Le polemiche sull’isola pedonale di Corso Mazzini, lasciano l’amaro in bocca a chi ama davvero questa città. I tentativi di fare tornare il corso ai fasti d’un tempo, quando era davvero il salotto buono della città, centro culturale e pulsante della vita quotidiana dei nostri avi, si scontrano con sterili quanto discutibili opposizioni. Basta guardare le vecchie foto d’epoca per rendersi conto di quant’era affascinante la Catanzaro di inizio ‘900. Le devastazioni urbanistiche compiute dagli anni ’40 agli anni ’70, hanno poi creato danni enormi, come la demolizione di pezzi importanti della nostra memoria storica, quali il vecchio Teatro Comunale, il vecchio Banco di Napoli, il Palazzo Serravalle ecc. Pur tuttavia, proprio il centro storico, nonostante tanti errori commessi, mantiene tuttora un fascino notevole, grazie anche all’opera di recupero avviata negli anni ’90 e che ha restituito, tra l’altro, la vecchia pavimentazione in basolato e soprattutto quello che rappresenta il vero fiore all’occhiello della città: il Complesso Monumentale del San Giovanni. Ma si potrebbe fare di più. Tra i rimpianti maggiori, il fascino proprio del vecchio corso Mazzini, con il suo antico teatro, l’originario Banco di Napoli e la “strettoia” di Palazzo Serravalle. La demolizione di quest’ultimo, avvenuta nel 1975, ha sì consentito di ampliare la carreggiata, ma ha lasciato un vuoto architettonico notevole, visto che al suo posto sono stati creati dei semplici giardini che, se è vero che rivestono una funzione sociale, è altresì evidente che mal si integrano in un centro storico come quello della nostra città. Ed allora, perché non pensare un’opera coraggiosa? Perché non ricostruire fedelmente palazzo Serravalle? Certo, si tratterebbe di un “falso storico”, che restituirebbe però alla città, al suo corso, quel fascino di intima quotidianità che aveva un tempo; metterebbe a tacere le polemiche non ancora sopite, a distanza di 35 anni sulla sua scellerata demolizione; farebbe felice, dall’aldilà, la carissima Emilia Zinzi, che coraggiosamente ma inutilmente si battè, quasi da sola, contro quella pazzia. In fondo, di esempi di falsi storici se ne trovano tanti, in tutto il mondo, ed anche in centri medioevali di Toscana, Umbria e Marche, ad esempio, con risultati apprezzabilissimi. Ma analoghi esempi li troviamo anche nella nostra stessa regione, come a Civita, sul Pollino, dove è stato fedelmente ricostruito uno dei simboli dell’omonimo Parco, il millenario “Ponte del Diavolo”, sulle gole del Raganello. Una scelta che si è rivelata azzeccatissima e che attira migliaia di visitatori, pur essendo, appunto, un falso storico. Ma ricostruendo palazzo Serravalle si otterrebbe inoltre lo scopo di creare nuovi ampi locali, da adibire magari a facoltà universitaria umanistica, ad esempio. Non si dovrebbe comunque derogare dal ricostruirlo tale e quale all’originale, almeno all’esterno, anche se con metodologie e materiali moderni e naturalmente antisismici. Una ipotesi fattibilissima e funzionale, se si considera altresì che la demolizione fu decisa per ampliare la carreggiata ed agevole così il traffico veicolare. Oggi, al contrario, si pensa di stringere la carreggiata stessa con l’utilizzo dei dissuasori proprio per impedire la sosta delle auto. E tutto ciò potrebbe essere addirittura a costo zero per il Comune. Siamo certi, infatti, che sarebbero in tante le ditte interessate a realizzare l’opera, magari in cambio di qualche locale al pianterreno. Noi lanciamo l’idea, che non ci sembra affatto azzardata.
IL PRESIDENTE
Claudio Pileggi