Dopo il grandissimo successo di critica e di pubblico del primo appuntamento che ha sempre fatto registrare il tutto esaurito, torna lunedì 24 novembre alle 18.00, nella raffinata cornice dell’Auditorium dell’Istituto Industriale «E. Scalfaro» di Catanzaro, la rassegna «Parole Chiave». Secondo ospite di un incontro che si annuncia sin d’ora ricco di spunti di riflessione, il celebre magistrato antimafia, amico personale e collaboratore di Falcone e Borsellino, Giuseppe Ayala.
Un appuntamento da non mancare, un faccia a faccia senza esclusione di colpi su una parola chiave tra le più attuali e dibattute del nostro tempo, «Mafia». Ma su quale crinale si muoveranno questa volta Raffaele Gaetano e il suo prezioso ospite? È lo stesso Direttore Artistico del cartellone a svelarcelo: «Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d’Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell’antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un’onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxiprocesso, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l’indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli. Ayala racconterà la sua verità al pubblico di «Parole Chiave», non solo su Falcone e Borsellino, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora».
Per talento ed esperienza maturata sul campo, Giuseppe Ayala è tra le personalità più idonee a discutere di «Mafia». In un incontro certamente emozionante, egli cercherà di farci capire che cos’è la mafia e perché ha senso parlarne. Il tutto attualizzando il tema e magari anche provocando per offrire ancora maggiori spunti di riflessione al vasto pubblico della rassegna. Un altro appuntamento da non mancare all’interno di un cartellone dalla silhouette brillante, fluida e icastica nato per fare del sapere uno sciame di parole in fuga dall’alveare della banalità.
Ora qualche cenno biografico sul protagonista della serata. Giuseppe Ayala ha fatto parte, per tutta la sua durata, del pool antimafia di Palermo e ha rappresentato l’accusa nel primo maxiprocesso. È stato deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000. È rientrato in magistratura nel 2006. Assai noto il suo libro La guerra dei giusti (Mondadori, 1993).
Un appuntamento da non mancare, un faccia a faccia senza esclusione di colpi su una parola chiave tra le più attuali e dibattute del nostro tempo, «Mafia». Ma su quale crinale si muoveranno questa volta Raffaele Gaetano e il suo prezioso ospite? È lo stesso Direttore Artistico del cartellone a svelarcelo: «Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d’Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell’antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un’onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxiprocesso, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l’indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli. Ayala racconterà la sua verità al pubblico di «Parole Chiave», non solo su Falcone e Borsellino, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora».
Per talento ed esperienza maturata sul campo, Giuseppe Ayala è tra le personalità più idonee a discutere di «Mafia». In un incontro certamente emozionante, egli cercherà di farci capire che cos’è la mafia e perché ha senso parlarne. Il tutto attualizzando il tema e magari anche provocando per offrire ancora maggiori spunti di riflessione al vasto pubblico della rassegna. Un altro appuntamento da non mancare all’interno di un cartellone dalla silhouette brillante, fluida e icastica nato per fare del sapere uno sciame di parole in fuga dall’alveare della banalità.
Ora qualche cenno biografico sul protagonista della serata. Giuseppe Ayala ha fatto parte, per tutta la sua durata, del pool antimafia di Palermo e ha rappresentato l’accusa nel primo maxiprocesso. È stato deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2000. È rientrato in magistratura nel 2006. Assai noto il suo libro La guerra dei giusti (Mondadori, 1993).
Ricordiamo che il cartellone culturale «Parole Chiave» si propone di comporre una piccola enciclopedia attraverso quattro raffinatissimi dialoghi tematici che di volta in volta prendono in esame una pregnante «parola» del nostro tempo. Un personaggio, moderato da Raffaele Gaetano, dialoga su una «parola chiave», dando vita ad un confronto senza esclusione di colpi. Il pubblico è avvolto dai ragionamenti, preso nel vortice dei riferimenti. I temi sono caldi, vibranti, attuali. Una rassegna pensata per restituire emozioni e stimoli culturali alla Calabria grazie all’incontro tra differenti punti di vista. «Parole Chiave» è promossa dalla Presidenza della Giunta Regionale della Calabria con il contributo della presidenza della Provincia di Catanzaro, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Catanzaro, dalla Presidenza della Camera di Commercio di Catanzaro e di altri importanti partners privati che hanno inteso legare la propria immagine ad una rassegna di alta cultura che calamita mensilmente l’attenzione regionale.