Va bene così, il Catanzaro gioca in casa contro la matricola Cassino e un altro po’ di gente si riavvicinerà alla nuova creatura cittadina, complice un sole quasi novembrino che bacerà il giallo e il rosso delle nuove mute forse impreziosite dal nuovo sponsor. Si, pian pianino ci si comincia a riavvicinare alla squadra, la città comincia ad annusare timidamente questa realtà venuta alla luce in giorni tormentati e difficili. Partorirai con dolore, ha detto qualcuno, e nei giorni di Rifreddo il concetto era chiaro a tutti. Ora però il lodo è già storia, e il calcio a Catanzaro è degnamente rappresentato da undici ragazzi in giallorosso che lottano e sudano per portare a casa stipendio e risultato. E che da martedì sono tornati ad allenarsi a Giovino, dopo aver vagliato le ipotesi parcheggio del Cep a materdomini (c’è spesso il mercatino) e pineta di siano (ottima per la parte atletica ma inadatta agli esercizi con la palla, causa le molte auto in sosta desiderose di quiete). E’ già tanto, negli ultimi due anni non avremmo desiderato altro: una squadra che lotta e un campo di allenamento decente e in città. Il resto può aspettare, ma di certo non ci sfugge che compito primario di questa società è quello di ricostruire il calcio a Catanzaro, seminare bene per poter raccogliere, a tempo debito, frutti meritati e duraturi. Anche per non dover costringere ragazzi come Cacìa a cercar fortuna altrove. Il Celano oltre ai tre punti ci ha consegnato anche la timida consapevolezza che con qualche necessario ritocco anche noi potremo dire la nostra in questo abbordabilissimo girone. Però la storia serve anche a leggere il presente e dobbiamo sempre tenere a mente che la C2, il Catanzaro, non l’ha mai vinta, se non grazie a un ripescaggio. Bando ai facili entusiasmi e prepariamoci a una serie infinita di battaglie…
Giannantonio Cuomo
