Bueno non basta e il Cassino esce indenne dal Ceravolo.
di Giuseppe Mangialavori
E’ tempo di fare un po’ di ordine e assumersi la responsabilità di alcune scelte. Come in passato nessuno ha elogiato più di tanto nelle occasioni positive (poche, visti i miseri nove punti) il buon Domenicali, così nessuno vuole demolirlo anzitempo. Nessuno dei due atteggiamenti sarebbe edificante e visto che nell’attuale Catanzaro, visti gli uomini a disposizione “edificare” dovrebbe essere il primo imperativo, ci permettiamo di muovere qualche osservazione al Catanzaro visto ieri contro il Cassino.
Certe lacune difensive e a centrocampo si erano intraviste anche nella precedente gara casalinga, ma il risultato (come sempre avviene nel calcio) aveva messo il silenziatore agli animi dei più, nella speranza che il tecnico potesse apportare per tempo le dovute correzioni.
Premetto all’analisi che nessuno ha l’intenzione di sovrapporsi o sostituirsi al tecnico o eludere la “gestione monocratica” di cui il DG Longo parlò qualche settimana addietro nell’intervista rilasciata al sottoscritto.
Detto ciò, il 4-2-3-1 con giocatori che non sono adatti allo stesso, si sta rivelando un suicidio tattico. La domanda che tutti si fanno (classica a dire il vero) è se l’allenatore debba adattare i giocatori, forzando le loro caratteristiche al proprio modulo o se invece abbia l’obbligo di esaltarne le qualità con un modulo che si addica agli atleti stessi. Il tutto con l’obbligo di vincere (o quasi) il torneo, cosa che si fa raggranellando il maggior numero di punti e non facendo esperimenti a iosa: le ali fanno anche gli incontristi di centrocampo e il centrocampo (quale?) scucito dalla difesa e l’attacco (praticamente il solo Bueno) troppo avulso dal contesto del giuoco. Una squadra come si suol dire “allungata” in partenza, che prospettive può avere nel corso dei novanta (e più) minuti?
E allora o si cambia musica, o se ci si ostina al modulo voluto, si dovranno fare degli acquisti di spessore che permettano al tecnico di esaltarsi nel suo credo tattico.
E il tempo? Non crediamo ce ne sia tanto. Seppur di livello mediocre il campionato di C2 non permette rincorse affannose. Lo stesso Benevento, dipinto come squadra ammazza campionato all’inizio, soffre e non poco in classifica mentre la matricola Sorrento veleggia al primo posto della graduatoria, con l’altra compagna di viaggio Monopoli, dietro di un solo punto.
Facciamo un salto con la macchina del tempo (con la speranza di non ritrovarci intrappolati nel passato). Da Pasquino a Specchia, da Morrone a Cuttone, da Bitetto/Morgia a Dellisanti, i Catanzaro che diedero risultati con una certa costanza, furono quelli che iniziarono a plasmarsi nel credo della semplicità tattica (il riferimento ai tecnici non vuole essere dimostrativo… tra di loro c’è chi fece bene e chi al contrario si intestardì vittima della propria presunzione). Palla a terra e ognuno fa il suo dovere nella parte di campo di propria competenza. Certo, se la circostanza e in qualche frangente, il gioco richiede un sacrificio, anche l’attaccante deve difendere (qualcuno ricorderà un certo Corona ripiegare sui calci piazzati o i calci d’angolo), ma in un campionato dispendioso e dove l’agonismo detta i tempi, come quello di C2, è molto difficile che i polmoni degli atleti possano adattarsi a cento situazioni tattiche differenti o che gli stessi atleti siano dei jolly da utilizzare in ogni parte del rettangolo verde contemporaneamente con più mansioni. Il “2-3” che sta tra il “4” e il sempre più solitario Bueno, non può portare la croce della proposizione del gioco e del contenimento, i giocatori a disposizione, attualmente non hanno queste caratteristiche e poi chi è al presente il “regista”… (perché il modulo di Domenicali lo richiede) che detta i tempi? Chi è o dovrebbe essere il cervello pensante che dovrebbe accorciare la squadra? Quando arriverà? E’ giusto dare alle difese avversarie un solo punto di riferimento (Bueno) e lasciare solo, soletto l’argentino in balia degli avversari catenacciari di turno?
Il Catanzaro attuale ha fatto vedere le cose migliori (arbitri permettendo) proprio quando gli atleti in campo hanno spontaneamente e forse senza neanche accorgersene snaturato il modulo. A Lamezia, contro il Rende e il Celano (anche ieri perdente in casa contro la capolista…) la squadra seppur formalmente disposta con il 4-2-3-1, ha per lunghi tratti giocato con un sostanziale 4-5-1 e altre volte ancora addirittura con un 4-4-2.
E allora? E’ più importante ingessare il modulo oppure fare più punti?
In appendice alle riflessioni di chi evidentemente non ha fatto mai master a Coverciano e non è fornito di patentino, si sottolinea in grassetto che qualsivoglia analisi vuole essere solo tale e mai polemica. Ad ognuno il suo.
La Curva Massimo Capraro, intanto resta tristemente un surrogato della curva vista in passato. Il dodicesimo uomo in campo non è neanche l’undicesimo e ½. Non si capisce (o meglio si comprende ma non si giustifica) tanta indifferenza e come i supporters ritengano di raggiungere obiettivi senza fornire il proprio prezioso contributo.
I risultati non stanno aiutando i seppur tiepidi avvicinamenti della tifoseria, ma è obbligatorio stare vicini a questi ragazzi che certamente daranno cento volte di più con un appropriato e caloroso sostegno. Le pretese vanno sempre sostanziate con la propria partecipazione agli eventi. Gli assenti che amano abbigliarsi di sufficiente snobbismo, saranno sempre colpevoli. A Napoli, Firenze, Torino, nessuno si è posto problemi. Hanno analizzato ciò che era prioritario e sono rinAti a nuovA vitA.
L’urlo di Bueno della scorsa settimana chiede a gran voce proprio questo, vuole smuovere le coscienze e pretende entusiasmo dalla fantastica tifoseria giallorossa. Solo così il calcio potrà tornare a regalare tante soddisfazioni al capoluogo di regione e non solo…
Giuseppe Mangialavori
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