Non poteva esserci conclusione migliore per la prima edizione del
festival dell’antropologia a Catanzaro. Una fitta tre giorni che
partendo dalla dicotomia strategie di poteremeccanismi di resistenza,
ha vivacizzato per tre giorni una città in cui c’è un evidente
fermento culturale tra conferenze, mostre, laboratori, eventi. Oltre
mille presenze complessive per un convegno che ha posto fin da subito
le basi per una sua definitiva istituzionalizzazione. Strepitoso nella
parte conclusiva dedicata gli spettacoli nel quadro della migliore
edizione di Diagonal Jazz, diretta da Riccardo Maria Mottola,
l’omaggio a Curtis Mayfield realizzato dal fascinoso contrabbassista
William Parker a capo di un collettivo di straordinari musicisti
ulteriormente impreziosito dalla partecipazione del poeta LeRoi Jones
(Amiri Baraka), che la sera precedente aveva risposto con intelligenza
e lucidità su questioni politiche e sociali alla platea di giovani
raccolti presso il cento culturale di via fontana vecchia. Parker e
compagni pongono al centro la complessità e l’articolazione della
musica nera, l’innegabile impatto nei confronti di tutla la cultura
americana, il suo essere alternativa e oppositiva, il suo esistere
come progetto ma soprattutto come arte performativa e collettiva.
Insieme al leader dell’ensamble facevano parte musicisti legati alla
scena musicale del dopo free-jazz: l’armoniosa vocalist e ballerina
Leena Conquest, il tellurico batterista Hamid Drake, l’eleganza
pianistica di Dave Burrell. A questi straordinari musicisti (con
sezione fiati allargata), si è aggiunto Amiri Baraka poeta e
drammaturgo, tra i personaggi di spicco della cultura afroamericana
dai primi anni ’60 e ancora oggi mente lucidissima.
“La musica che è passata dalla vita e dall’opera di Curtis Mayfield
non può essere duplicata – ha spiegato Parker nel backstage, “Curtis
non è stato solamente un autore di canzoni ma un compositore profondo
e prolifico di portata rivoluzionaria., Metterei la sua opera la
fianco di quella di un icona del calibro di Duke Ellington. Curtis è
stato un profeta, un predicatore e sono certo che anche Obama si è
ispirato a lui per mettere a punto la sua campagna politica”. Questi i
presupposti teorici dell’operazione. I risultati artistici sono stati
assolutamente all’altezza delle aspettative: riff aggressivi dei
fiati, soli brevi e ruvidi dei sax, ritmi rocciosi e danzanti (i brevi
duetti fra Parker e Drake erano di veemente coerenza). E se il
concerto ha pescato nel grande calderone della musica nera il suo
svolgere gospel alla quale concorrono in misura determinante la
splendida voce di Leena Conquest, che cantava i testi di Mayfield e
quella di Amiri Baraka che declamando col piglio di un predicatore,
versi Intrisi di corrosiva critica sociale che andavano così ad
integrare al meglio quelli originali di Mayfield.
Poco prima l’antropologo Luigi Lombardi Satriani aveva riassunto i
dettagli di questa sfida andando a ripercorrere le tappe che hanno
portato alla genesi del festival con la piena disponibilità del
Sindaco di Catanzaro Rosario Olivo e l’assessore alla Pubblica
Istruzione Danilo Gatto: “Poteva essere più facile farlo altrove,
qualcuno mi ha dato del pazzo- ha sostenuto il professore- invece lo
abbiamo voluto qui a Catanzaro, ponendo un primo tassello di quella
che ci auguriamo possa diventare una fortezza. La parola chiave che ha
guidato il festival e gli interventi di ognuno di noi è stata di certo
“Ripensare”, ovvero ripensare il sud, ripensare le categorie
interpretative ed etno-centriche. Questo per evitare di perderci
nell’oblio. Abbiamo voluto rendere omaggio a levi strauss dedicandogli
attenzione critica non certo celebrando un rito di generica e acritica
esaltazione. A lui fa eco Gatto: “Ci si è soffermati su alcune
tematiche quotidiane analizzandole però sotto una lente antropologica.
Scomponendole e rileggendole in chiave critica, con l’intento di
offrire sollecitazioni che permettessero di focalizzarci su un dato
locale e non globale, all’interno del quale si incrociano escorrono
sguardi meticci, con l’auspicio di trasformare il monologo in dialogo.
Occorre recuperare questa dialogicità che invece rischia di perdersi,
per non strumentalizzare e prostituire il folklore che dovrebbe invece
essere valorizzato al massimo.”
Nell’ultima giornata di rilievo l’intervento del professore Antonino
Buttitta che con ilarità ed intelligenza ha scomposto la dicotomia
tutta occidentale tra oriente ed occidente-“Non bisogna pensare le
culture come un blocco monolitico, noi siamo frutto di una
molteplicità di interazioni”. Appuntamento quindi al 2009, con un
lavoro che partirà da subito nelle intenzioni del comitato
scientifico.
festival dell’antropologia a Catanzaro. Una fitta tre giorni che
partendo dalla dicotomia strategie di poteremeccanismi di resistenza,
ha vivacizzato per tre giorni una città in cui c’è un evidente
fermento culturale tra conferenze, mostre, laboratori, eventi. Oltre
mille presenze complessive per un convegno che ha posto fin da subito
le basi per una sua definitiva istituzionalizzazione. Strepitoso nella
parte conclusiva dedicata gli spettacoli nel quadro della migliore
edizione di Diagonal Jazz, diretta da Riccardo Maria Mottola,
l’omaggio a Curtis Mayfield realizzato dal fascinoso contrabbassista
William Parker a capo di un collettivo di straordinari musicisti
ulteriormente impreziosito dalla partecipazione del poeta LeRoi Jones
(Amiri Baraka), che la sera precedente aveva risposto con intelligenza
e lucidità su questioni politiche e sociali alla platea di giovani
raccolti presso il cento culturale di via fontana vecchia. Parker e
compagni pongono al centro la complessità e l’articolazione della
musica nera, l’innegabile impatto nei confronti di tutla la cultura
americana, il suo essere alternativa e oppositiva, il suo esistere
come progetto ma soprattutto come arte performativa e collettiva.
Insieme al leader dell’ensamble facevano parte musicisti legati alla
scena musicale del dopo free-jazz: l’armoniosa vocalist e ballerina
Leena Conquest, il tellurico batterista Hamid Drake, l’eleganza
pianistica di Dave Burrell. A questi straordinari musicisti (con
sezione fiati allargata), si è aggiunto Amiri Baraka poeta e
drammaturgo, tra i personaggi di spicco della cultura afroamericana
dai primi anni ’60 e ancora oggi mente lucidissima.
“La musica che è passata dalla vita e dall’opera di Curtis Mayfield
non può essere duplicata – ha spiegato Parker nel backstage, “Curtis
non è stato solamente un autore di canzoni ma un compositore profondo
e prolifico di portata rivoluzionaria., Metterei la sua opera la
fianco di quella di un icona del calibro di Duke Ellington. Curtis è
stato un profeta, un predicatore e sono certo che anche Obama si è
ispirato a lui per mettere a punto la sua campagna politica”. Questi i
presupposti teorici dell’operazione. I risultati artistici sono stati
assolutamente all’altezza delle aspettative: riff aggressivi dei
fiati, soli brevi e ruvidi dei sax, ritmi rocciosi e danzanti (i brevi
duetti fra Parker e Drake erano di veemente coerenza). E se il
concerto ha pescato nel grande calderone della musica nera il suo
svolgere gospel alla quale concorrono in misura determinante la
splendida voce di Leena Conquest, che cantava i testi di Mayfield e
quella di Amiri Baraka che declamando col piglio di un predicatore,
versi Intrisi di corrosiva critica sociale che andavano così ad
integrare al meglio quelli originali di Mayfield.
Poco prima l’antropologo Luigi Lombardi Satriani aveva riassunto i
dettagli di questa sfida andando a ripercorrere le tappe che hanno
portato alla genesi del festival con la piena disponibilità del
Sindaco di Catanzaro Rosario Olivo e l’assessore alla Pubblica
Istruzione Danilo Gatto: “Poteva essere più facile farlo altrove,
qualcuno mi ha dato del pazzo- ha sostenuto il professore- invece lo
abbiamo voluto qui a Catanzaro, ponendo un primo tassello di quella
che ci auguriamo possa diventare una fortezza. La parola chiave che ha
guidato il festival e gli interventi di ognuno di noi è stata di certo
“Ripensare”, ovvero ripensare il sud, ripensare le categorie
interpretative ed etno-centriche. Questo per evitare di perderci
nell’oblio. Abbiamo voluto rendere omaggio a levi strauss dedicandogli
attenzione critica non certo celebrando un rito di generica e acritica
esaltazione. A lui fa eco Gatto: “Ci si è soffermati su alcune
tematiche quotidiane analizzandole però sotto una lente antropologica.
Scomponendole e rileggendole in chiave critica, con l’intento di
offrire sollecitazioni che permettessero di focalizzarci su un dato
locale e non globale, all’interno del quale si incrociano escorrono
sguardi meticci, con l’auspicio di trasformare il monologo in dialogo.
Occorre recuperare questa dialogicità che invece rischia di perdersi,
per non strumentalizzare e prostituire il folklore che dovrebbe invece
essere valorizzato al massimo.”
Nell’ultima giornata di rilievo l’intervento del professore Antonino
Buttitta che con ilarità ed intelligenza ha scomposto la dicotomia
tutta occidentale tra oriente ed occidente-“Non bisogna pensare le
culture come un blocco monolitico, noi siamo frutto di una
molteplicità di interazioni”. Appuntamento quindi al 2009, con un
lavoro che partirà da subito nelle intenzioni del comitato
scientifico.