di Olga Iembo
CATANZARO —
All’inizio, le carte dell’inchiesta contemplavano anche un preciso caso di presunti illeciti nella gestione di forniture di materiale all’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio, che sarebbero stati attuati utilizzando il presupposto dell’urgenza dei lavori da espletare, e agevolando ditte compiacenti per ottenere in cambio guadagni illeciti. Non comparirono poi, nell’avviso di conclusione delle indagini, i nomi di quattro persone collegate a quella specifica ipotesi, le cui posizioni furono stralciate. Invece rispetto al nucleo dell’impianto accusatorio, relativo agli presunti stabili accordi per disporre a piacimento delle gare d’appalto presso As e Ospedali, comparirono in più, accanto ai già citati Loiero, e poi Francesco De Salvia, Giuseppe Giusto, Alessandro Firpo, Mario Iacono, Riccardo Fatarella, Domencio Scuteri, anche i nomi di Luigi Antonio Macrì, e di Michelino Lanzo. L’ulteriore novità rispetto agli avvisi di garanzia fu che l’ipotesi di associazione a delinquere viene contestata a tutti (tranne che al solo Macrì), assieme al concorso in turbata libertà degli incanti continuata.
Il quadro ricostruito dal pm De Magistris, sulla scorta delle investigazioni dei carabinieri del Reparto operativo di Catanzaro e dei colleghi del Nas, è semplice quanto grave: il gruppo avrebbe stretto un patto illecito che, grazie al contributo garantito dalle funzioni “apicali” svolte da Loiero, consentiva agli imprenditori della Ital Tbs spa di accaparrarsi gli appalti, ricambiando lautamente con doni (rispetto a cui evidenti riferimenti emergerebbero in diverse conversazioni intercettate) e “debiti di riconoscenza” da far valere in tempo di elezioni. Loiero, infatti, è indagato nella sua qualità di presidente della Regione ma anche rispetto a prima delle elezioni regionali, avvenute nell’aprile del 2005. Il governatore calabrese, assieme al suo capo di Gabinetto, nonché commissario straordinario pro tempore dell’As di Crotone (ruolo che non ricopre più), si sarebbe premurato di indicare di volta in volta ai componenti del sodalizio criminale facenti capo alla società Ital-Tbs i referenti presso le As o le Ao dove si dovevano tenere le gare d’appalto prese di mira. Collusioni e innegabili possibilità di “incidere e condizionare le strategie sanitarie degli organismi competenti”, poi, consentivano di “agganciare” i referenti e attuare una strategia altrettanto semplice: fornire all’amministratore pubblico colluso un capitolato ideato “su misura” per la Ital Tbs (che contenesse cioè requisiti tali da far risultare necessariamente vincitrice quella spa, la quale si inseriva in Ati quando non c’erano le condizioni per raggiungere l’obiettivo da sola), spiegargli come procedere e seguire tutto il procedimento passo passo fino all’aggiudicazione.
Propio a questo sistema si faceva riferimento già nei primi avvisi di garanzia, laddove gli inquirenti scrivevano di una “persona che riveste ruolo apicale presso la Regione Calabria” che avrebbe indicato ai componenti della presunta associazione a delinquere finalizzata all’aggiudicazione illecita di appalti presso ospedali e strutture calabresi il giusto “punto di riferimento per diverse questioni sanitarie”. Un modus operandi che, tanto per dirne una, avrebbe portato secondo l’accusa all’illecita aggiudicazione da parte della Ital Tbs, la quale era capofila di un’Ati (affiancata dalla società Tea), avvenuta il 6 luglio 2005, della gara d’appalto avente ad oggetto la fornitura di un servizio integrato per la gestione di apparecchiature elettromedicali installate all’Ao Pugliese-Ciaccio (e la manutenzione per il quinquennio 2005-09 per un importo di 1.400.000 euro annui) per un totale di 7 milioni di euro.
L’intero costrutto accusatorio è fatto, allo stato, di mere ipotesi, rispetto alle quali a nessun titolo è possibile parlare di colpevolezza degli indagati, e che dovranno essere vagliate in sede giudiziaria. A breve, in particolare, sarà il gup di Catanzaro a dire se le teorie della Procura siano sufficientemente fondate da mandare le persone coinvolte alla sbarra, oppure no, tanto da richiederne il proscioglimento.
Tutte le persone indagate e le singole contestazioni
Agazio Loiero, 66enne di Santa Severina, nella sua qualità di presidente della Giunta regionale della Calabria è indagato per associazione a delinquere e concorso in turbata libertà degli incanti, a Catanzaro, nella Regione Calabria e altre parti del territorio nazionale dal 2004 al 2006 (è difeso da Nicola Cantafora).
Riccardo Fatarella, 55enne di Grosseto, residente a Roma, in qualità di direttore generale dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, è indagato per associazione a delinquere e concorso in turbata libertà degli incanti, a Catanzaro e altrove negli anni 2004-06 (è difeso da Guido Calvi e Anselmo Torchia).
Vincenzo Domenico Scuteri, 59enne di Locri, residente a Catanzaro, in qualità prima di direttore amministrativo dell’Ao Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, poi di commissario straordinario presso l’Ao Mater Domini di Catanzaro, è indagato per associazione a delinquere e concorso in turbata libertà degli incanti a Catanzaro e altrove negli anni 2004-06 (è difeso da Cantafora).
Alessandro Firpo, 59enne nato e residente a Torino, in qualità di dirigente della società Ital Tbs; Mario Iacono, 58enne nato a Malborghetto Valburna (Ud) e residente a Trieste, in qualità di dirigente della Ital Tbs; Giuseppe Giusto, 40enne nato a Reggio Calabria e residente a Catania, in qualità di responsabile dell’area sud della società Ital Tbs; Francesco De Salvia, 71enne nato e residente a Foggia, quale rappresentante per le vendite della società Ital Tbs; sono tutti indagati per associazione a delinquere, concorso in turbata libertà degli incanti, a Catanzaro, nella regione Calabria e in altre parti del territorio nazionale dal 2004 al 2006 (sono difesi da Giuseppe Fonte, Giuseppe Ciancia, Fulvio Granaria, Daniele Taniolo, Carmine Pullano).
Michelino Lanzo, 54enne nato a Laureana di Borrello (RC), e residente a Catanzaro, nella sua qualità di commissario straordinario pro tempore presso l’Azienda sanitaria di Crotone, nonché capo di Gabinetto del presidente della Giunta regionale Loiero, è indagato per associazione a delinquere e concorso in turbata libertà degli incanti, a Catanzaro, nella regione Calabria e in altre parti del territorio nazionale dal 2004 al 2006 (è difeso da Saverio Raspa).
Luigi Antonio Macrì, 31enne nato a Taurianova e residente a Ferruzzano (Cz), nella sua qualità di componente della commissione di gara presso l’As 11 di Reggio, è indagato per concorso in turbata libertà degli incanti (è difeso da Raspa).
Gli appalti finiti nel mirino dei carabinieri
Dall’inchiesta venuta alla ribalta nel dicembre 2005, non sembrava emergere un occasionale progetto criminoso per mettere le mani su uno specifico appalto, ma un ben più lungimirante e radicato modus agendi che potesse consentire alla società incriminata, finita sotto la lente dei militari dell’Arma e della Procura, di penetrare fin nel profondo del tessuto dell’intera sanità calabrese. Questa l’inquientante ipotesi degli investigatori che, con l’ennesima dirompente inchiesta sul mondo della sventurata ospedalità regionale, avrebbero messo insieme, pezzo dopo pezzo, un mosaico fatto di presunti illeciti ripetuti oggi qua, domani là, nelle province della punta dello “Stivale”, e poi sempre più su, fino a chi tiene le fila dell’intero discorso. Un’ipotesi che da subito aveva lasciato spazio al pensiero di una possibile espansione delle indagini, col coinvolgimento di nuovi indagati illustri, e che poggiava su puntuali indizi raccolti dagli inquirenti. La sintesi dei fatti racchiusa negli avvisi di garanzia notificati il 16 dicembre 2005, infatti, partiva dalla presunta illecita aggiudicazione dell’appalto per la gestione di apparecchiature elettromedicali per 5 anni (dal 2005 al 2009, per un totale 7 milioni di euro) presso l’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro all’Ati di cui è capofila la Ital Tbs, per poi svelare, uno dopo l’altro, significativi riferimenti a ulteriori gare d’appalto e situazioni ancor più “allettanti”.
As 7 di Catanzaro
Modalità illecite di aggiudicazione, come quelle relative all’appalto per il Pugliese-Ciaccio, sarebbero state perpetrate secondo l’accusa anche rispetto alla gara per il medesimo oggetto presso l’As 7 di Catanzaro. Lo confermerebbe il fatto che il 27 giugno 2005, stando alle risultanze d’indagine, De Salvia “chiede alla filiale di Catania della Ital Tbs una copia del capitolato simile a quello del global service del Pugliese-Ciaccio”, informando Giusto di stare “operando” anche presso quella As.
Ao Mater Domini
Modalità illecite di aggiudicazione sono state riscontrate inoltre dai carabinieri presso l’Ao Mater Domini di Catanzaro, a quanto risulta concordate fra De Salvia e Scuteri, nominato commissario straordinario dell’Ao nell’agosto 2005. Per questa gara, evidenziano gli investigatori, il primo settembre 2005 “De Salvia si fa spedire un capitolato ad hoc dalla Ital Tbs di trieste, che viene fatto giungere proprio alla segreteria di Scuteri”. Tutto salta, secondo l’accusa, per via delle perquisizioni dei carabinieri che non consentono l’illecita aggiudicazione.
As 11 di Reggio Calabria e Ospedale di Crotone
Precisi interessi del duo De Salvia-Giusto sarebbero emersi anche con riferimento all’As 11 (RC). Interessi da concretizzare grazie a quel “giusto canale” per “diverse questioni sanitarie” che sarebbe stato indicato al primo, da una persona che riveste un ruolo di vertice alla Regione, nella persona di Michele Lanzo, già commissario straordinario dell’As 5 (Kr) che, avendo pure un’importante posizione nel governo della Calabria, si sarebbe “attivato anche per la gara presso l’Ospedale di Crotone”.
Ospedale di Locri
Le mire della Ital Tbs non avrebbero risparmiato anche una gara indetta all’ospedale di Locri, rispetto a cui i referenti della società si sarebbero prontamente attivati “agganciando chi di dovere” per concorrere all’aggiudicazione. Sarebbe stato lo stesso Giusto a rassicurare De Salvia di riuscire a trovare “la strada per arrivare all’uomo”. Il presunto proposito illecito, secondo la Procura, sarebbe poi andato a monte verosimilmente in seguito all’omicidio del vice presidente della Regione, Francesco Fortugno, assassinato il 16 ottobre.
Piano sanitario regionale
Il più vasto proposito illecito ipotizzato dagli investigatori, quello cioè di “penetrare in diversi affari della sanità”, sarebbe stato confermato dal fattivo interessamento nei confronti del Piano sanitario regionale calabrese, che sarebbe emerso nel corso delle indagini.