“Villa Puca e Villa Nuccia non sono delle abitazioni di lusso con grande parco annesso. E la San Vincenzo non è la statua del Santo da portare in processione nella sua ricorrenza festosa. Sono, invece, le tre cliniche che operavano in Città da circa un trentennio e che da qualche mese, tra riforme della psichiatria e ristrutturazione del sistema sanitario regionale, sono scomparse dalla scena cittadina. Il danno per la Città, che aveva costruito intorno alle sue cliniche private e ai suoi due ospedali una sorta di modello originale da copiare e un punto di riferimento per l’intera Calabria, è grande ed irreparabile. Incide sull’economia, ancorché troppo debole, sulla qualità della vita dei cittadini, sul prestigio, sempre più indebolito, sulle prospettive , sempre più incerte della Città e sul ruolo stesso di Capoluogo di Regione. Le battaglie che abbiamo fatto per difendere queste strutture sono state inutili.
Il motivo va da ricercarsi negli errori di valutazione e nella mancanza di senso politico della classe dirigente della Città. Di tutti i colori e di tutte le istituzioni. E di tutte le categorie, specialmente di quelle produttive.
Le Città vivono, prosperano e si difendono sul terreno della difesa e della valorizzazione propria identità. La progressiva nostra debolezza, che cammina sulla pelle della Città in questi anni, deriva non soltanto dalla mancanza di idee nuove, ma anche dalla mancata difesa delle grandi ricchezze e dello loro specificità anticamente presenti nel territorio.
Lungo e ben noto è l’elenco di realtà istituzionali ed economiche che sono andate perdute, per insipienza o ruberia altrui.
Tuttavia, la vicenda della chiusura delle tre cliniche, assume un carattere diverso e più drammatico.
Non è in gioco più la tenuta di un modello, ma il lavoro di circa duecento persone e la sicurezza di altrettante famiglie. Ben consapevole che la questione lavoro e quella dei lavoratori licenziati dal settore sanità dipende dalla Regione, il Comune non può restare a guardare.
La questione sociale che si è aperta, dura ed inquietante, è cosa che riguarda l’Amministrazione comunale Essa, in tutta la sua interezza, deve stare accanto ai lavoratori e sostenerli con forza e determinazione nel confronto durissimo che si è aperto con il Governo regionale.
Il motivo va da ricercarsi negli errori di valutazione e nella mancanza di senso politico della classe dirigente della Città. Di tutti i colori e di tutte le istituzioni. E di tutte le categorie, specialmente di quelle produttive.
Le Città vivono, prosperano e si difendono sul terreno della difesa e della valorizzazione propria identità. La progressiva nostra debolezza, che cammina sulla pelle della Città in questi anni, deriva non soltanto dalla mancanza di idee nuove, ma anche dalla mancata difesa delle grandi ricchezze e dello loro specificità anticamente presenti nel territorio.
Lungo e ben noto è l’elenco di realtà istituzionali ed economiche che sono andate perdute, per insipienza o ruberia altrui.
Tuttavia, la vicenda della chiusura delle tre cliniche, assume un carattere diverso e più drammatico.
Non è in gioco più la tenuta di un modello, ma il lavoro di circa duecento persone e la sicurezza di altrettante famiglie. Ben consapevole che la questione lavoro e quella dei lavoratori licenziati dal settore sanità dipende dalla Regione, il Comune non può restare a guardare.
La questione sociale che si è aperta, dura ed inquietante, è cosa che riguarda l’Amministrazione comunale Essa, in tutta la sua interezza, deve stare accanto ai lavoratori e sostenerli con forza e determinazione nel confronto durissimo che si è aperto con il Governo regionale.
Su questa vertenza “politica”, come su tutte le altre già aperte o che si apriranno sul territorio comunale, il Comune dovrà rappresentare il difensore “civico”, che non abbandonerà il campo fino a quando anche un solo posto di lavoro non venisse garantito e chi degnamente lo ricopriva”.