Qualunque siano le verità attorno al Centro Oncologico di Eccellenza di Catanzaro, qualunque siano le responsabilità politiche di oggi e di ieri, qualunque siano le difficoltà amministrative, una cosa dovrebbe essere imprescindibile: il COE è un presidio fondamentale e necessario alla Calabria. Di conseguenza, al di là delle voci, delle proteste, delle strumentalizzazioni, il polo oncologico deve non solo continuare la sua attività ma deve pure raggiungere l’obiettivo del riconoscimento IRCCS, ovvero lo status di Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico. E poiché esso è gestito da una Fondazione i cui due soci sono la Regione Calabria e l’Università Magna Graecia, non ci sembra di affermare cose straordinarie se indichiamo in questi due soggetti gli artefici del destino che accompagnerà la struttura catanzarese.
Eppure in questi ultimi mesi, precisamente da “Report” in poi, troppe nubi sono calate addosso a questa vicenda. Il presidente Loiero, poco più di due mesi fa, annunciava “altre scelte” qualora entro la fine dell’anno il COE non diventi IRCCS. Ma sottolineava l’importanza della struttura quale luogo di cura di cui la Calabria ha necessità, avendo già parzialmente mitigato i costi dell’emigrazione sanitaria e il calvario di molti pazienti. Nello stesso tempo però Loiero lascia intravedere scenari preoccupanti quando paventa un eventuale dirottamento del COE in altre regioni.
In quest’ottica poco rassicurante pochi giorni fa abbiamo assistito alle proteste ed alle giuste inquietudini del personale della Fondazione Campanella, mobilitatosi per salvaguardare legittimamente il posto di lavoro ma anche un presidio indispensabile per la salute pubblica. Subito dopo leggiamo sulla stampa l’intervento di Antonio Borrello, vicepresidente del Consiglio Regionale, il quale – forse troppo ottimisticamente – parla di timori che poggiano sul nulla dal momento che il Polo Oncologico di Catanzaro, per effetto della legge regionale 19, sarà accreditato provvisoriamente nelle more dell’accreditamento definitivo in quanto i servizi realizzati sono coerenti con la programmazione sanitaria della regione.
E’ evidente che l’interesse per il territorio e, ancora di più, l’attenzione verso le sofferenze di tanta gente e le delicate problematiche della salute pubblica ci spingono a voler credere alle ipotesi ottimistiche anziché a quelle tristi paventate dai più. D’altro canto solo poche ore fa si è concluso presso il Polo Oncologico catanzarese un importante corso internazionale dedicato ai tumori ereditari della mammella e dell’ovaio cui hanno partecipato docenti di livello internazionale fra cui studiosi provenienti dal Dana Farber Cancer Institute & Harvard Medical School di Boston. Il successo del Corso ha indotto gli organi direttivi della Mediterranean School a riproporre Catanzaro come consueto appuntamento scientifico annuale sulla specifica tematica.
Allora, di fronte a tali fatti positivi, di fronte all’insopprimibile opportunità per i calabresi e non solo di avere e valorizzare un simili presidio di cura e ricerca, perché la Politica non obbliga sé stessa in modo perentorio a trovare una soluzione chiara?
Forse l’opinione pubblica può anche accettare di ingoiare il rospo su questioni meno drammatiche; può anche fingere di credere che sia tutto un gossip. Ma quando subentrano vicende di carattere sanitario che riguardano da vicino le sofferenze della gente, allora lì si reclama chiarezza. Quella chiarezza che sul Centro Oncologico ancora non è stata fatta e, mancando la quale, non vorremmo che a goderne sia un’altra regione.
Fabio Lagonia
Presidente Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”
Nota di Lagonia: presidente di CNC sul Polo Oncologico
Si faccia chiarezza sul Polo Oncologico