Bar Mangialavori

Cinque giorni che ti ho perso

Il Catanzaro perde al D’Ippolito, ma ora urgono correzioni per non vanificare tutto

 

Cinque giorni per perdere due derby e prestare il fianco ai mugugni che inevitabilmente fanno capolino dalle parti del Capoluogo di Regione. L’analisi delle due defaillance è composita e non può essere analizzata in due secondi. Sta di fatto che nelle ultime quattro partite di campionato il Catanzaro ha collezionato una vittoria (Aversa Normanna) due sconfitte (Matera e Vigor Lamezia) e un pareggio (Cosenza). L’altra sconfitta, quella di Coppa, è un altro capitolo, ma pur sempre una sconfitta.

Una costante caratterizza inevitabilmente la lettura di tutte le gare dei giallorossi: l’ultima frazione di gara viene sistematicamente regalata all’avversario di turno. Appena dopo la preparazione estiva si sarebbero potute accampare scusanti ascrivibili ai carichi di lavoro/amalgama da trovare ecc. ecc. ma ad ottobre inoltrato tutto ciò non è concesso. Le diagnosi sono due e non si scappa. Un preparazione atletica inadeguata oppure un modulo molto dispendioso per gli atleti. Ovviamente il molfettano Illuzzi (non è un caso che faccia il “ripetente” per l’ennesimo anno in terza serie …) a Lamezia ha sciorinato una prestazione irritante, ma tutto ciò non può assolutamente fornire alibi a nessuno. Dicevamo della preparazione atletica e del modulo. Da inizio torneo si è avuto tutto il tempo nonché il danaro (generosamente dedicato alla causa dal Presidente Giuseppe Cosentino) per costruire una squadra con l’obiettivo questa volta dichiarato, della vittoria del campionato. A questo punto c’è chiaramente qualcosa da correggere.

Il buon Armando Ortoli, si è tempestivamente (lodevolmente) immolato a difesa di tutto lo staff tecnico auto-crocifiggendosi nel post derby malamente perso con il Cosenza. Le dichiarazioni offerte in conferenza stampa, nonché le parole proferite in presenza della tifoseria, gli fanno onore, ma dopo l’ultima defaillance, ne siamo certi, il direttore dovrà organizzare un briefing con tutto il team per riordinare le idee, evitare di peggiorare la situazione e curare eventuali mal di pancia e/o nervosismi vari che quest’anno vengono celati in modo molto approssimativo.

In questa situazione che è ancora allo start up, tutti hanno da perderci: la proprietà che ha dedicato ingenti risorse economiche, il tecnico che duramente contestato, anche nel corso della conferenza stampa post gara ha esternato eccessivo nervosismo, Ortoli che non potrà più fare da scudo, la tifoseria che rischia ancor prima di fornire il proprio prezioso supporto, di vedere sfasciarsi un giocattolo che considerato il valore dei singoli atleti, avrebbe tutti i numeri per vestirsi da leader del campionato. Ovviamente tra coloro che perderebbero una preziosa chance  ci sono soprattutto gli atleti. Molti solisti devono fare un’orchestra e l’ingiustificato nervosismo in campo di qualcuno (su tutti domenica scorsa Maiorano) non giova di certo alla causa. A questo punto ci si augura almeno che l’inquietudine di cui sopra sia ascrivibile solo ed esclusivamente al rettangolo di gioco e nulla più, altrimenti cadremmo nel grottesco!

Alla società il compito di ordinare un urgentissima “risonanza” dell’ammalato per evitare di compromettere tutto il lavoro svolto. Ad Armando Ortoli le vesti di “patologo tecnico” per stilare la diagnosi e imporre i conseguenti, urgenti correttivi che non possono essere più procrastinati. Tutti coloro i quali approfittano di questa situazione per proporsi in sofisticati esercizi salivari, non faranno altro che costruire sconvenienti boomerang per il destino delle Aquile e se ne dovranno assumere le conseguenti responsabilità. Ad ognuno il proprio compito. Il fatto che la società non venga supportata in modo adeguato dall’imprenditoria locale e che il Nicola Ceravolo continui a versare in condizioni pietose è una realtà, è un altro capitolo (dolorosissimo) ma oggi non è dato spostare il focus del problema.

Oltre al Catanzaro, a Lamezia Terme ha perso la Calabria. Determinati cori da parte di chi anni addietro ha visto la serie A grazie al Capoluogo ed ora dedica simpatici auguri di un pronto ritorno laddove non è mai stato “in prima persona”, ci possono anche stare, ma il livore e l’odio palesati al D’Ippolito unitamente a qualche esternazione sconveniente in altre location virtuali, offendono l’intelligenza di tutti indistintamente. La frustrazione è una patologia interiore, è uno status che non può essere risolto con le offese al prossimo o le frecciatine. Per questo ci sono professionisti ad hoc con divani e/o lettini pronti ad accogliere chi si vuole accomodare per raccontare e raccontarsi tutto ciò che desidera.

La Calabria ha avuto nel Catanzaro il primo simbolo di riscatto. La storia non si cancella così come non si cancella nulla. Il Catanzaro (per sua grande fortuna) “non è la Juventus”, Lei ha ragione Mister Moriero! In questa prima divisione però deve esserlo anche se (ahinoi)  il pessimo Illuzzi si è vestito da “Rocchi” solo a favore del competitor di turno.

Se una flessione è fisiologica nel corso di un campionato, meglio che sia arrivata quando tutto è ancora rimediabile, perché ancora lo è. Basterà solo un po’ di buon senso e buona volontà da parte di tuttie soprattutto, da parte di chi dovrà per forza rivedere in fretta le proprie convinzioni, a favore di un lieto fine anelato da tutto il Popolo giallorosso. Avanti Aquile

Giuseppe Mangialavori

 

Autore

Francesco Panza

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