Aula C, Edificio di Scienze giuridiche a Germaneto, autogestita. Aula 3, San Brunone di Colonia, autogestita. Cineforum, dibattiti, assemblee, manifestazioni in piazza. Questa è la protesta degli studenti dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, “la protesta dei fannulloni” o di coloro “che non sanno niente di quello che succede intorno”.E allora le nostre ragioni le spieghiamo.
Noi protestiamo perché questa legge 133 non ci piace. E contestiamo ogni punto.
– Tagli ai fondi: nel 2009 sono previsti 63,5 milioni di Euro in meno, nel 2010, 190 milioni di Euro, e questo solo per i primi due anni. Sono tagli ai fondi delle Università e a quelli per la ricerca. Discuteremo tra breve quelli alle Università. Esaminiamo ora la ricerca in Italia. I nostri ricercatori stanno negli scantinati, con macchinari rotti o mai utilizzati, per un motivo o per un altro. Inutile dire che un Paese, senza ricerca, senza sperimentazione, non ha futuro. In nessun campo, l’Italia potrà migliorare. Ed è davvero un peccato molto grave se si pensa a quanto è migliorata la qualità della nostra vita, grazie alla ricerca di base. Tutti i ricercatori italiani che hanno studiato e si sono formati in Italia dovranno andare all’estero e lì, porteranno i frutti preziosi del loro studio e del loro lavoro. La ricerca in Italia è già in ginocchio. Ulteriori tagli a cosa porterebbero?Poi ci chiediamo: come mai la Francia per reagire alla grave crisi di questo periodo, aumenta i finanziamenti alla ricerca?E soprattutto, come mai l’Italia ha preso invece la decisione opposta?Vuole forse salvare le Banche con questi fondi?
– Facoltà di trasformare gli atenei in fondazioni private; certo,rimane una facoltà dei singoli atenei, non è mica un obbligo! Ma, riflettiamo un attimo. Se lo Stato non finanzia più o finanzia molto poco le Università, quanti atenei saranno costretti a chiudere, o ad “affidarsi” ad enti privati, con conseguente aumento delle tasse?Quanti e quali enti privati, soprattutto al Sud, saranno disposti a finanziare le Università e quanti potranno permettersi di frequentarle?Sì, “permettersi di frequentarle”, perché studiare, non sarà più un nostro diritto, ma un lusso.
– Blocco turnover: ogni cinque docenti assunti, ne viene rimpiazzato solo uno. Questo porterà due gravi conseguenze: moltissimi posti di lavoro in meno, e diminuzione della qualità della didattica.
Abbiamo cercato di capire le ragioni di tale riforma. Abbiamo sentito parlare di “meritocrazia” e di “baroni che devono andare via dall’Università”. Non riusciamo a capire dove sia il premio al merito con questa riforma.
Dopo proteste, manifestazioni, occupazioni in tutta Italia, il governo fa un passo indietro. Lascia i tagli, ma decide di finanziare gli Atenei “virtuosi”. Ora sì che vediamo la tanto attesa meritocrazia. C’è solo un problema. Vengono considerati “virtuosi” gli Atenei il cui bilancio risulti in attivo. Ad oggi, sono pochi gli atenei non in rosso. Se a questi atenei non vengono dati fondi, come potranno mai risanare il loro bilancio? E consideriamo anche gli atenei in attivo. Se si dà una buona parte di finanziamenti, ma si taglia una più cospicua parte di fondi, per quanto il loro bilancio potrà ancora essere in attivo?
Passiamo ora ad analizzare la situazione dei famosi “baroni”. Il termine “baroni” indica presumibilmente i professori ordinari. Il governo vuole mandarli via dall’Università. Strano! Perché proprio in questo periodo sono cambiate le Commissioni dei concorsi nelle Università. E guarda caso sono rimasti fuori dalle Commissioni, ricercatori e professori associati. Sono rimasti proprio i baroni ops, i professori ordinari!!!
Non vogliamo essere presi in giro. Sappiamo e siamo consapevoli che nelle Università ci sono sprechi, e che molte cose non vanno. E noi lo sappiamo, perché lo viviamo ogni giorno.
Noi frequentiamo un’ Università, in cui i professori si assentano e lo fanno spesso; non veniamo avvisati in anticipo di lezioni rinviate o saltate, con la conseguenza che si sta ore ad aspettare e perdere tempo inutilmente. Molti percorrono chilometri ogni giorno e si svegliano all’alba, per poter arrivare puntuali, molti altri pagano l’affitto di una casa per poter frequentare regolarmente i corsi. Abbiamo una segreteria e qualche manager didattica, ma non c’è nessuno che riesca mai a trovare tempo per avvisarci o che si sforzi almeno di essere sempre facilmente rintracciabile. Non abbiamo abbastanza aule, non ci sono tutti gli strumenti necessari per una vita universitaria dignitosa.
Allora capiamo che noi studenti non siamo considerati molto importanti nella nostra Università. Ma senza studenti, l’Università non avrebbe senso di esistere!Noi siamo il motore dell’Università di oggi e vogliamo essere i promotori di una società di domani diversa, una società che non subisce e non accetta, che si ribella e dice ciò che non le piace, una società in cui se uno mangia due pani, e un altro non ne mangia affatto, non afferma che mediamente si sta bene, ma si ferma e grida: “C’è un problema!”.
Siamo tristemente consapevoli del fatto che le nostre università sono gravemente ammalate. Ma noi vogliamo che vengano guarite, non uccise.
Noi protestiamo perché questa legge 133 non ci piace. E contestiamo ogni punto.
– Tagli ai fondi: nel 2009 sono previsti 63,5 milioni di Euro in meno, nel 2010, 190 milioni di Euro, e questo solo per i primi due anni. Sono tagli ai fondi delle Università e a quelli per la ricerca. Discuteremo tra breve quelli alle Università. Esaminiamo ora la ricerca in Italia. I nostri ricercatori stanno negli scantinati, con macchinari rotti o mai utilizzati, per un motivo o per un altro. Inutile dire che un Paese, senza ricerca, senza sperimentazione, non ha futuro. In nessun campo, l’Italia potrà migliorare. Ed è davvero un peccato molto grave se si pensa a quanto è migliorata la qualità della nostra vita, grazie alla ricerca di base. Tutti i ricercatori italiani che hanno studiato e si sono formati in Italia dovranno andare all’estero e lì, porteranno i frutti preziosi del loro studio e del loro lavoro. La ricerca in Italia è già in ginocchio. Ulteriori tagli a cosa porterebbero?Poi ci chiediamo: come mai la Francia per reagire alla grave crisi di questo periodo, aumenta i finanziamenti alla ricerca?E soprattutto, come mai l’Italia ha preso invece la decisione opposta?Vuole forse salvare le Banche con questi fondi?
– Facoltà di trasformare gli atenei in fondazioni private; certo,rimane una facoltà dei singoli atenei, non è mica un obbligo! Ma, riflettiamo un attimo. Se lo Stato non finanzia più o finanzia molto poco le Università, quanti atenei saranno costretti a chiudere, o ad “affidarsi” ad enti privati, con conseguente aumento delle tasse?Quanti e quali enti privati, soprattutto al Sud, saranno disposti a finanziare le Università e quanti potranno permettersi di frequentarle?Sì, “permettersi di frequentarle”, perché studiare, non sarà più un nostro diritto, ma un lusso.
– Blocco turnover: ogni cinque docenti assunti, ne viene rimpiazzato solo uno. Questo porterà due gravi conseguenze: moltissimi posti di lavoro in meno, e diminuzione della qualità della didattica.
Abbiamo cercato di capire le ragioni di tale riforma. Abbiamo sentito parlare di “meritocrazia” e di “baroni che devono andare via dall’Università”. Non riusciamo a capire dove sia il premio al merito con questa riforma.
Dopo proteste, manifestazioni, occupazioni in tutta Italia, il governo fa un passo indietro. Lascia i tagli, ma decide di finanziare gli Atenei “virtuosi”. Ora sì che vediamo la tanto attesa meritocrazia. C’è solo un problema. Vengono considerati “virtuosi” gli Atenei il cui bilancio risulti in attivo. Ad oggi, sono pochi gli atenei non in rosso. Se a questi atenei non vengono dati fondi, come potranno mai risanare il loro bilancio? E consideriamo anche gli atenei in attivo. Se si dà una buona parte di finanziamenti, ma si taglia una più cospicua parte di fondi, per quanto il loro bilancio potrà ancora essere in attivo?
Passiamo ora ad analizzare la situazione dei famosi “baroni”. Il termine “baroni” indica presumibilmente i professori ordinari. Il governo vuole mandarli via dall’Università. Strano! Perché proprio in questo periodo sono cambiate le Commissioni dei concorsi nelle Università. E guarda caso sono rimasti fuori dalle Commissioni, ricercatori e professori associati. Sono rimasti proprio i baroni ops, i professori ordinari!!!
Non vogliamo essere presi in giro. Sappiamo e siamo consapevoli che nelle Università ci sono sprechi, e che molte cose non vanno. E noi lo sappiamo, perché lo viviamo ogni giorno.
Noi frequentiamo un’ Università, in cui i professori si assentano e lo fanno spesso; non veniamo avvisati in anticipo di lezioni rinviate o saltate, con la conseguenza che si sta ore ad aspettare e perdere tempo inutilmente. Molti percorrono chilometri ogni giorno e si svegliano all’alba, per poter arrivare puntuali, molti altri pagano l’affitto di una casa per poter frequentare regolarmente i corsi. Abbiamo una segreteria e qualche manager didattica, ma non c’è nessuno che riesca mai a trovare tempo per avvisarci o che si sforzi almeno di essere sempre facilmente rintracciabile. Non abbiamo abbastanza aule, non ci sono tutti gli strumenti necessari per una vita universitaria dignitosa.
Allora capiamo che noi studenti non siamo considerati molto importanti nella nostra Università. Ma senza studenti, l’Università non avrebbe senso di esistere!Noi siamo il motore dell’Università di oggi e vogliamo essere i promotori di una società di domani diversa, una società che non subisce e non accetta, che si ribella e dice ciò che non le piace, una società in cui se uno mangia due pani, e un altro non ne mangia affatto, non afferma che mediamente si sta bene, ma si ferma e grida: “C’è un problema!”.
Siamo tristemente consapevoli del fatto che le nostre università sono gravemente ammalate. Ma noi vogliamo che vengano guarite, non uccise.
Gli studenti auto-organizzati di San Brunone di Colonia