“Sono un povero diavolo, vivo alla giornata, penso all’oggi, il domani non m’interessa. Io sono in Provincia, io sono lontano mille chilometri dai grandi centri. Io sono quello che sono e gli anni passano. Ma ho una moglie e un figlio che mi fanno sentire importante. E la sera quando me ne vado a casa, Catanzaro diventa Parigi, Roma, New York. Sarò un po’ matto ma è così”.
Comincia così “Il mio calcio”, il libro partorito dalla penna di Alberto Pistilli e dai racconti che gli ha affidato Massimo Palanca. Il volume, edito da To Be Group, è stato presentato oggi pomeriggio a Roma nella sede della Delegazione della Regione Calabria, affollata da un pubblico variegato. Tutti in fila per rendere omaggio al Re, scattare una foto-ricordo, ricevere una dedica personalizzata. Istituzioni, ex compagni di squadra, giornalisti, vecchi amici ma soprattutto una folta rappresentanza di quella colonia giallorossa di emigrati che, negli anni ’70 e ’80, fece di Palanca un simbolo di riscatto sociale per la città di Catanzaro e per una regione intera.
Lo ha ricordato nel suo intervento il moderatore della serata, Gennaro Maria Amoruso, direttore della rivista Calabria Mondo, organizzatrice dell’incontro insieme all’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo. A presentare il libro, oltre all’autore e a un Palanca emozionatissimo, il Governatore della Regione Calabria Agazio Loiero, l’allenatore della Roma Claudio Ranieri (ex compagno e amico fraterno di Palanca) e il giornalista/opinionista Italo Cucci. In platea tante vecchie glorie del Catanzaro, da Vichi a Banelli, da Pellizzaro a Silipo, fino a Scarfone, compagno di squadra di Palanca nell’anno del ritiro (1990).
Il Governatore Loiero ha svestito per una volta i panni più istituzionali per indossare quelli del tifoso. E ha estratto dal cassetto dei ricordi una serie di flash della carriera di O Rey, tra cui i gol dalla bandierina contro la Roma.
Gennaro Maria Amoruso, moderatore dell’incontro in rappresentanza dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo e della rivista Calabria Mondo che hanno organizzato la manifestazione, ha voluto ricordare la fierezza degli emigrati calabresi nello sfogliare i quotidiani sportivi il lunedì davanti alle fabbriche del Nord. Il Catanzaro come mezzo per sentirsi «alla pari» con gli altri operai.
L’autore del libro, Alberto Pistilli, giornalista esperto di motociclismo e tifoso dell’Inter, ha parlato del suo incontro con Palanca e della titubanza del campione davanti all’idea di pubblicare un libro sulla sua storia. Poi, pian piano e con i consigli dei suoi amici, Palanca ha superato la timidezza, aprendo i rubinetti della sua vita. Dalla pazienza certosina di Pistilli e dai mille racconti di O Rey, sono nate alla fine le quasi 300 pagine dedicate a Palanca, tra aneddoti inediti, storie di calcio e tantissime foto.
Gennaro Maria Amoruso, moderatore dell’incontro in rappresentanza dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo e della rivista Calabria Mondo che hanno organizzato la manifestazione, ha voluto ricordare la fierezza degli emigrati calabresi nello sfogliare i quotidiani sportivi il lunedì davanti alle fabbriche del Nord. Il Catanzaro come mezzo per sentirsi «alla pari» con gli altri operai.
L’autore del libro, Alberto Pistilli, giornalista esperto di motociclismo e tifoso dell’Inter, ha parlato del suo incontro con Palanca e della titubanza del campione davanti all’idea di pubblicare un libro sulla sua storia. Poi, pian piano e con i consigli dei suoi amici, Palanca ha superato la timidezza, aprendo i rubinetti della sua vita. Dalla pazienza certosina di Pistilli e dai mille racconti di O Rey, sono nate alla fine le quasi 300 pagine dedicate a Palanca, tra aneddoti inediti, storie di calcio e tantissime foto.
Italo Cucci ha incentrato il suo intervento sulle differenze tra l’epoca di Palanca e il calcio moderno. Il giornalista ha toccato le corde dei sentimenti ricordando la famosa copertina dedicata al campione marchigiano dal Guerin Sportivo («la mitica Bibbia del calcio mondiale» di cui era Direttore), quella «maglia rossa col numerino e il piedino 37» come simboli «di un calcio che ha fatto nascere le favole e l’amore». In questo calcio di veline, Palanca e altri grandi campioni di provincia avrebbero faticato a trovare spazio su una stampa monopolizzata dal carisma di pochissime star.
Claudio Ranieri ha voluto raccontare il lato umano di Palanca e il suo rapporto di profonda amicizia con lui, «perché come calciatore lo conoscono tutti». Il tecnico della Roma, “disturbatore” di portieri quando Palanca calciava dalla bandierina, ha ricordato il legame che si è creato con gli altri compagni di squadra del Catanzaro anni ’70, tuttora vivo grazie anche all’amicizia tre le mogli. «Andiamo sempre d’accordo, ci vediamo quando è possibile, lo chiamo ancora “barbone”. Palanca è sempre lo stesso: pronto a stare con gli amici, umile, disponibile. Proprio come quando Di Marzio cercava di potenziarlo con il rullo. Con Palanca in squadra c’era sempre fiducia. La fiducia di poter cambiare il risultato della partita da un momento all’altro».
La chiusura della serata non poteva che essere del protagonista. Massimo Palanca, con la voce rotta dall’emozione, ha voluto ringraziare il Presidente Loiero «come amico», il direttore Cucci per avere scritto la presentazione del volume, Claudio Ranieri col quale ha duettato su una battuta di Cucci («Anche oggi che Palanca ha 82 anni…»). Ranieri ha preso in giro affettuosamente O Rey: «Mourinho me ne ha dati 70, ti è andata peggio», ma Palanca ha chiosato con insospettabile ironia: «Si, ma Cucci scherzava. Mourinho no!». Ha ringraziato Catanzaro per averlo adottato e si è detto orgoglioso di vedere, ogni volta che arriva in città, «i ragazzini che non mi hanno mai visto giocare, ma mi riconoscono, mi amano per i racconti che hanno sentito dai loro genitori e dai loro nonni». «Molti non sono qua, ma il merito – ha riconosciuto Palanca – è di tutti i miei compagni e di tutti i miei allenatori. Ricordo molto volentieri e con grande affetto Mazzone». Palanca ha poi ripercorso brevemente la sua carriera, fin dagli esordi. I sacrifici e gli insegnamenti dei suoi genitori (quinto di otto figli) sono serviti quando a 17 anni è andato via di casa e quando a 21 è sceso a Catanzaro. “Dovevo andare alla Reggina, ma retrocesse e mi ritrovai a Catanzaro: la prima cosa che feci fu andare a guardare la cartina geografica”. La lontananza da casa, la mancanza della fidanzata superata grazie all’affetto della gente di Catanzaro: «Mio figlio è nato a Catanzaro. Tutti i miei migliori amici sono calabresi». La chiusura è dedicata ai giovani, nella speranza che «leggano il libro e ci trovino quelle cose che possano favorirli nell’approccio alla professione». Poi l’abbraccio della folla, le foto, le dediche. Mentre un ragazzo sussurra «è tornato il nostro Re». E il Re saluta e riparte. Destinazione Catanzaro, of course.
Il 3 dicembre alle 17.30 all’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro si terrà la presentazione del libro “Il mio calcio”. Tutti i tifosi del Catanzaro sono invitati a partecipare. In quella sede sarà anche possibile acquistare il volume e Orey firmerà la sua personale dedica.
Le prenotazioni del libro possono essere effettuate anche rivolgendosi ai responsabili del Club Massimo Palanca del quartiere di Catanzaro Marina oppure inviando una mail a clubmassimopalanca@gmail.com con i dati anagrafici, residenza e la relativa richiesta di prenotazione.
Red
Le prenotazioni del libro possono essere effettuate anche rivolgendosi ai responsabili del Club Massimo Palanca del quartiere di Catanzaro Marina oppure inviando una mail a clubmassimopalanca@gmail.com con i dati anagrafici, residenza e la relativa richiesta di prenotazione.
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