Intervistiamo

L’agnello sacrificale

Scritto da Davide Greco

Lo strano mercoledì di campionato ci ha lasciato un punto e l’appello finale di Sabato. Il suo “non sparate sulla croce” ci ricorda che il sacrificio del Catanzaro sull’altare delle proprie convinzioni non è la strada corretta per sperare nel futuro che tutti desideriamo

Non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo appello che la nostra tifoseria si sentirà rivolgere. In ogni caso stiamo parlando del sale del calcio: il dialogo con i tifosi, la comunicazione schietta e sincera, le parole dette con il cuore.

Lo sappiamo bene caro Sabato. Sappiamo bene che siete professionisti, che scendete in campo per guadagnare uno stipendio, che avete famiglia, che ci tenete a raggiungere i premi concordati con la società, che ci mettete impegno. E sappiamo anche che qualche volta le cose non vanno per il verso giusto.

Ads336x280

Ah guarda, se avessimo voluto vincere facile avremmo fatto il tifo per il Real Madrid. Pensa che ci sono tifosi che da molto tempo hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, ma i soldini per l’abbonamento allo stadio in qualche modo li trovano.

Va cosi. Spesso viviamo le passioni al di sopra delle nostre possibilità. Attenzione però, nessuno rinfaccia niente. La frustrazione che percepisci allo stadio non è mai una questione di vil denaro. E ti sembrerà strano, ma più sonori sono quei fischi, più la gente ti sta accanto. Quando si ama, quasi sempre si soffre, e chi soffre non riesce sempre a controllare le proprie emozioni.

Mercoledì pomeriggio c’erano 2376 spettatori, di cui 550 paganti. Se lunedì sera fossi capitato “aru camp nou”, in quella cittadina dove alcuni tuoi compagni sono soliti fare shopping, ne avresti trovati molti di meno anche se la squadra ospite si chiamava Lecce. Così, per dire. 

Il calcio è uno sport meraviglioso. Da ragazzini giocavamo in strada, fra le auto parcheggiate sotto casa. Ogni tanto il pallone finiva sui balconi e qualche volta ce lo restituivano squarciato.

Quando si riusciva a trovare qualche saracinesca abbassata tiravamo di quelle fucilate che nemmeno Roberto Carlos. E lo facevamo con il solo scopo di far più rumore possibile, per rievocare l’urlo liberatorio che seguiva le cannonate vincenti dei nostri beniamini. E si andava avanti finché non ci mandavano via. Poi domenica giocava il Catanzaro e ad ogni gol veniva giù lo stadio.

Erano altri tempi, altri campionati, altri giocatori. Magari qualcosa sul nostro passato l’hai sentita, l’hai appresa guardando i video online, ma in fondo non l’hai vissuta.

E sicuramente non l’hanno vissuta quei Puntoriere o Nicoletti che hai difeso (facendo dei nomi a caso, quindi un esempio).

Sì Sabato. È piaciuto vederti prendere le difese dei compagni di squadra, soprattutto quelli giovani che sono i più sensibili ai cangianti umori della tifoseria. Prima applausi, dopo fischi, poi ancora fischi e alla fine uno sbotta e non ce la fa più. Getta la spugna. Eh, chissà invece cosa succederebbe se quella spugna la gettassero i tifosi.

Sabato ha paventato il rischio che a furia di sentir fischi, finiranno per lottare in 6 o 7 nella corsa alla salvezza. Un po’ quello che è successo nell’epilogo della precedente stagione, una ferita ancora aperta per la piazza.

No, cosi non va bene! Siete 24 e ci si aspetta che lottiate in 24. Su questo i tifosi non transigeranno e non faranno alcuno sconto.

Catanzaro ha vissuto negli ultimi decenni tante di quelle nefandezze extra-sportive che la metà bastano. Non c’è e non ci potrà essere alcuna forma di credito per chi si tirerà fuori dalla mischia accampando scuse puerili, certificati medici e quant’altro.

Lo sappiamo bene che alcuni calciatori si ambientano meglio di altri, ma è nella normalità delle cose. Siamo consapevoli di non essere una piazza appetibile come può essere quella della Virtus Entella (un esempio a caso).

Ma alla fine della fiera, riflettendoci meglio, a 19 anni come a 30 è sempre e solo una questione di ambizioni e aspirazioni. È una questione di chi lancia il cuore oltre l’ostacolo e di chi invece sceglie un percorso diverso, magari trascinato dall’onda emotiva che una piazza come la nostra, con i suoi severi e impietosi giudizi, può trasmettere ad una giovane promessa del calcio.

Si tratta pertanto di credere nel progetto, rimboccarsi le maniche e aver fiducia nel fatto che gli sforzi profusi, fra le mille difficoltà che vi riconosciamo, prima o poi saranno premiati.

È cosi per tutti, semplici tifosi e calciatori professionisti. La questione dei fischi ha sicuramente la sua rilevanza, ma non la si può mettere sul piatto della bilancia come se quei fischi fossero piovuti dopo 4 vittorie di fila.

Ads336x280

Magari non siamo la piazza ideale per chi ha bisogno di crescere tranquillo, però in compenso quelli che emergono (e potrei farne tanti di nomi) camminano a un metro da terra.

Quando da ragazzini ci rimproveravano, squarciandoci il pallone, non ci toglievano la voglia di giocare. Quel pallone accartocciato, che non rimbalzava più, era l’agnello sacrificale.

Che colpa ne aveva il Dio pallone se a noi piaceva giocare? Quel pallone è ancora lì, si sente ancora l’eco del frastuono dato dall’urto contro le saracinesche.

E tu non lo sai caro Sabato. Non lo sai proprio quanto noi tifosi vorremmo fartela sentire quella gioia assordante che ha contraddistinto la storia di una piccola città del Sud, orgoglio di una regione intera, che in quel Dio pallone trovava il proprio riscatto sociale.

Davide Greco

Autore

Davide Greco

8 Commenti

  • Bell’articolo…<br />
    Tuttavia mi sento di dire che l’appello di Sabato mi è piaciuto molto nei toni e nell’emozione trapelata. Ognuno risponde delle proprie azioni e quello che ha detto Sabato è la conferma del perché dei mali del Catanzaro. Non c’è una squadra. Sono individui con i loro problemi e i loro obiettivi. Non hanno la maglia cucita addosso. Sono tanti "Anastasi" che passano da Catanzaro sapendo che è una tappa! In pochi capiscono che Catanzaro non può accettare di lottare per non retrocedere, che Catanzaro non può non pensare in grande…che i tifosi del Catanzaro smettano di gridare che la Calabria è Giallorosso e Giallorossa Giallorossa resterà!

    • Si dici bene "non hanno la maglia cucita addosso", ma oggi sono pochi, pochissimi i fedelissimi anche nelle altre squadre. Poi se pensi al Catanzaro che negli ultimi 10 anni ha cambiato ogni anno 20 calciatori e in totale 30 allenatori !!!<br />
      I tempi sono cambiati, ai miei tempi spesso i calciatori nel Catanzaro restavano anche per 10 anni e finivano la carriera in giallorosso. Che è anziano come me si ricorderà i vari Bigagnoli, Ghersetic, Maccacaro, Tonani, Marini, ecc. ecc.

  • LECCE-ANDRIA 2-2 ??!!?? CON IL LECCE IN VANTAGGIO DI 2 GOL,SE NON E’ COMBINE QUESTA…..CHE SCHIFO ! POI A NOI ROMPONO PER UNA PARTITA DI 5 ANNI FA CHE SI E’ CONCLUSA PURE CON LA NOSTRA SCONFITTA.NOI DOVREMMO,PER IL PARI DI LECCE,FAR MUOVERE QUEGLI STRONZI DELL’UFFICIO INCHIESTE COME PARTE LESA ! SVEGLIAMOCI, ALTRIMENTI DI QUESTO PASSO,CON TUTTE LE ALLEANZE CHE SI FORMANO AI NOSTRI DANNI , CI RITROVIAMO IN D COME NIENTE !

  • Ci sono piazze che fischiano per molto meno e comunque dopo i sacrosanti fischi bisogna tornare a sostenere questi ragazzi, anche perché loro rimangono quasi tutti in C in ogni caso, mentre noi tifosi retrocediamo, ora come in passato stringiamoci attorno alla squadra che comunque un po’di sfortuna la avuta. FORZA AQUILE!!!!!

Scrivi un commento