Ponte Bisantis

Sulla strada verso casa

La vittoria di Perugia trasforma il racconto di un rientro nella storia di un ritorno. Ma sono ancora molti i chilometri da percorrere e tante le cose da fare

Domenica, primo pomeriggio. Ho appena terminato la radiocronaca di Cesena-Fiorentina, l’ormai consueto anticipo delle 12.30. È stata una fine di settimana intensa visto che la sera prima ho raccontato un altro anticipo: Milan-Palermo. Insomma, è ora di tornare a casa. Cesena-Roma.

C’è la storica E45 da percorrere. Oltre trecento chilometri tra le montagne ed i saliscendi per raggiungere la Capitale. Ma c’e’ il sole e poi quella strada mi riporta a parecchi anni indietro, agli anni di Perugia. Due per l’esattezza. Importantissimi. Nel capoluogo umbro sono diventato giornalista e vi resterò sempre legato. Ma il vero motivo della scelta del percorso è che la E 45 passa proprio da Perugia e, alle 15, a Perugia, gioca il Catanzaro. Perugia-Catanzaro mi risveglia un turbinio di ricordi. Anni Settanta. Grifoni contro Aquile. I tabellini del Guerin Sportivo con i simboli delle squadre. Noi avevamo l’aquila con la coppola. Faceva il muscolo quando vinceva, restava seria quando pareggiava, rimaneva stecchita quando perdeva. E, purtroppo, in quel campionato 1976-1977 l’ultima immagine era quella prevalente… Eppure a Perugia riuscimmo a pareggiare uno a uno con gol di testa di Adriano Banelli. E l’annuncio a Tutto il Calcio Minuto per Minuto “Ha pareggiato Testina d’oro Banelli” lo ricordo ancora…

Nel 1980-1981 il Perugia era ultimo, tramortito dallo scandalo scommesse dell’anno precedente. All’andata ci aveva battuti al Comunale con un gol di Bagni. Noi eravamo primi in classifica. Al ritorno dovevamo prenderci la rivincita. Quella domenica ero al seguto di mio padre ad un convegno medico. Un partecipante mi vide armeggiare con una radiolina e mi chiese cosa stessi facendo. Risposi: “Sento la partita del Catanzaro“. “Il Catanzaro? – mi disse lui – E contro chi gioca?” “A Perugia” risposi. E lui “Povero Catanzaro…” Lo guardai con il disprezzo con cui si guarda un incompetente. Dovevamo vincere e invece finì zero a zero. Rischiando….

In tempi più recenti, ma a a campi invertiti, fui scelto per raccontare Catanzaro-Perugia. Dicembre 2004. Ero lì per lavoro, la mia prima da radiocronista al Ceravolo. Una tempesta di emozioni tanto che, eccezionalmente, in cabina fu ammessa la ragazza che oggi è mia moglie. Catanzarese, ovvio. Andavamo male, perdemmo meritatamente per tre a uno. Sullo zero a zero, violentandomi, commentai: “Gioca meglio il Perugia…“. Dai Distinti un signore, che aveva le cuffiette e stava ascoltando la trasmissione, si giro e mi apostrofò in modo eloquente: “Bisà, ma cchi cazzu cunti!“. Tanti ricordi perché questo Perugia era la nostra Bestia Nera come una ha testimoniato. Mai vinto in quello che una volta si chiamava Pian di Massiano. 

Ma torniamo al viaggio di domenica. Arrivo in provincia di Perugia che è finito il primo tempo. Una radio locale comunica il risultato: zero a zero. Bene, penso, contro la prima in classifica…A Orte trovo la coda, la partita è finita. Passando da Perugia ho avuto buone sensazioni. In fila approfitto per collegarmi in Internet con il telefonino. Due a zero per noi! Tabù sfatato! La coda non pesa più. Volo fino a Roma…casa!

La storia dei tabù mi riporta all’anno scorso. Lo so, va rimosso, ma è utile richiamarlo quando leggo commenti da primi della classe o di quelli con la puzza sotto il naso. Un anno fa perdevamo in casa contro squadre, rispettabilissime come tutte, ma dal pedigree ridicolo… E ne risentiva la nostra storia. Perchè anche quello era un anno della nostra storia. Sembra impossibile aver ritrovato il sorriso dopo quello che abbiamo passato. Personaggi senza arte e né parte che sparavano fandonie a tutto spiano. La Barclays e la Pepsi Cola interessate al Catanzaro, gli sponsor… Un anno fa avevamo un allenatore e un direttore sportivo che erano tocchi di colore… e lungi da me ogni implicazione razzista. E poi sbarcò un tale con la fedina penale non proprio immacolata, purtroppo accompagnato in città da una nostra bandiera degli anni Ottanta. E ancora lo psicopatico di Monfalcone…

Tutto questo per ricordare dove eravamo, dove siamo e dove potremmo arrivare. Ho letto commenti che non ci fanno andare da nessuna parte. È vero che ad Aversa abbiamo perso da polli, prendendo due gol da polli. È vero che il tecnico può peccare di inesperienza ma accusarlo di presunzione non ci aiuta. Cozza ha giocato ad alti livelli in serei A, se in Seconda Divisione viene visto con ammirazione, vedi il tecnico del Celano che si è quasi commosso in sua presenza, questo deve essere un punto a nostro favore. E anche i proclami vanno bene perché il Catanzaro deve uscire dalla Seconda Divisione.

Se per questo anche il nostro amato neo presidente se ne è uscito con “Io sono un grande, ogni cosa che ho fatto l’ho fatta alla grande“, pur non avendo il fisico da Superuomo. Eppure nessuno lo ha criticato, mi sembra… Quindi bene Presidente, bene Cozza, bene i ragazzi dal primo all’ultimo. Se solo l’organico societario venisse completato, se solo il Comune facesse la sua parte mettendo a disposizione un campo di allenamento degno del Catanzaro, se solo trasferte come quella di Fano, a metà settimana, non si facessero in pullmann (il tragitto di ritorno, ndr), potremmo dire di essere a buon punto.

Domenica al Ceravolo viene l’Aprilia. L’avversario richiama le squadre carneadi dell’anno scorso. Mi raccomando, niente distrazioni da parte di nessuno. Stavolta il pronostico va rispettato.

Giuseppe Bisantis

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