Barberio commenta su Occhini e polemica Stadio

riceviamo e pubblichiamo

Dopo il felice esordio del Catanzaro in campionato, c’è da augurarsi che il collega Eugenio Occhini non decida di ascrivere ai meriti dell’attuale amministrazione comunale anche la prima vittoria stagionale dei Giallorossi.
Non mi meraviglierei, considerato che, secondo il capogruppo di Rifondazione, tutto ciò che di

positivo starebbe avvenendo nel capoluogo sarebbe il frutto del lavoro dell’attuale giunta, impegnata a costruire sulle macerie lasciate in eredità dalle precedenti amministrazioni.

Tutti i condizionali, come si suol dire, sono d’obbligo e dunque siamo obbligati a chiedere ancora una volta al sindaco Olivo di sollecitare maggiore prudenza ai consiglieri che lo sostengono.
La verità è infatti scritta nero su bianco: l’attenzione rivolta allo stadio Ceravolo negli anni scorsi è sancita in atti; lo ha ricordato molto opportunamente l’ex assessore allo sport, Sgromo. Nel 2008, invece, abbiamo dovuto assistere, per la prima volta nella storia del calcio catanzarese, a un esordio in campionato a porte chiuse, con la squadra priva di quel sostegno di una tifoseria che tutta Italia ci  invidia. E anche questo è un fatto. Anzi, è “il” fatto.
Vale davvero poco ricordare, come fa il collega Occhini, gli impegni profusi, i finanziamenti reperiti e quant’altro: si è giocato a porte chiuse e dunque il Comune, proprietario del Ceravolo guarda caso proprio grazie alla concretezza delle amministrazioni Abramo, ha mancato l’appuntamento. Ha fallito l’obiettivo.
Eppure, fin dalla scorsa primavera, non sono mancate le sollecitazioni e gli inviti a lavorare per tempo. Sono giunte dagli amministratori più ragionevoli, di opposizione ma privi di pregiudizi ideologici perché preoccupati solo dell’interesse superiore della città; sono giunte dalla stampa più attenta, ingiustamente accusata in quelle circostanze di essere profeta di sventura; sono giunte da un’opinione pubblica che legittimamente tiene alla storia calcistica di Catanzaro come a un prezioso patrimonio da difendere.
Il risultato, però, alla fine è stato il Ceravolo desolatamente vuoto.
La verità è che questa amministrazione si sta caratterizzando solo per la politica degli annunci senza conseguenze concrete. Avvitata com’è nelle diatribe interne alla maggioranza e negli equilibrismi politici, che si traducono inevitabilmente nell’inefficienza, nella mancanza di coordinamento dell’azione politico-amministrativa dei diversi settori, nell’incapacità di tradurre in “fatti” le dichiarazioni di intenti.
Tutto questo, a dispetto di una volontà di lavorare che sembra invece animare il sindaco Olivo, al quale non possiamo che ribadire la nostra disponibilità a sostenere, responsabilmente e senza inciuci di alcun genere, ogni iniziativa che si dimostri davvero concretamente utile per la città. Lo faremo senza chiedere in cambio alcunché ma per senso del dovere nei confronti dei cittadini. Occorre però che il sindaco prenda atto che siamo quasi al giro di boa dell’attuale consiliatura e che la città non può andare avanti di solo fumo: occorre anche l’arrosto.

Non servono gli avvocati d’ufficio che ci rammentino i finanziamenti reperiti da Olivo all’epoca della sua presidenza del governo regionale. Anche perché saremmo costretti a ricordare ancora una volta a chi finge di essere sordo che i cantieri aperti con quelle risorse rimasero poi fermi per anni e che a completare quelle opere dovette pensarci l’amministrazione Abramo, essa sì impostata fin da subito per operare e non perdersi in chiacchiere e in annunci privi di riscontro concreto.  

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Redazione

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