VII Giornata dell’Economia – 8 maggio 2009
Signori Giornalisti, illustri ospiti,
celebriamo quest’anno la Giornata dell’Economia in un contesto economico, nazionale e internazionale, ancora fortemente segnato da una delle crisi più gravi che la nostra storia ricordi.
Una crisi che però ha avuto e sta avendo effetti diversi sui vari sistemi economici nazionali e, nell’ambito di questi, sui diversi sistemi locali.
La provincia di Catanzaro, proprio per le caratteristiche della sua economia e del suo modello di sviluppo, mostra una dinamica in cui, per il momento, l’incidenza della crisi sembra avere effetti più temperati e meno devastanti che altrove.
Ma questa è solo in parte una buona notizia.
La crisi, da noi, ha infatti rimarcato le difficoltà strutturali e gli squilibri socio economici, che erano già emersi nel corso delle passate edizioni della Giornata dell’Economia.
Mi riferisco, in particolare:
® alla contenuta capacità competitiva;
® alla difficoltà di creare ricchezza;
® a una limitata capacità innovativa;
® alla terziarizzazione tradizionale ed al ruolo della pubblica amministrazione;
® alla limitata ramificazione delle filiere produttive;
® al grado ancora insoddisfacente di internazionalizzazione;
® alle difficoltà del mercato del lavoro.
La nostra economia provinciale ha dunque subìto in maniera più contenuta alcuni degli effetti della crisi ma denuncia ancora quei limiti che, negli anni scorsi, ci hanno fatto dire che la strada da compiere era ancora in salita, nonostante alcuni segnali positivi di ripresa rispetto al passato.
Dunque, risentiamo meno della crisi ma in virtù – tra l’altro – del ruolo primario che la Pubblica Amministrazione riveste nel nostro sistema economico locale; in virtù della modesta proiezione internazionale; del basso livello di dipendenza dai finanziamenti esterni e dell’importanza del patrimonio immobiliare delle famiglie sul totale delle attività patrimoniali in loro possesso.
Questo scenario – che da qui a poco ci verrà illustrato nel dettaglio dal dottor Martone dell’Istituto “Tagliacarne” – è confermato anche dai risultati della consueta indagine, che ogni anno lo stesso Istituto Tagliacarne, nostro prezioso partner, conduce tra gli imprenditori.
Indagine dalla quale emerge chiaramente che secondo le nostre imprese la crisi, nel 2008, ha inciso negativamente ma in maniera non eccessiva, rispetto all’andamento della congiuntura economica della provincia.
Stesso discorso vale per le previsioni 2009. Gli imprenditori intervistati ritengono mediamente che la situazione possa inasprirsi ma non in maniera significativa.
Naturalmente, nonostante questi dati e per le ragioni cui si è fatto riferimento, non possiamo certo parlare di “indifferenza” della nostra economia provinciale rispetto agli effetti della crisi.
Del resto, basta guardare nel dettaglio gli stessi risultati dell’indagine condotta tra gli imprenditori per accorgersi quali e quanti problemi ancora sopravvivono e che, anzi, si sono aggravati con la crisi, a cominciare da quelli legati al rapporto tra banche e imprese, che resta purtroppo un rapporto molto difficile, a tutto svantaggio dello sviluppo e della crescita.
Ma al di là dei singoli aspetti, resta fermo che il nostro sistema appare complessivamente indebolito: non tanto dai fattori esterni, quanto dalle sue stesse caratteristiche di fondo.
Tra queste, emerge prima di tutto il fattore socio demografico.
Giusto per rendere l’idea del peso di questo fattore, basti pensare che i dati ci dicono che residenti prediligono uno stile di consumo che non privilegia beni e servizi ad elevato valore aggiunto.
Sempre a titolo di esempio, c’è da dire che l’indebitamento delle famiglie è simile a quello medio nazionale. Ciò però significa che, visti i diversi livelli di ricchezza pro capite, a livello locale c’è un potenziale impoverimento della nostra popolazione.
Nel nostro sistema economico, se una famiglia investe lo fa per operazioni a rischio contenuto, come gli immobili. Sono investimenti che da un lato, rendono il territorio poco esposto a contraccolpi finanziari, ma dall’altro risultano a modesta capacità di resa, fornendo alle famiglie un limitato apporto di risorse economiche.
La crescita della domanda interna risulta ostacolata, poi, da un mercato del lavoro che raccoglie le difficoltà strutturali del sistema produttivo, presso cui si inseriscono gli effetti della crisi economica ed il calo della domanda internazionale.
Nel 2008, in particolare, si evidenzia un incremento del tasso di disoccupazione di 1,3 punti percentuali rispetto al 2007.
In questo scenario, ci conforta ma moderatamente il Pil pro capite della provincia, che è quello più elevato tra le cinque province calabresi ma piuttosto distante dalla media italiana, da cui ci divide un gap di circa 29 punti percentuali.
La domanda interna tiene ma grazie soprattutto alla componente riferibile alla spesa della Pubblica Amministrazione. Quest’ultima, come detto, non è un fattore particolarmente interessato dall’andamento congiunturale e quindi non è esposta ai fattori negativi esterni.
La domanda del territorio è poi alimentata da “voci” esterne, quali il commercio estero ed il turismo.
Per quanto concerne le esportazioni, il 2008 si è rivelato un anno di crescita per la provincia con un +19,6%, a fronte di un sostanziale pareggio a livello nazionale.
E’ ragionevole pensare che a questo risultato abbiano concorso anche le azioni che la Camera di Commercio ha avviato proprio per stimolare l’internazionalizzazione delle imprese.
Sul versante del turismo, è possibile affermare che il milione e mezzo di presenze, registrato nel 2007, rappresenti un risultato che andrebbe rafforzato da ulteriori azioni di promozione ed attrazione.
Esaminando infine la reazione del sistema imprenditoriale, è da sottolineare come, a fine 2008, le imprese attive in provincia risultavano pari a 29.021, in crescita rispetto al consuntivo del 2007 (+0,3%).
Questa sostanziale stagnazione per la provincia di Catanzaro è il risultato di una forte selezione imprenditoriale nell’ambito del settore manifatturiero, del commercio e dei trasporti, controbilanciata da una crescita in quasi tutti gli altri settori.
Tali dinamiche indicano come il sistema produttivo locale si stia riposizionando su settori meno esposti alla concorrenza esterna, proseguendo, al contempo, quel percorso di irrobustimento, perseguito attraverso l’adozione di un forme organizzative adeguate ad affrontare mercati eterogenei ed il rating bancario derivante dall’introduzione dell’Accordo di Basilea II.
Insomma, da questa prima sommaria esposizione dobbiamo dedurre che la nostra economia resta caratteriza dalla cosiddetta scala di grigi.
Ovviamente, non avere subìto contraccolpi particolarmente forti dalla crisi internazionale ci conforta meno di quanto non ci preoccupi, al contrario, registrare ancora una volta l’assenza di quel colpo d’ala del quale, invece, abbiamo un forte bisogno.
E’ inevitabile, a questo punto, richiamare per l’ennesima volta i livelli istituzionali e politici alle loro responsabilità.
Dalla nostra postazione di Ente economico che lavora ogni giorno comportandosi come un vero e proprio attore dello sviluppo, dobbiamo purtroppo registrare che talvolta tra le istituzioni chiamate al governo del territorio manca il dialogo, la condivisione degli obiettivi, le visioni ampie e strategiche che sono le sole a poter garantire la crescita e lo sviluppo.
Gli esempi di collaborazione inter istituzionale non mancano e la Camera di Commercio per prima potrebbe elencarne anche di particolarmente significativi.
Ma si tratta appunto di esempi, perché siamo ancora lontani dalla vera condivisione di un metodo diffuso.
Per quanto ci riguarda, continueremo a lavorare e a impegnarci; continueremo a cercare il dialogo; continueremo a fare da cerniera tra le imprese e le istituzioni, come abbiamo sempre fatto in questi anni.
E’, questo, il nostro dovere. Un dovere istituzionale ma che avvertiamo anche come un nostro dovere etico.