Il Sindacato di Polizia CONSAP solidarizza con i colleghi aggrediti dai rom e rilancia la vertenza “sicurezza” nel capoluogo calabrese.
E’ necessaria la presa di posizione della Segreteria Provinciale catanzarese e di quella Regionale calabrese del Sindacato di Polizia Consap – la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia – in relazione al grave atto perpetrato ai danni dei colleghi della Squadra Mobile lunedì sera a Catanzaro i quali si sono visti aggrediti da numerosi rom scatenati riuscendo nell’intento di vanificare l’operato degli investigatori impegnati in una delicata attività di Polizia Giudiziaria.
I rom hanno lanciato di tutto all’indirizzo dell’equipaggio della Squadra Mobile che ha rischiato un vero e proprio linciaggio, vanificato solo dall’intervento sul posto di altre pattuglie delle Forze dell’Ordine che hanno ripristinato la calma.
E’ veramennte allarmante quanto si è verificato perché il messaggio di tale illegale gesto potrebbe essere quello di far ritenere che i luoghi ove risiedono i rom costituiscono una “Zona Invalicabile” anche per le Forze di Polizia.
A tale azione inconsulta, che per puro caso non ha determinato lesioni ai Colleghi intervenuti, bisogna dare una risposta in termini di legalità per far capire che non esistono aree ove non vige la legge dello Stato, per potenziare gli strumenti volti ad arginare il fenomeno. Questa situazione di degrado sociale e di sottocultura potrebbe determinare, per come già si sta verificando, momenti di invivibilità non solo per i tutori della legge ma soprattutto per quei cittadini che abitano nei quartieri adiacenti agli accampamenti dei rom di questo centro e per coloro che ancora credono nella legge e nelle sue applicazioni.
Contestiamo fermamente il frutto di una politica che invece di creare integrazione per tali etnie, le ha raggruppate in siti, ovvero ghetti, ove spesso accade di tutto e non è consentita alcuna forma di controllo giornaliero alle singole pattuglie a meno che di rischiare per un pugno di euro la propria vita e la sussistenza alimentare dei propri cari. Qualche medaglia non crediamo ripaghi tali eventualità.
La Polizia di Stato rappresenta l’anello debole della catena istituzionale e subisce la spesso colpevole inerzia di altri organismi preposti che, con danaro, con strutture, con mezzi, sarebbero chiamati alla risoluzione politica della mancata integrazione. Ognuno dovrebbe fare la sua parte anche mediante dei servizi coordinati che possano consentire, oltre alla verifica di situazioni di illegalità, anche un censimento aggiornato dei residenti nei vari accampamenti.
Dobbiamo invece registrare la continua e singolare modalità di sacrificio delle Forze dell’Ordine che, in ogni caso, compiono il loro dovere a fronte del costante sacrificio personale ma che non odono nulla di concreto sul fronte della risoluzione del delicato problema.
Il bisogno di una polizia protagonista nelle vicende della sicurezza è chiaro solo agli addetti ai lavori ed invece percepiamo nelle discussioni che si accavallano sui vari pacchetti sicurezza la distanza delle istituzioni nell’indagare i titolari dell’officina, gli operai in divisa.
Non bisogna lasciare da soli gli operatori delle Forze dell’Ordine per arginare un fenomeno di tale portata che potrebbe determinare anche l’uso delle armi di fronte all’imminente pericolo della propria incolumità, per poi doverne affrontare le conseguenze giudiziarie. Infatti l’Organo Giudiziario, che non ha mai affrontato in prima persona situazioni di pericolo tali, potrebbe ritenere sulla base di una asettica valutazione degli atti documentali che si è verificato un uso non leggittimo delle armi o un atto non proporzionato all’offesa che, a mente fredda, può apparire di lieve entità solo perché il Collega per caso fortuito non è stato attinto dagli oggetti contundenti di varia natura scagliati nella circostanza.
Allora l’Operatore di Diritto si troverebbe ancora più solo perché ha reagito istintivamente per tutelare la propria incolumità andando incontro a vicende giudiziarie dalle quali non si esclude danni.
Peraltro, il contesto in questione potrebbe anche determinare reazioni sconsiderate
Noi della Consap ci ribelliamo a tale situazione ed invitiamo le Forze politiche locali e nazionali ad affrontare la vicenda nelle sedi opportune per ripristinare lo Stato di Diritto.
Chiediamo uno sforzo comune per la realizzazione concreta di un tavolo di dibattito che investa non solo le problematiche rom ma ponga gli accenti sugli adeguamenti veri e concreti ad una sicurezza non di facciata . A cominciare dai civici consessi comunale e provinciale vorremmo che sia inserito il nostro “ pacchetto sicurezza” in prossime riunioni anche di carattere straordinario, un pacchetto sicurezza che, esposto dagli operai in divisa, assumerà carattere certamente più pregnante e più concreto . Potremmo anche sconvolgere qualche ben pensante esponendo lo stato di invivibilità in cui versa il nostro capoluogo e potremmo scandalizzare qualche contribuente ancora per fortuna onesto su quanta poca attenzione esiste su di noi, sulle nostre strutture, sulle nostre vite.
Le Segreterie Provinciale e Regionale CONSAP Catanzaro e Calabria