Personale del Comune di Catanzaro, poche spese ma zero assunzioni

La città dei Tre colli è fra le più virtuose d’Italia: solo il 28,5 per cento del Bilancio è destinato agli impiegati. Concorsi bloccati, età media dei dipendenti elevata e pensionati non sempre rimpiazzati

di Fabio Lepre –  www.ildomanionline.it

CATANZARO – C’è un Comune “lombardo” in Calabria. È Catanzaro. Con il suo 28,5 per cento di Bilancio comunale destinato al pagamento degli stipendi del personale dipendente, Palazzo de Nobili, sede del municipio, sbaraglia i colleghi calabresi di campanile e si colloca – ma il dato è da verificare con accuratezza – in cima alla graduatoria dei Comuni della regione con la spesa più bassa per i lavoratori d’ufficio. Ed è talmente bassa da risultare inferiore alla media del costo del personale nella Lombardia che si attesta a un ottimo 29 per cento ovvero la percentuale più bassa d’Italia. E il 28,5 per cento di Catanzaro acquista ancora più valore se accostato a quel 37 per cento di denaro pubblico, mediamente utilizzato dai 409 Comuni calabresi per pagare l’esercito di dipendenti comunali. Un costo talmente spropositato da permettere alla Calabria di occupare, con la Campania, l’ultimo gradino d’Italia. Ma tutto sommato il ministero dell’Economia consente ai Comuni di spendere fino al 41 per cento delle risorse per pagare i suoi dipendenti. Fin qui le buone notizie. Perché diciamola tutta, quello di Catanzaro, in fondo, non è proprio un esercito di dipendenti comunali. Concorsi bloccati da tempo, personale con un’età media un po’ troppo alta, pensionati che non vengono sostituiti e scarso turn over di impiegati. Forse con una decina di vigili urbani in più sulle strade e qualche volto nuovo negli uffici comunali, dall’Urbanistica ai Tributi, quella percentuale di spesa per personale subirebbe qualche lieve variazione. E la città acquisterebbe un volto nuovo: servizi migliori e abitanti più sorridenti. A ogni modo, Catanzaro sembra essere un Comune virtuoso e con rassicuranti prospettive di crescita, considerati quei quattordici milioni di euro di avanzo di amministrazione. In fin dei conti sono i piccoli Comuni a doversi dare una mossa. Magari unendosi per risparmiare qualche euro e offrire servizi migliori con personale più qualificato. Perché è proprio fra le amministrazioni con meno di duemila abitanti che il ministero dell’Economia – i cui esperti hanno redatto il Libro verde sull’andamento della spesa pubblica in Calabria e in Italia – vede possibilità di risparmio. Troppe spese per impiegati, bassa produttività e imbarazzanti differenze fra Nord e Sud sulla quantità di denaro pubblico destinata al personale dipendente.

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Redazione

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