Una vittoria? Esaltazione. Una sconfitta? Depressione e sconforto. Le reazioni di cui sopra sono sempre fisiologiche nel mondo del calcio (e non solo) , ma a Catanzaro questa patologia assume una virulenza particolare. Diciamocelo chiaro in faccia, ancora non si riesce a fare pace con il recente passato e il tutto nell’ottica di una ciclotimia che investe tutto il Popolo giallorosso.
Da Melfi il Catanzaro sarebbe potuto tornare anche con un punto che sarebbe andato stretto ai giallorossi, e invece, come spesso accade negli ultimi tempi, si torna a casa a mani vuote e con una tripla ripetizione del panalty concesso dal pessimo D’Alessio, in quella che un tempo si definiva “zona Cesarini”.
Encefalo in giacchetta nera:
1° passaggio: E’ il 90’ concedo il rigore alla squadra di casa
2° passaggio: (Botticella para il rigore) Adesso questi mi ammazzano, certamente qualcuno sarà entrato in area – lo fanno sempre – lo faccio ripetere.
3° passaggio: (Lauria trasforma il penalty) Siccome l’ho combinata grossa in precedenza, “faccio finta” di concedere una terza opportunità al Catanzaro e lo faccio ribattere.
4° passaggio : come preventivato, ha segnato!
E (avrebbe detto qualcuno), non finisce qui. Due espulsioni e una squadra che venerdì si troverà ad affrontare la rediviva Andria BAT in allarme formazione.
Non stiamo qui a cercare alibi o scusanti di sorta. Il Catanzaro ha perso, il suo attacco si è dimostrato inconcludente e lo stesso capocannoniere delle Aquile Bueno, non ha regalato l’acuto giusto. La difesa si è deconcentrata e ha lasciato i soliti spazi (praterie). Il centrocampo (quale centrocampo, Mister Domenicali???), neanche a parlarne.
La classifica del Catanzaro in caso di risultato positivo, si sarebbe potuta fare interessante e la sfida del prossimo anticipo natalizio, avrebbe potuto rappresentare qualcosa di importante, e invece… Cerchiamo allora di stare con i piedi per terra e trovare le motivazioni giuste. L’Andria ricorda sfide che portarono bene al Catanzaro.
Tutti rammentano il nebbioso 1-0 che vide Alfieri realizzare il gol partita al 90’ e superare la barriera biancoblu pugliese. Una punizione di quelle che non si dimenticano. Tutti i tifosi “migrati” da tutti i settori in tribuna est ad un tiro di schioppo dalla tifoseria ospite, morale sotto i tacchi e tutte le speranze in quella punizione. Parte Alfieri e, malgrado la nebbia fitta, si gonfia la rete. Ricordo ancora, si levò un urlo così corposo che il Ceravolo tremò. Erano tempi bui, rapportabili a quelli attuali. Il Catanzaro viaggiava in una posizione di classifica a dir poco deficitaria e il pareggio avrebbe rappresentato una resa non di poco conto. Dopo quella gara accadde “qualcosa”… Quel qualcosa portò alle vicende che tutti conosciamo… e alla mancata ottimizzazione delle stesse da parte di chi di dovere…
Riporto quei fatti perché rammento lo stato di profonda rassegnazione che invadeva la Tifoseria che si sentiva ancora una volta presa in giro da tutto e da tutti.
Sarebbe necessario che tutti facessero un’operazione retrospettiva e che rivivessero (almeno i presenti) quella sensazione di forte orgoglio, per gridare a tutti: ci siamo, siamo ancora noi, siamo ancora vivi.
Il tempo passa, i corsi e ricorsi vichiani potrebbero tornare a fare capolino nel destino delle Aquile giallorosse. La squadra sarà falcidiata da assenze dovute a squalifiche e infortuni, ma sarà importante che la tifoseria seguiti nel processo di coesione e presenza iniziato con la gara di Melfi.
Sarà necessario l’apporto di tutti perché un ennesimo ko, sarebbe troppo pesante e a chi converrebbe una resa anticipata insieme al fallimento di questo progetto nato in estate con l’avallo di tutti (Amministrazione comunale in primis?)? C’è qualcuno a cui Striscia la notizia può consegnare il “gongolo d’oro” per l’attuale situazione?
Se ci dovesse essere (in questo mondo tutto è possibile), questa sarebbe una delle ragioni per cui a Catanzaro è difficile risalire dal baratro nel quale si è caduti.
Gennaio è arrivato, le promesse di qualcuno si dovranno tradurre in fatti (senza alibi alcuno). Il sig. Domenicali dovrà riferire di cosa ha bisogno e dare un proprio riscontro a fine operazione al sig. Longo. Poi nessuno potrà avanzare scusanti o rimbalzare le responsabilità. Pittelli e Coppola avranno l’opportunità di dimostrare cosa vogliono fare anche in prospettiva. Una loro resa significherebbe una sconfitta cocente anche per chi li ha preferito il loro progetto e ora si comporta come un dì fece un certo Pilato. Noi, comunque vada (speriamo bene) non ci tireremo indietro e narreremo solo il vero.
Sopra tutto e tutti ci dovrebbe essere l’amore verso un nome, verso una fede che non teme le vicissitudini del tempo o dei risultati, ma che sta “come torre ferma che non crolla…”.
Malgrado tutto, nonostante l’ennesima resa sul campo, non lasciamo che la stessa si traduca nella resa dei cuori.
Giuseppe Mangialavori