C’E’ CHI DECIDE il proprio destino in un secondo e ci sono giorni (come canta Eugenio Bennato) che valgono una vita intera: per il Catanzaro, invece, saranno vitali (per le sorti di questo campionato) le PROSSIME SEI DOMENICHE. Prima di Natale, infatti, si conclude il girone d’andata e a quel punto sarà chiaro quale futuro attenderà i giallorossi. Per chi fosse troppo preso dalle contestazioni o dalla nausea per una classifica indecorosa, sarà bene ricordare i prossimi impegni delle aquile: al Ceravolo si presenteranno l’Andria, il Foggia e l’Olbia, mentre Ciardiello e company saranno ospiti d’Igea, Puteolana e Tivoli. Non è il caso di fare tabelle, visto i tempi (o meglio: la squadra) che corrono, ma non serve una specialista per capire che da questo filotto di gare si potrebbero ottenere i punti necessari per girare a ridosso delle prime posizioni.
Ora, restano valide tutte le nostre CRITICHE ALLA SOCIETA’: dagli obiettivi falliti alla vicenda delle partite perse a tavolino, dalla mancata scelta di una persona carismatica (leggi direttore generale) in grado di gestire anche i momenti difficili e coadiuvare il compito del team manager Logiudice agli acquisti sbagliati (soprattutto per quanto riguarda il discorso punta), per non parlare di quelli non operati (la rosa è troppo esigua). Non solo, sarebbe AUSPICABILE UN’ALTERNATIVA a un gruppo che in modo palese dichiara di non aver più entusiasmo. Proprio questo è un punto fondamentale: ci domandiamo, infatti, a cosa serva una contestazione fine a se stessa. Chiariamo meglio il nostro pensiero: da che mondo è mondo si protesta in modo forte contro qualcosa o qualcuno con la chiara intenzione di raggiungere uno scopo. Nel nostro contesto molti tifosi ritengono dannosa la gestione dei Mancuso, quindi l’obiettivo è di cambiare la dirigenza. Acclarato che la controparte è disponibile ad andar via, sarebbe il caso, allora, di lavorare per individuare un imprenditore (o un gruppo) interessato al Catanzaro e favorire in modo attivo la cessione. Non è una cosa semplice: un’idea potrebbe essere quella di ricorrere all’azionato popolare, ma, a parte che mentre tutti sono bravi a inveire non altrettanto si può dire quando bisogna mettere mano al portafogli, resta sempre la necessità d’individuare una figura super partes cui affidare la gestione amministrativa e tecnica.
Qual è il nostro messaggio? Il significato è molteplice: una CONTESTAZIONE senza costrutto è dannosa quanto e come una società priva d’idee; si può fare pressioni sulla squadra fino a un certo punto (in fin dei conti se indossano una maglia giallorossa non è colpa loro), superato il quale si raggiunge l’effetto contrario (invece di stimolare i giocatori si finisce per demotivarli). I tifosi, in generale, sono l’aspetto più genuino del calcio: il loro calore non è dettato da interessi (anche se qualche pecora nera c’è), ma dal cuore. Questo non vuol dire che tutte le loro azioni siano nel giusto: gli ultrà livornesi (caldissimi) che inveiscono contro Igor Protti per un mazzo di fiori offerto alla tifoseria avversaria, sono un esempio da non imitare. Arriviamo a una conclusione: secondo noi chi vuole contestare questa società ha tutto il diritto di farlo (sempre utilizzando metodi civili), così come non è biasimabile chi preferisce andare in Sila piuttosto che al Ceravolo.
Siamo in disaccordo, però, con quanti scelgono i novanta minuti della partita per TIFARE CONTRO. Sarebbe come se un giardiniere decidesse di bruciare le piante per scacciare i parassiti. Secondo noi i piani vanno separati: da una parte bisogna attivarsi per favorire l’ingresso di un nuovo presidente (e non sarà una cosa semplice: gli imprenditori catanzaresi hanno sempre mostrato scarso interesse per le aquile), dall’altra è il caso d’incontrare squadra e allenatore per intrecciare un dialogo costruttivo. Come abbiamo già detto, le prossime sei partite saranno l’ago della bilancia. A gennaio arriveranno “ACQUISTI PESANTI” solo se la classifica ci darà ancora chance di promozione, altrimenti l’obiettivo diventerà la salvezza e non sono da escludere partenze eccellenti (Alfieri, Moscelli e Ascoli). Non stiamo parlando di tregue o altre cose similari, ma soltanto SEPARARE la squadra dalla società . I primi, secondo noi, quando scendono in campo vanno sostenuti (da chi è allo stadio) fino al novantesimo: andare fino a Giugliano soltanto per contestare non ci sembra una scelta coerente. Chi non ne può più di questo Catanzaro stia a casa e durante la settimana s’impegni (non solo a parole) a trovare un acquirente. Chi, invece, preferisce soffrire faccia sentire IL PROPRIO CALORE ai giallorossi e magari fin dalla prossima gara si ritroverà la via della vittoria. Poi, se vuole, dal lunedì aiuti chi è rimasto fuori del Ceravolo a trovare un’alternativa ai Mancuso.
E se a fine stagione non si sarà fatto avanti nessuno? Toccherà ancora alla dirigenza attuale occuparsi delle aquile: sperando che abbia fatto tesoro degli errori passati, sia più conscia dei propri limiti, cerchi il dialogo con la tifoseria e regali alla città una squadra degna delle tradizioni. Ma questa è un’altra storia…
Tutto in sei domeniche: a chi giova tifare contro il Catanzaro?
L’editoriale di Francesco Ceniti