”Stamattina e’ partito per Roma per intraprendere lo sciopero della fame e della sete gia’ annunciato e sospeso per il terremoto dell’Aquila. Ha programmato tutto – aggiunge – ha abbracciato i figli, ha sistemato alcune faccende e domattina, alle ore 10, sara’ dinanzi al Quirinale, sede di garanzia dei diritti costituzionali, come lui la definisce, per dare inizio al disperato gesto. Un gesto che sicuramente portera’ all’estreme conseguenze, cosi’ come ha condotto la lotta contro la ‘ndrangheta che lo voleva morto. Sono certa – aggiunge Marisa – che il capo dello Stato, i presidenti di Senato e Camera e del Consiglio dei ministri, non lo lascino morire. La sua vicenda non e’ piu’ un fatto burocratico e giuridico, un fatto privato. E’ una questione di giustizia denegata, una questione etica e morale che va risolta nell’ambito della legge di cui Pino ne chiede l’applicazione”.
Lo stesso imprenditore che ha denunciato i clan sottolinea che ”lo Stato per dodici anni ci ha tenuti in esilio, privandoci della sicurezza e della dignita’. Adesso sono esausto ed oggi rimetto la mia vita nelle mani dello stesso Stato, che deve decidere se renderla tale o toglierla definitivamente. Nel caso me la neghi, intendo restituire almeno la liberta’ alla mia famiglia dal giogo mafioso. Il resto lo diro’ domattina, alle ore 11, in una conferenza stampa”.