Il sindaco del capoluogo ha inviato una lettera al Domani per rispondere alle riflessioni del direttore del giornale, Massimo Tigani Sava. Affrontati i temi dello sviluppo urbano, dell’ambiente e dell’economia
turistica. «Tanti progetti avviati». Un commento molto significativo sulle lottizzazioni di Giovino
Pubblichiamo qui di seguito integralmente dal Domani della Calabria una lettera aperta indirizzata dal sindaco di Catanzaro, on. Rosario Olivo, al direttore del Domani stesso Massimo Tigani Sava:
«Caro Direttore, credo che la tua uscita in prima pagina di sabato 15 e riproposta domenica 16 u. s. abbia il senso di aprire un dibattito di alto livello dedicato soprattutto alle scelte in materia di urbanistica e di governo complessivo del territorio della nostra città e personalmente colgo l’occasione per ribadire la mia coerenza nel perseguire l’idea di una città aperta ed impegnata a costruire un’area metropolitana che al centro della Calabria sia capace di esercitare un forte ruolo unificante e di guida dell’intera regione. Solo en passant voglio ricordare, per fatto personale, che al sogno di una città urbanisticamente unitaria e compatta, da San Leonardo al Lungomare di Lido, lungo la vallata della Fiumarella, avevo dato il mio contributo, quando grandi amministratori socialisti quali Bruno Dominijanni, Mario Casalinuovo e Michele Riolo diedero incarico ad un grande urbanista, Marcello Vittorini, per rendere questo sogno possibile con la famosa e sfortunata variante al Piano regolatore. Così come è opportuno ricordare che lo strumento decisivo per la protezione delle coste calabresi è stata la legge Reale da me fortemente voluta quando ero presidente della Giunta Regionale. Ma per entrare nel merito della tua positiva provocazione e visto che hai fatto cenno correttamente alle nostre dichiarazioni programmatiche, mi permetto di allegarti copia del nostro documento sull’idea di città che vogliamo “Catanzaro città accogliente” e della mia dichiarazione programmatica in Consiglio Comunale, non per spirito polemico ma per il fatto che un dibattito sulla materia urbanistica e sullo sviluppo della città non può essere avulso da quello che abbiamo dichiarato di volere e da quello che in questo anno di difficile amministrazione abbiamo fatto. Devo partire dal dato che, accantonata la variante Vittorini, si è proceduto attraverso scelte parziali, incoerenti, spesso del tutto sbagliate e dannose, fino agli anni del centrodestra quando matura in modo esplicito e programmato uno sviluppo della città attorno all’acrocoro cioè sulle pendici dei tre colli, nei burroni, a ridosso di fiumi e magari con un epicentro sulle pendici ovest di Viale de Filippis, un’idea mostruosa, priva di prospettiva di sviluppo, modello Agrigento anni ’60. Il primo grande risultato del centro sinistra, la prima decisiva discontinuità, sono stati quelli segnati dal ruolo decisivo del presidente della Regione, on. Agazio Loiero e dalla sua Giunta, con la sconfitta definitiva di una visione angusta e sbagliata, e con la collocazione della cittadella regionale a Germaneto. Questo risultato ha consentito di ragionare in termini nuovi sulla città accogliente e produttiva che vogliamo. Una città non più arroccata ma policentrica, fortemente tripolare (Centro Storico, Germaneto – Area Direzionale, Lido – Sviluppo turistico), proiettata all’esterno, verso i comuni limitrofi e verso Lamezia. Una città pensata per una grande funzione di collegamento tra Ionio e Tirreno, tra loro collegati da sistemi metropolitani su ferro e moderne infrastrutture viarie, in relazione allo sviluppo ed all’esigenza della contemporaneità. Pensiamo che la funzione direzionale di capoluogo di città universitaria e di cultura, di un turismo intelligente e di servizi innovativi, dentro un sistema urbano che investa tutta l’area del Corace e delle altre valli, debba assolvere al ruolo di traino dello sviluppo di tutta l’area centrale della Calabria, condizione perché questa regione consolidi la sua unità territoriale, politica e amministrativa. L’altra grande discontinuità, pensata e avviata dall’Amministrazione che presiedo, e che prende corpo ogni giorno che passa, è quella del progetto di Metropolitana di superficie che cuce in un unico sistema di trasporto urbano, non solo i tre punti polari della nuova città ma con essi tutti i quartieri storici dislocati lungo la Fiumarella. Questo progetto da Lido a Germaneto, dal centro storico a Gagliano e fino a sopra l’area Ospedaliera, da solo determinerà i nuovi assetti urbani della città, la unificherà in modo definitivo, e aprirà nuovi spazi di intervento e di sviluppo anche all’iniziativa privata. Su questa linea di coerenza vanno anche le scelte operate per il centro storico, il cui ruolo, pur in presenza del mantenimento di importanti funzioni amministrative, va oggi ripensato. Il centro diventa sempre di più una grande utilities e una nuova opportunità; per questo la scelta della pedonalizzazione di Corso Mazzini, che la destra ha nella sostanza rinnegato, sostenendo una resistenza antistorica e priva di prospettiva; la scelta del Parco Commerciale, del Polo delle Arti a partire dal Conservatorio Musicale, e le altre in progetto, vanno nella direzione di sperimentare un nuovo modello di vita sociale e culturale del centro storico e un nuovo vero modello commerciale per il quale occorre innanzitutto modificare l’offerta, favorendo nuove opportunità e nuovi qualificati investimenti. Ma non voglio per nulla sfuggire alla discussione sulla questione di Giovino che tanto appassiona la stampa in questo periodo, discussione che giudico positiva quando non si carica di dannose forzature, e che a mio avviso deve continuare col tempo necessario, perché la questione che ci siamo trovati davanti non è di ordinaria amministrazione. Si tratta infatti di capire se le lottizazioni presentate siano o meno coerenti con le nostre scelte programmatiche nonché con le stesse scelte del Piano regolatore e che vanno nella direzione di fare della Giovino – Alli un’area di intenso e qualificato sviluppo turistico. Le lottizazioni, infatti, così come sono state programmate, con le quote elevate di residenzialità richieste, senza un vero piano industriale, e senza il cointeressamento degli operatori del settore, lasciano molte riserve che debbono essere corrette con una convenzione ben articolata e anche largamente condivisa. Fermo restando, ovviamente, tutte le prescrizioni e assicurazioni necessarie sulla difesa del patrimonio naturale, sugli spazi pubblici e sugli spazi per i servizi, che garantiscano decisamente la vocazione turistica di questo prestigioso patrimonio costiero. Mi rendo conto che lo spazio di questo intervento non può comprendere una riflessione su tutte le questioni aperte dell’urbanistica, del territorio e del suo razionale sviluppo, ma confermo il fermo impegno mio e della Giunta a portare avanti una strategia urbanistica e di buon Governo del territorio, che punta a piani di sistemazione e riqualificazione urbana per tutte le aree del territorio, soprattutto quelle periferiche, degradate e abbandonate, in coerenza con il nostro disegno generale che abbiamo ampiamente illustrato prima e dopo il confronto elettorale e per cui abbiamo ottenuto l’investitura popolare che nessun atteggiamento antidemocratico può mettere in discussione, perché la onoreremo con dignità e con una tenuta etica che non verrà mai meno. Cordialmente».
On. Rosario Olivo
Sindaco di Catanzaro
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Caro Sindaco, grazie per essere intervenuto e grazie per aver
ribadito alcuni princìpi fondamentali e irrinunciabili, tra i quali la
difesa del patrimonio naturale ancora fruibile, anche costiero.
Altrettanto apprezzabile è l’impegno a fare di Catanzaro una città
turistica e quindi, aggiungo, di mare. La storia di Catanzaro, dagli
anni ’50 a oggi, ha più ombre che luci. Anzi, la dirò tutta: è una
storia di buio quasi totale squarciato, solo raramente, da qualche
fiammella o luminaria. Non è un caso, ritengo, che il collega
giornalista on. Olivo, attento e scrupoloso anche nello scrivere, usi
due volte il sostantivo “sogno” facendo riferimento alla politica
urbanistica del passato. Del resto i frutti rigogliosi e imperituri del
governo della città dal Dopoguerra alla fine delle due legislature
targate centrodestra sono evidenti. Chiunque, passeggiando tra i vicoli
del centro, a Gagliano, a Pontegrande, a S. Maria, all’Aranceto e a
Marina, può pesare senza difficoltà l’effetto di decenni di governo di
Catanzaro, assolutamente avari di benefici per i cittadini, in termini
di qualità della vita e di opportunità, ma talora prodighi di risultati
e successi per pochi. Le nostre sono sì “positive provocazioni”, figlie
di amarezza e delusione, ma anche cariche di tanta volontà di reagire,
di fare, di mobilitare energie, di risvegliare coscienze, di non
piegarsi all’assuefazione e alla sopportazione derivanti
dall’ignoranza, dall’indifferenza, dal bisogno o dalla malcelata
furbizia. Caro Sindaco, riservandoci giudizi più oggettivi e
approfonditi sulla Giunta Loiero, non possiamo non condividere molti
dei progetti accennati. Nessuno ha la bacchetta magica e governare è
arte difficile, lo sappiamo. Ma è pur vero che di aria fritta in questi
decenni ne abbiamo respirata troppa, così tanta da giustificare
atteggiamenti di sano scetticismo o, quanto meno, di prudente attesa.
In ogni caso, di fronte a impegni così seri, non possiamo che garantire
il nostro più convinto sostegno. Da tempo conduco da queste colonne una
battaglia per il rinnovamento dei gruppi dirigenti, politici compresi.
Sono sicuro che Campanella avrebbe inserito il trasformismo tra i mali
da combattere. L’esperienza e la maturità, però, devo ammetterlo,
possono rivelarsi delle armi formidabili: si può osare e rischiare di
più, perché si è nella condizione giusta, direi ideale, per porre veti,
per tirare dritto, per fregarsene di salvaguardare gli equilibri a ogni
costo. E poi perché si avverte il peso di giudizi ineludibili, come
quello della storia.
Massimo Tigani Sava
www.ildomanionline.it
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