Nell’Italia che gioca al “cucù” dove tesoretti presunti fanno bella mostra di sé per poi svanire nel nulla, dove il mondo del calcio poco tempo addietro imbrattato da personaggi dalla coscienza sporca insieme ai propri “assistiti” si affretta a riqualificarsi per un’auto-legittimazione che trova riscontro solo ed esclusivamente in un Popolo di pecore, anche Catanzaro non si sottrae allo squallore generale.
Si fa a gara con il famigerato “ponte di Messina” per chi dovesse ottenere la pole-position del ridicolo. E cosa si fa? Ci si adegua riducendo a 7450 posti (uno più, uno meno) la capienza del palcoscenico più nobile del calcio regionale. Non vuol dire nulla la categoria dove milita la squadra del Capoluogo di Regione. Il “ Nereo Rocco” di Trieste nacque quando la Triestina militava in C1 e venne inaugurato il 18 ottobre 1992 (Triestina-Vis Pesaro 0-1). Il vecchio impianto di gioco, il “Giuseppe Grezar”, ora è diventato campo di allenamento della squadra rosso-alabardata. In più è stato costruito un Palazzetto dello Sport nella prospettiva di una zona finalizzata allo sport.”
…Ma parliamo di Trieste!” Mi risponderà qualcuno indignato. Ma perché? Catanzaro meriterebbe per forza di meno? E’ una cosa fisiologica?
Ci si accontenta di rinviare il problema, di apporre tornelli vari e seggiolini ad una struttura usurata più dalle malefatte che dal tempo più dalle menzogne che l’anno avvolto che dalla volontà di adeguare l’inadeguabile. Ma i soldi? Chi dovrebbe avere il dovere di iniziare a fare piuttosto che parlare? Ristrutturare il vecchio impianto oppure pensare ad una nuova struttura? La decisione non spetta che a Comune (Caro Sig. Sindaco cosa ci dice?) e Società (Presidente, cosa ci racconta?), ma è necessario che almeno determinate decisioni vengano prese alla svelta per poi essere attuate.
Una conferenza stampa sulla campagna acquisti è rinviabile e non casca il mondo… una procrastinazione di questo “nodo” al pettine è deleteria per tutti e soprattutto per i destinatari di una spettacolo che negli ultimi anni è stato letteralmente indecoroso.
Giuseppe Mangialavori