I laziali spalla a spalla con i romanisti. Gli juventini al fianco
degli interisti. E poi i genoani, insieme ai rappresentanti di 130
curve d’ Italia. Dalle piazze più blasonate della serie A, fino ai
campi della serie D. Sabato mattina le rappresentanze di quasi tutti
gli ultrà italiani sfileranno insieme a Roma, da piazza dell’Esquilino
fino alla Bocca della Verità, per dire ancora una volta: «No alla
tessera del tifoso».
“No” a quella che considerano una misura anti-costituzionale. Ed è
proprio per questo che sabato, al termine del corteo, davanti alla
Bocca della Verità, sarà lanciata una controproposta all’opinione
pubblica e al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Non un rifiuto
aprioristico e incondizionato dunque, ma una vera e propria
riformulazione della normativa. Ecco di cosa si tratta.
Non solo slogan. L’oggetto della protesta è quanto stabilito
dall’articolo nove della legge 41 del 2007 (la legge Amato) che ad oggi
vieta a chiunque abbia subito un Daspo (divieto di accesso alle
manifestazioni sportive) o una condanna in primo grado per reati da
stadio di poter accedere alla Tessera del tifoso, strumento che dal 1
gennaio prossimo sarà indispensabile per poter acquistare i biglietti
delle gare in trasferta.
La rivisitazione della norma, ad opera del pool di legali vicini
agli ultrà (Lorenzo Cantucci e Giovanni Adami tra gli altri), prevede
invece che l’accesso alla Tessera del tifoso resti vietato
esclusivamente ai soggetti attualmente sotto regime di Daspo, e ai
tifosi condannati negli ultimi cinque anni per reati da stadio, purché
nello stesso periodo non abbiano gia scontato interamente o anche solo
parzialmente la diffida. «Altrimenti, con la normativa attuale, un
soggetto diffidato in attesa di giudizio di primo grado, qualora
venisse condannato dal giudice, rischierebbe di vedersi negato a vita
l’ingresso allo stadio».
In sintesi, secondo tale formulazione, chi ha già scontato la
propria pena deve poter tornare sugli spalti. Perché, dicono gli ultrà,
«è la Costituzione che richiede questa modifica, non solo noi».
Il corteo. L’appuntamento è fissato dunque per le 10 di sabato
mattina in piazza dell’Esquilino. Da lì partirà il corteo che si
snoderà per le vie di Roma prima di approdare alla Bocca della Verità.
«Sono attese circa 10mila persone» dicono esponenti della curva sud di
Roma, che annunciano la presenza di alcuni esponenti politici. Ci
saranno quasi certamente: Paolo Cento (Sinistra e Libertà), il
consigliere del I° municipio di Roma, Mario Staderini (Radicali), e
Alfredo Antoniozzi, assessore al Patrimonio del Campidoglio.
«Tutti i ragazzi uniti, non saranno mai sconfitti». E’ lo slogan
dell’evento. Una frase che sintetizza il percorso di lotta alla card
iniziato nel luglio scorso, concretizzatosi attraverso una prima grande
riunione nella Capitale, il 5 settembre scorso allo Spazio Roma di Tor
di Quinto, passando per altre forme di protesta, come le curve vuote e
i manifesti che da mesi campeggiano sui muri di tante città italiane. E
molto probabilmente quello di sabato non sarà l’ultimo atto. Perché
nonostante la recente richiesta della Lega Calcio al ministero
dell’Interno di posticipare alla prossima stagione l’entrata in vigore
della carta «noi – dice un esponente della curva romanista –
continueremo a lottare fino ad ottenere la modifica dell’articolo
nove».
Oltre i colori. E c’è da crederci, visto che sabato, in barba alle
più acerrime rivalità, tifoserie che si sono letteralmente date la
caccia per decenni, sfileranno insieme, senza sciarpe né altri simboli
di sorta per garantirsi un diritto comune a tutti gli altri cittadini
italiani, quello di poter essere riabilitati una volta scontata la
propria pena.
Gli assenti. Una lotta trasversale, condivisa da nord a sud del
Paese, anche se le tifoserie di estrema sinistra e le frange ultrà più
radicali e restie a mettere da parte le vecchie ruggini, pur
condividendone i contenuti, probabilmente sabato non prenderanno parte
al corteo.