od oblazioni per il rilascio di titoli abitativi in sanatoria, inducendo così in errore i funzionari del Comune i quali rilasciavano la certificazione senza che, in realtà, fosse stato pagato quanto dovuto. Il Comune, è bene precisarlo, in questa vicenda risulta parte lesa: il danno per le casse municipali ammonterebbe a centinaia di migliaia di euro di mancati introiti. Tant’è che Palazzo De Nobili si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Nicola Cantafora, assistito dall’avvocato Ermenegildo Massimo Scuteri. I fatti contestati sarebbero avvenuti in un lasso di tempo fra il 2004 e il 2007. Buona parte del materiale “incriminato”, esattamente 35 pratiche di sanatoria, è stato posto sotto sequestro dalle Fiamme Gialle. Le somme che secondo l’accusa sono state falsamente versate vanno dai 610 euro di un caso ai 26 mila 906 di quello più eclatante.
Il sistema, secondo la Procura della Repubblica, sarebbe stato piuttosto facile: qualcuno – ma gli oggetti non sono mai stato trovati nel corso delle indagini – avrebbe avuto la disponibilità di timbri postali che sarebbero stati utilizzati per vidimare conti correnti mai realmente pagati. I falsi versamenti avrebbero riportato i timbri di almeno sei diversi uffici postali della città, dalla zona nord a Santa Maria.
Le indagini sono scattate in seguito ad alcune denunce. Gli accertamenti, iniziati a fine 2006, hanno seguito più filoni: l’indagine, da subito affidata alla sezione di Pg della Guardia di Finanza, è stata suddivisa in vari fascicoli, in base all’identità della vittima della presunta truffa. E così in Procura esistono fascicoli intestati al Comune, all’Agenzia delle Entrate, all’Inps e a soggetti privati erogatori di servizi. Quella relativa alle sanatorie edilizie è la seconda tranche conclusa. La pubblica accusa è stata rappresentata ieri in udienza dal sostituto procuratore Alessia Miele.
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Giuseppe Lo Re