Informazioni
La Naca è certamente una delle tradizioni più importanti della Calabria. La processione liturgica del Venerdì Santo coinvolge un gran numero di fedeli e sempre più turisti. Il particolare rito, la suggestiva atmosfera e la numerosa partecipazione attirano nel centro storico di Catanzaro tanti visitatori.
L’Assessorato al Turismo, guidato da Roberto Talarico, punta anche su questo particolare settore di nicchia, il cosiddetto turismo religioso. Così come lo scorso anno si è deciso di supportare e promuovere la “’A Naca”. Di concerto con S. E. Monsignor Antonio Ciliberti si è pensato di dare grande risalto alla processione del Cristo morto. L’evento, realizzato dalle storiche quattro Confraternite avrà un grande ritorno d’immagine per Catanzaro. Le antiche congreghe cittadine: del SS. Rosario (istituita nel dicembre del 1401 da frà Paolo di Mileto), dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista (fondata il 28 Aprile 1502), dell’Immacolata (riconosciuta nel 1685 ma sicuramente più antica) e la Confraternita di Maria SS. del Carmine (istituita il 16 Luglio 1638) avranno, come sempre, un ruolo importante nell’organizzazione della Naca.
La promozione della Naca, così come lo scorso anno è stata totale: manifesti, apposite brochure, sito internet monotematico (www.lanaca.it) e articoli su importanti riviste a diffusione nazionale. Tuttavia, la varietà e ricchezza dei riti pasquali a Catanzaro, non si ferma solo alla processione del Venerdì Santo, per questo motivo si tenderà a valorizzare tutti gli eventi di cui è ricco questo particolare periodo dell’anno: “‘A Naca” nel centro storico, i sacri Sepolcri, “‘A Pigghiata” e “‘A Cunfrunta” nel cuore dell’antico casale di Gagliano (a cura delle storiche congreghe del quartiere: del Rosario e del Carmine). Si vuole, quindi, puntare anche sul turismo religioso, promuovendo questi veri e proprio percorsi di fede.
Inoltre, l’Assessorato per dare maggiori informazioni e dettagli ai cittadini e ai visitatori ha deciso di aprire l’info point turistico ubicato nel complesso monumentale del San Giovanni, su corso Mazzini. Guide specializzate, distribuiranno le brochure de “La Naca” , materiale informativo sulla processione e sugli eventi cittadini e altresì, prenoteranno visite guidate nei musei e si occuperanno dell’accoglienza dei turisti.
Il saluto del sindaco
La Naca, cerimonia religiosa nata nel Seicento, rappresenta uno dei momenti più alti della spiritualità cittadina, carico di valori e significati e capace di suscitare profonde riflessioni sul dolore e sul senso della vita.
La “culla” in cui viene deposta la statua di Cristo morto è un evento seguito in modo intenso e partecipato dalla popolazione. L’Amministrazione Comunale ha sempre guardato con profondo rispetto e attenzione al sentimento religioso che anima larga parte della popolazione.
La Naca è anche un grande evento che affonda le sue radici nella tradizione e nella storia della città: si può dire che tutta Catanzaro, anche quella laica, si ritrova nelle piazze e nelle strade del centro nel pomeriggio del Venerdì Santo, recuperando un forte senso di appartenenza e di identità cittadina.
La processione che si snoda nel centro storico toccando gli angoli più intimi e suggestivi, le viuzze piene di fascino, di colori e di odori caratterizzanti, è un grande momento di partecipazione che calamita nel Capoluogo migliaia di fedeli provenienti dalle periferie e dai paesi vicini.
Catanzaro diventa una Città accogliente e trasmette, grazie alla forza della spiritualità, un messaggio di pace e di fratellanza.
Alle espressione religiose e alle migliaia di catanzaresi che arrivano a Catanzaro per la Naca rivolgo il più sincero e caloroso saluto dell’Amministrazione Comunale, con gli auguri più sentiti per le festività Pasquali.
On. Rosario Olivo
Sindaco di Catanzaro
Il saluto dell’Assessore Talarco
La “Naca” è Catanzaro. Da diversi secoli questo mesto rito funebre si ripete, perché atto penitenziale per i catanzaresi e atto di fede per i credenti. La Naca rappresenta un momento di fede di estrema importanza per la nostra città e per la Calabria. Un patrimonio, un giacimento antropologico dal grande valore sociale e religioso. Ma i riti della settimana santa a Catanzaro e nel suo hinterland sono una grande “ricchezza” che vanno necessariamente riscoperti e valorizzati. Di questi, la “Naca” è quello più sentito e partecipato nel Catanzarese. Come catanzaresi e calabresi dobbiamo andar fieri delle nostre tradizioni. La Naca è, certamente, tra gli eventi sacri più importanti d’Italia. Per questo motivo, la nostra processione dev’essere valorizzata ancor di più. Dev’essere un motivo di riflessione religiosa importante. Anche quest’anno, di comune accordo con S. E. Monsignor Antonio Ciliberti, di concerto con le Confraternite, si è deciso di far risaltare la bellezza e i significati della “Naca”.
La settimana Santa in tutto il Catanzarese è molto ricca di eventi unici. Tanti sono quelli che si svolgono in città: i Sepolcri, “’A Pigghiata” e “’A Cunfrunta” – quest’ultimi si tengono nel centro storico del quartiere Gagliano per iniziativa delle due Confraternite dell’antico Casale: quelle del Rosario e del Carmine. Catanzaro e il suo territorio sono luoghi accoglienti, ricchi di cultura e di tradizioni e pertanto possono e devono puntare a diventare mete del cosiddetto turismo religioso.
I riti della Settimana Santa sono sempre stati un importante riferimento per la collettività in termini di partecipazione e coinvolgimento emotivo. Percorsi di fede e religiosità cariche di emozioni, in cui la sacra liturgia e la pietà popolare, gelosamente conservate dalle nostre confraternite, rivivono nelle tradizionali processioni.
Un invito, a partecipare, riflettere e vivere sui significati molteplici che questo particolare periodo dell’anno trasmette. L’occasione mi è propizia per augurarvi una serena e Santa Pasqua.
Roberto Talarico
Assessore al Turismo
La storia
“’ A NACA”
Si perdono nella notte dei tempi le origini della processione che ogni venerdì Santo viene celebrata a Catanzaro. La Naca affonda le sue radici nel periodo della dominazione spagnola, ma sicuramente si rifà alle sacre rappresentazioni medioevali. Il termine dialettale Naca viene dal greco (nachè) e significa Culla, in pratica è la portantina dove Gesù è deposto. La Naca è ornata di damasco raso e seta, di fiori, lumi ed angioletti di cartapesta, uno dei quali porta i simboli della Passione: il calice, i chiodi ed il martello. Questa veniva portata a spalla dai rappresentati delle corporazioni dei mestieri, per molto tempo, infatti, ebbero questo privilegio i calzolai, i contadini e gli artigiani. Oggi, invece, la Naca viene portata dai rappresentati delle forze dell’ordine, nell’ultimo periodo i Vigili Del Fuoco. L’andamento dei portatori dev’essere leggermente “annacante” (dondolante). Alla “ Culla “ segue la Madonna Addolorata, vestita con un abito nero e rappresentata con un cuore trafitto da sette spade. Questi sono i sette dolori della Vergine e Madre di Cristo. La processione viene realizzata dalle confraternite e dalle cappelle delle arti e dei mestieri. Fino al XVII° e XVIII° secolo di queste aggregazioni in città se ne contavano ben tredici. Oggi, quelle che partecipano alla Naca, sono rimaste in quattro: la congrega del SS. Rosario che fu istituita nel dicembre del 1401 da frà Paolo di Mileto, la Confraternita dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista fondata il 28 Aprile 1502, la Confraternita dell’Immacolata, riconosciuta nel 1685 ma sicuramente più antica e la Confraternita di Maria SS. del Carmine che fu istituita il 16 Luglio 1638. I catanzaresi partecipavano attivamente alla vita delle Confraternite, anche se questo loro attaccamento al proprio sodalizio creava rapporti non sempre idilliaci fra le diverse aggregazioni. Queste erano eredi delle antiche fratrie greche e delle più “recenti” fraternitates medievali. Fino al 1937, a Catanzaro venivano celebrate quattro processioni; il giovedì Santo, nel pomeriggio usciva una prima Naca dalla basilica dell’Immacolata per “un’affacciata” in pratica una piccola processione nelle piazzette e nelle vie adiacenti la chiesa. Questo era il segnale che permetteva alle altre Nache di uscire in processione. Lo stesso pomeriggio usciva la Naca della Congrega del Rosario. Il clou di queste sacre manifestazioni, però, si aveva il venerdì Santo quando dalla chiesa del Carmine, da San Giovanni e dall’Immacolata, veniva portata in processione la propria Naca che seguiva un proprio percorso tra le vie della parrocchia.
Ogni Confraternita si caratterizzava e distingueva dalle altre: quella del Carmine aveva tre croci: una nera, una bianca ed una rossa, quella di San Giovanni una croce nera, una bianca ed una rossa; quella del Rosario una croce nera ed una bianca e quella dell’Immacolata una croce celeste, una viola ed una gialla. I simboli ed i colori erano così abbinati: il nero per la Madonna Addolorata, il celeste per l’Immacolata, il bianco per la Madonna del Carmine, il rosso per il SS. Cuore mentre il giallo per S. Giuseppe.
I confratelli, invece, indossavano saio e mozzetta di tinte diverse abbinate alle croci: quelli del Rosario un saio bianco o nero con mozzetta bordeaux; quelli del Carmine un saio bianco con mozzetta porpora con stella ed un saio nero con mozzetta nera; quelli di San Giovanni un saio rosso con mozzetta rossa con la croce dei Cavalieri di Malta, un saio bianco con mozzetta rossa, un saio nero, un saio nero con mozzetta rossa; quelli dell’Immacolata un saio giallo, un saio bianco con mozzetta viola, un saio bianco con mozzetta celeste. Fu per decisione di Monsignor Giovanni Fiorentini che si unificarono le Nache, mantenendo però i segni ed i simboli di ogni Confraternita. Il presule annunciò così nel 1937 la Naca unica: << In luogo delle 4 processioni solite a farsi dalle Arciconfraternite nei giorni della Passione, se ne compirà una sola il Venerdì sera, dopo le Tenebre ed a questa potranno prendere parte tutte e quattro le Arciconfraternite. La processione si farà per turno da ciascuna, secondo il loro ordine di precedenza: Immacolata, Carmine, San Giovanni e Rosario>>. Da quel momento si realizza, quindi, un’unica processione che prende il via da una sola delle quattro chiese, che a turno ed annualmente danno il via alla cerimonia (quest’anno toccherà al Carmine).
Il corteo si svolge seguendo questo ordine: stendardo, gonfalone, croce di penitenza, gonfalone di San Giovanni, del Rosario e dell’ Immacolata. A seguire le croci: nera, rossa, bianca del Carmine; rossa di San Giovanni; nera del Rosario; celeste dell’Immacolata. Seguono gli ordini religiosi, gruppi ed associazioni, i ragazzi degli istituti, i seminaristi, i diaconi, i parroci, i canonici, il vescovo, e poi la Naca, seguita dalla banda musicale, le autorità civili e quelle militari in grande uniforme, l’Addolorata e per finire i fedeli. I portatori delle croci, passati negli ultimi anni da sette a quattro, sono quasi sempre uomini che hanno da estinguere un voto, tant’è che camminano scalzi, portando una corona di spine in testa e si fanno fustigare da figuranti vestiti da antichi romani. Attorno ai portatori, ci sono bambini e bambine, a testimonianza di una grazia ricevuta, indossano gli abiti di S. Antonio da Padova o di Santa Rita da Cascia o ancora il vestito della prima comunione con una fascia nera in segno di lutto.
Il tutto viene accompagnato, da una marcia funebre, al suono di una tromba che emette squilli molto lenti formati da tre sole note e di un tamburo suonato allo stesso modo, questo è il passo del Cristo che si avvia al Calvario.
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