“Da politico senza governo e capace non solo di opposizione ma di opporsi alle ingiustizie ovunque si manifestino, altro non potevo aspettarmi, quando mi sono avvicinato ai lavoratori di Phonemedia, che essi venissero al Comune e lì facessero sentire la voce dell’indignazione, della protesta e del dolore per le condizioni in cui sono costretti da circa una anno.
E il Comune, per volontà di tutti, sta facendo la sua parte, offrendo quanto finora è nelle sue possibilità. Tuttavia, i tempi si allungano nel dramma di duemila persone e poche rassicuranti notizie arrivano sul destino dell’azienda e su quello dei lavoratori.
Il Natale , ormai arrivato, contribuisce a colorare di tristezza tutta la vicenda tanto assurda quanto incomprensibile e chiara nello stesso tempo. Noi non possiamo restare dove eravamo.
Noi Comune, intendo. Ogni passo “fermato” in attesa degli eventi, specialmente dopo la dichiarazione pubblica resa da una dirigente dell’Assessorato al Lavoro della Regione, segna cento passi indietro nella battaglia.
I lavoratori intanto perdono forza contrattuale e, per l’immane stanchezza di queste settimane, anche forza fisica. Sempre di più si allarga la sensazione che tra Governo, che non ha denari, Regione, che si porta alle elezioni, imprenditori, che fanno finta di non vedere quando devono metterci soldi propri; la vertenza, politica prima che sindacale, partorirà il solito topolino. Emaciato, fragile e senza meta.
Insomma, un mostriciattolo economico di piccole dimensioni. E’ evidente che i calabresi non potranno tollerare che ancora una volta un fiume grande di denaro pubblico si perda nel mare magnum dello spreco e della “criminale” irragionevolezza. E faranno, questa volta, assai rumore nel pretendere che tutte le istituzioni competenti, politiche e non, accertino responsabilità di ogni tipo. Anch’io lo spero ardentemente e a quella voce continuerò a offrire la mia.
Ma, oggi dobbiamo difendere il lavoro prima ancora che l’azienda.
Nel senso che nessun posto vada perduto e che tra Governo, Regione, e noi e la Provincia se fosse giuridicamente possibile, si avvii un piano complessivo interamente finanziato, in cui, dentro o fuori quella brutta fabbrica del nulla, duemila persone abbiano garantito un lavoro.
Il lavoro stabile e di dignitosa qualità.
Il Prefetto di Catanzaro, incontrando i lavoratori, ha individuato una buona strada. E’ quella che da mesi noi indichiamo e sollecitiamo. Si riunisca al più presto, “ora e subito”, un tavolo di lavoro attorno a cui Regione, Comune, Provincia, imprenditori, forze sindacali, e Governo stesso, si obblighino a trovare la più giusta soluzione dentro le necessità e gli obbiettivi lungamente avvertiti”.