La capolista torna da Brindisi a mani vuote. Non è che la gara sia stata bella da vedere, anzi… e se fosse finita con un pari nessuno avrebbe gridato allo scandalo. Ma il gol di Da Silva ha ingigantito l’inspiegabile comportamento di un Catanzaro che dalla cintola in giù ha ben figurato e in Di Maio ha trovato un elemento praticamente insuperabile. Dalla cintola in su, invece, ha sofferto la presenza di molti solisti incoscienti che a Brindisi hanno smarrito totalmente il concetto di cosa sia il dialogo con il compagno di reparto, per avventurarsi in monologhi stucchevoli e, purtroppo per i giallorossi, infruttuosi.
I “titoli nobiliari” e non… si devono meritare sul campo e si spera che l’apatica prestazione in terra pugliese rimanga un episodio isolato e un monito per il futuro. Di certo Auteri in settimana saprà catechizzare adeguatamente i suoi uomini in merito ad un comportamento che per qualcuno in particolare si è rivelato irritante. Fosse finito con un pari, chi scrive avrebbe commentato nello stesso modo.
Un primo tempo che vede i giallorossi dominare dal punto di vista del possesso palla e per lunghi tratti chiudere nella propria metà campo i padroni di casa. Quanto sopra, sottolineato dai fischi del pubblico di casa che mal digerisce la superiorità tecnica delle Aquile. Ma tutto ciò rimane elemento sterile, per un reparto avanzato che è l’ombra di se stesso. Al dialogo ed al fraseggio si preferisce il tiro dalla distanza e lo si fa con una sufficienza che è inspiegabile per gente che sette giorni prima aveva fatto vedere altro. Come campanello d’allarme arriva prima l’ottimo salvataggio in uscita di Vono su Fiore (che costerà al portiere giallorosso l’infortunio e la sostituzione) e, proprio un attimo prima della fine della prima frazione di gara, il gol annullato a Da Silva per fuorigioco. Nella ripresa i padroni di casa mettono in campo maggiore agonismo, mentre i giallorossi si perdono in se stessi commettendo errori banali e sbagliando passaggi semplici. Unico lampo un tiro dalla distanza di Mosciaro che, indirizzato proprio all’incrocio dei pali, viene deviato in angolo da Petrocco. Tutto sembra procedere per il risultato ad occhiali, quando Da Silva raccoglie un traversone di Pasqualini e dopo una prima disperata respinta di Mancinelli, deposita in rete di testa. Il “Fanuzzi” festeggia la vittoria sulla capolista con un boato degno della conquista di una promozione.
“Ci può stare”, si dice così, non è vero? Andare a Brindisi, in un campo oggettivamente difficile e contro una squadra imbottita di ex, nasconde sempre le sue insidie. Non si sa mai come bilanciare meriti dei vincitori e demeriti degli sconfitti, ma il passaggio a vuoto dovrà servire da lezione per migliorarsi e non reiterare gli stessi comportamenti. Così come si vince in undici, allo stesso modo si perde in undici, ma certamente le aggravanti in più per il reparto avanzato ci sono tutte.
Al “Fanuzzi” in tribuna presente anche una vecchia conoscenza giallorossa: mister Dellisanti. Proprio lui, sette anni addietro al “Fanuzzi”, aveva raccolto una sconfitta per 3-1 con gol della bandiera siglato dall’allora giallorosso Moscelli. Tra i marcatori, per il Brindisi, colui il quale dopo un anno sarebbe diventato simbolo di un riscatto, ahinoi durato giusto il tempo di cui si veste ogni illusione: Giorgio Corona. Con quell’anno, per fortuna dell’attuale Catanzaro, nessuna attinenza. Si è sempre primi anche se la Juve Stabia (già sconfitta dai giallorossi) si porta a meno tre (sei).
La prossima gara vedrà recarsi al Ceravolo l’ostico Melfi. Il piazzamento a centro classifica dei gialloverdi non deve ingannare più di tanto e gli uomini di Auteri dovranno scendere in campo tonici, determinati e immuni dai “passaggi a vuoto” – in tutti i sensi – palesati in terra pugliese. Solo il Catanzaro può far male a se stesso, la marcia verso la prima divisione ha avuto un piccolo contrattempo ma deve riprendere con la cadenza della vittoria, perché le Aquile hanno tutte le qualità per spiccare nuovamente il volo.
Giuseppe Mangialavori