Si allarga l’inchiesta che lo scorso anno aveva portato all’arresto di un funzionario dell’Universita’ di Catanzaro, Francesco Marcello, 50 anni, e al sequestro di tre lauree, dopo che era stato scoperto che il funzionario avrebbe falsicato i libretti universitari in cambio di soldi, facendo risultare esami mai sostenuti. Il sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Catanzaro, Salvatore Curcio, ha infatti disposto l’ulteriore sequestro di tredici lauree. Per ora, dunque, sarebbero sedici i titoli di laurea conseguiti con il metodo escogitato dal funzionario.
L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe falsificato le firme dei docenti sui libretti, facendo risultare esami mai sostenuti.
L’inchiesta era partita da una denuncia presentata dal Senato accademico dell’Ateneo, dopo che nel corso di alcune sessioni di laurea erano state notate le firme sui libretti. L’allarme era stato lanciato da un docente, che non aveva riconosciuto la firma sul libretto di una studentessa. Il sequestro delle tredici lauree, effettuato dai carabinieri, apre quindi un nuovo filone, che vedra’ coinvolti altrettanti studenti, ora laureati. Nei confronti dei primi tre neo dottori coinvolti nell’inchiesta, era scattata la denuncia per corruzione, falso ideologico e materiale in concorso, che li aveva portati alla condanna in primo grado.
L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe falsificato le firme dei docenti sui libretti, facendo risultare esami mai sostenuti.
L’inchiesta era partita da una denuncia presentata dal Senato accademico dell’Ateneo, dopo che nel corso di alcune sessioni di laurea erano state notate le firme sui libretti. L’allarme era stato lanciato da un docente, che non aveva riconosciuto la firma sul libretto di una studentessa. Il sequestro delle tredici lauree, effettuato dai carabinieri, apre quindi un nuovo filone, che vedra’ coinvolti altrettanti studenti, ora laureati. Nei confronti dei primi tre neo dottori coinvolti nell’inchiesta, era scattata la denuncia per corruzione, falso ideologico e materiale in concorso, che li aveva portati alla condanna in primo grado.