Dopo il rutilante 3-2 dello scorso anno, l’allegra brigata Pittelliana torna in riva al tirreno con nuove, malcelate ambizioni di alta classifica.
Stavolta il giovane e irruento mediano Giovanni Ruscio farà l’appello nell’altro stanzone, ma noi tiriamo innanzi e ci recheremo anche al Razza di Vibo. Già, Vibo…in origine era un centro siculo (Paolo Orsi restituì alla luce la sua necropoli), poi fu colonizzata dai locresi, (e adesso colonizzateci tutti) che la chiamarono Hipponion e vi edificarono templi per il culto di Proserpina. Forte della protezione di Gelone , tiranno siracusano, si ribellò vittoriosamente a Locri, quindi, entrata nella Lega contro Siracusa ed i Lucani, nel 389 A. C, partecipò alla battaglia dell’Elleporo. L’anno seguente, Dioniso il Vecchio, l’assalì, la distrusse e deportò gli abitanti a Siracusa. Nel 379 Cartagine, vittoriosa in trasferta sul difficile campo del Dioniso, richiamò gli stessi che la ricostruirono.
Contesa tra bruzi (cosentini ante1914) e locresi, divenne infine, nel 192 A.C. colonia romana ma non romanista, che le mutarono il nome in Valentia. Teatro delle lotte tra Cesare e Pompeo e tra Ottaviano (Imperatore omonimo della fermata della Metro a roma) e Sesto, poi tra bizantini, saraceni e normanni, ebbe sempre grande importanza militare e commerciale, grazie alla posizione geografica strategica ed all’intensa attività del porto. da cui oggi comodamente in tre/quattro ore di navigazione si raggiunge stromboli per un aperitivo niente male.
Ruggero il Normanno (detto Ruggeru ‘u biondu), che vi costruì il castello, (poi ampliato da Carlo II D’Angiò nel 1289), la lasciò decadere, preferendole la vicina Mileto, da lui eletta capitale della Contea, dove trasferì anche la sede vescovile. Dopo un periodo di totale abbandono, fu ricostruita da Federico II nel 1235 e cominciò, con il nome di Monteleone, a riguadagnarsi la giusta fama di centro culturale, ottenendo ulteriore prestigio durante il periodo napoleonico, quando Murat, la elesse Capoluogo di Calabria Ultra e venne arricchita di nuovi edifici. Feudo dei Caracciolo, dei Brancaccio, dei Pignatelli, Monteleone tornò a chiamarsi Vibo Valentia il 4 gennaio 1928, per decreto fascista. dal 6 Marzo 1992 è Capoluogo di Provincia.
E se domenica ci volesse regalare qualche scampolo di sole autunnale, a pochi km di distanza vi è Pizzo col celebre castello di Murat e il sempre ottimo tartufo in piazza, da accompagnare a una buona mangiata di pesce annaffiata con un bianco locale. Quest’ultimo sarà utilissimo a farvi comprendere gli arditi schemi e le giocate in velocità dei ragazzi di mister Cittadino, ma dobbiamo raccomandare al guidatore di astenersi dal bere anche se questo comporterà inevitabilmente la visione della gara in totale lucidità, cosa di cui si assumerà ogni rischio e pericolo. Noi vi avevamo avvertiti…