Gentile Direttore,
In riferimento alle vicende relative alla Fondazione Campanella, sentiamo il dovere di esporre il nostro punto di vista all’indomani della riuscita manifestazione tenutasi a Catanzaro in data 24-6-2009 in difesa del mantenimento e dello sviluppo del Centro Oncologico di Germaneto.
Il nostro vuole essere uno sforzo alla ricerca del “centro della circonferenza”, quando per esso s’intenda il tentativo di spiegare cosa è successo negli ultimi 3 anni.
E’ più o meno da tale periodo quando tra roboanti proclami (dell’Università cittadina e della Regione Calabria), nasceva la Fondazione Tommaso Campanella – Centro Oncologico di Eccellenza. In fretta e trascinati dall’entusiasmo, in tanti ci siamo trasferiti a Germaneto, invogliati da quello che era un grande progetto: Eccellenza, Ricerca e di li a poco, l’IRCCS!
Abbiamo accettato la scommessa. Molti di noi non hanno partecipato ai rarissimi concorsi pubblici banditi negli ospedali perché hanno creduto nel progetto della Fondazione (ingenui!). Molti di noi hanno lasciato un precariato più “stabile” in altre strutture per partecipare alla costruzione di un Polo Oncologico di cui tutti, i Primari, i Professori, i Dirigenti, si riempivano la bocca.
Che cos’è la Fondazione? Non crediamo sia di agevole comprensione. Citiamo il Prof. Viscomi che nel 2006 quando già la polemica e i dubbi esistevano, tentava una spiegazione: “E’ un ente costituito, in misura paritaria, da due soci pubblici, Università e Regione, per la promozione della ricerca e delle clinica oncologica. E’ una struttura il cui fine istituzionale è la tutela dell’interesse pubblico alla salute dei cittadini e, in particolare, dei cittadini colpiti dal cancro. Dal punto di vista strutturale, pur essendo nata dall’incontro di due soci pubblici, la Fondazione non è un’amministrazione pubblica, ma è un ente che ha natura di diritto privato e come tale è regolata dalle norme del codice civile ed è stata iscritta nel registro prefettizio delle persone giuridiche di diritto privato. E’ infine un ente autonomo, nel senso che non è né un reparto né una struttura interna del Policlinico Mater Domini.”
Chiaro, no?
A questo punto è quantomeno lecito porci alcune domande.
In considerazione del fatto che la mission del polo oncologico doveva essere quella di seguire il malato di cancro in tutto il suo percorso, garantendo in primis il meglio dell’assistenza clinica (trattamento della malattia e delle sue complicanze, sfruttando tutte le professionalità presenti nel policlinico universitario), e sviluppando una ricerca preclinica innovativa con l’obiettivo finale della tailoring therapy (terapia cucita su misura).
Chi doveva essere il garante della mission della Fondazione?Non dovevano forse essere i due soci fondatori, collaborando strettamente a farsi carico del raggiungimento degli obiettivi? La Calabria e i calabresi tutti non dovevano sfruttare al meglio questa grande occasione di potersi dotare di un centro d’eccellenza che doveva servire a ridurre drasticamente la migrazione sanitaria e a consentire cure adeguate a patologie gravissime nella propria terra?
Ma così non si vuole che sia.
E a questo punto è normale chiedersi come mai per risparmiare bisogna chiudere il polo oncologico e mantenere aperte tante strutture sanitarie “fantasma” (vero dirigenti regionali?). Oppure come mai fino a poco tempo fa era possibile disporre dei finanziamenti erogati dalla regione Calabria ed ora non è più così, mettendo a rischio l’assistenza dei pazienti oncologici?
Perché non sono stati elaborati e vagliati da chi di dovere programmi scientifici, figli di un progetto iniziale lungimirante ed ambizioso, né sviluppate feconde sinergie interdisciplinari?
E in questa situazione in cui nessuno assume le proprie responsabilità….. arriva un giornalista in cerca di scoop e ha trovato la pappa pronta (vero Report?).
Ora noi non possiamo far altro che chiedere che fine faremo…ma a chi? All’Università o alla Regione? Abbiamo diritto ad una qualche tutela, visto che i due soci fondatori rappresentano Enti che per ispirazione etica hanno la difesa dei lavoratori!
Abbiamo rinunciato in più di 300 a prendere altre strade, e adesso potremmo subire un danno difficilmente calcolabile, oltre che sentirci dire che strumentalizziamo la sofferenza dei pazienti, spontaneamente schierati al nostro fianco, per far sentire il nostro grido!.
Ancora una volta la Calabria rischia di tradire i suoi figli, lavoratori che avevano creduto in un grande progetto e potrebbero trovare da qui a poco con un pugno di mosche in mano.
Il Comitato Coordinamento Lotta per il Polo Oncologico