“Catanzaro città accogliente” è uno slogan coniato dall’amministrazione Olivo
all’atto del suo insediamento, per designare l’obiettivo politico più ambizioso
del Governo cittadino.
A qualche tempo di distanza, quella lungimirante
elaborazione di marketing territoriale rischia di diventare (e probabilmente lo
è già diventata)una battuta mal riuscita, un esempio di umorismo nero di cattivo
gusto.
Ad oggi infatti, Catanzaro è città accogliente soprattutto per
cittadini di etnia rom provenienti da Gioia Tauro e Lamezia Terme, ai quali è
concesso di occupare appartamenti di ediliza popolare in attesa di ultimazione e
già regolarmente assegnati in base ad una graduatoria che scorre lentissima
(ventidue anni almeno per un’abitazione).
Ora, pensate di avere
acquistato una casa (magari non proprio quella dei vostri sogni) e di aver
ingaggiato un paio di operai per la sistemazione degli interni. Pensate che gli
stessi operai un giorno vi raggiungano per riferirvi di aver trovato la porta
sbarrata e il vostro appartamento occupato illegalmente da un’ altra famiglia.
Non afferrereste immediatamente il telefono per contattare le forze
dell’ordine?
Beh, in questo caso, la combinazione Rom/edilizia popolare pare
rendere le cose maledettamente più complicate e rivolgersi alle autorità sembra
non essere sufficiente, tanto meno risolutivo.
Le associazioni di
volontariato che meritoriamente operano per garantire integrazione sociale- e
alle quali recentemente è stata destinata una somma di poco superiore al milione
di euro- non s’indignino, non è alla popolazione Rom che deve addebitarsi la
responsabilità di tale ingiustizia.
I responsabili di questa sospensione
dei diritti elementari di cittadinanza non appartengono ad alcuna minoranza,
hanno la pelle chiarissima in inverno, una confortevole abitazione ed un lavoro
ottimamente retribuito.
Si tratta di coloro i quali dovrebbero garantire la
sicurezza dei cittadini e il rispetto dei diritti di ciascuno, nessuno escluso.
La relazione sulla ‘ndrangeta approvata all’unanimità dalla commissione
parlamentare antimafia nel 2008, segnalava la presenza all’interno del capoluogo
di una manovalanza rom delle cosche, dedita in particolare al traffico di droga
e al supporto militare delle ‘ndrine.
A un anno di distanza, questa comunità
potrebbe essere cresciuta e non è escluso ( ci sono rapporti che lo confermano)
che presto i “manovali” possano ambire a una progressione di carriera.
Il sigor Prefetto Sandro Calvosa e il signor Questore Arturo De Felice,
certamente al corrente di queste dinamiche, quali iniziative intendono adottare
per evitare che si crei nei quartieri a sud della nostra città una roccaforte
criminale sempre meno espugnabile?
Sono efficaci – almeno quanto lo sono
mediaticamente- quelle operazioni allargate “una tantum” di ricerca e controllo
con tanto d’impiego di elicotteri e unità speciali? E può limitarsi a questo
l’opera di contrasto ad un ‘organizzazione alle strette dipendenze della mafia
col fatturato più ricco al mondo?
L’assessore ai Servizi Sociali del
comune di Catanzaro Nicola Ventura, aveva annunciato-considerata l’enormità del
problema- l’intenzione di interpellare direttamente il Ministro Maroni per
affrontare in maniera coordinata- e con strumenti di cui effettivamente un
assessore non può disporre- il problema di questa vera e propria “migrazione
criminale”. Ebbene, il Ministro è stato contattato? Se sì, cosa ha disposto? E
se no, che cosa si aspetta a contattarlo? E poi, perché non convocare
pubblicamente anche i parlamentari Catanzaresi affinché sia chiesto loro un
preciso impegno su questo tema?
Il Sindaco Rosario Olivo e l’assessore
al Turismo Roberto Talarico, sanno che in certi ambienti si sta valutando
l’intenzione di concedere ai rom l’intera zona di Pistoia?
Sanno che se così
fosse, alle condizioni attuali, Catanzaro si troverebbe a cedere una porzione
strategica del proprio territorio?
E sanno che ciò significherebbe la
definitiva rinuncia a riagganciare la città dei tre colli al proprio quartiere
marinaro sul quale tanto si punta per sviluppare la vocazione turistica del
capoluogo?
Se conoscono la risposta a queste domande, sarebbe il caso che
coinvolgessero la cittadinanza spiegando come si sta operando, e concentrassero
le energie inutilmente disperse in altre faccende oggettivamente meno rilevanti.
Asscociazione AltraCatanzaro