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Cercasi architetto per il nuovo Catanzaro

Scritto da Redazione
Il cantiere giallorosso rimane aperto ma il progetto non è ancora chiaro

In attesa del primo vero test in coppa Italia, al 17 agosto il Catanzaro è ancora un cantiere aperto.

Giocatori che vanno, giocatori che vengono, caselle vuote che dovranno necessariamente essere riempite prima dell’inizio del torneo. Nulla di strano, nulla di irreparabile. Prepararsi a un campionato di quarta divisione ha in fondo i suoi vantaggi.

La strada tracciata dalla nuova proprietà sembra comunque chiara almeno su un punto: il controllo dei costi di gestione alla voce ingaggi sarà priorità assoluta. Per questa ragione, rinunciare a calciatori ritenuti generalmente affidabili come Ivano Ciano e Ciccio Corapi sembra oggi la cosa più naturale al mondo.

Crescere insieme, potrebbe essere questa la proposta che il nuovo Catanzaro sta facendo ai suoi atleti. Se così è, se tutto come si spera è frutto di una scelta strategica precisa e non di semplice confusione, non vivremo certo l’era dei faraonici ingaggi della fallimentare era Pittelli, e neanche il tempo della gestione spartana (ma meglio sarebbe dire stracciona) dell’ultima Effeccì.

Così il nuovo Catanzaro ergerà a proprio riferimento realtà calcistiche che negli ultimi anni, con sforzi sempre ben ponderati, hanno vissuto senza scossoni tra la serie B e la Lega Pro. Nulla di meglio.

Ma per un progetto tanto sensato quanto impegnativo, è necessario dotarsi degli uomini giusti, e di un’organizzazione maniacale  che definisca nette distinzioni dei ruoli. A Crotone per esempio, c’è il direttore Beppe Ursino (sicuri che non possa muoversi da lì?), dirigente che per una società di calcio vale quanto Massimo Palanca e Giorgio Corona all’apice della forma messi insieme, uno di quelli per cui non sarebbe azzardato fare follie.

Ursino scopre talenti, intrattiene rapporti, costruisce e demolisce squadre competitive nello spazio di un semestre. A Catanzaro, ad oggi, c’è un uomo di fiducia del Presidente, Angelo Sorace, c’è un segretario organizzativo, Nazario Sauro e c’è il mister. Ecco, è proprio Ciccio Cozza l’uomo intorno al quale ruota in questi giorni l’universo tecnico del Catanzaro.

Se pensiamo a Ciccio Cozza, chiudendo gli occhi rivediamo un grande calciatore calabrese, nettamente più talentuoso di Gattuso, Fiore o Perrotta. Un grande calciatore che non ha perso l’eleganza e il carisma di un tempo ma che oggi siede per la prima volta in panchina proprio con la nostra Uesse. Si tratta di una sfida che stimola pensieri positivi e che tutti i tifosi giallorossi dovrebbero sostenere con forza e fiducia. Ma proprio per questo ci si chiede se non sia il caso di affiancare al mister (e perchè no, al presidente) una figura di alto livello, un dirigente esperto in grado di essere scudo, mediatore, organizzatore di “cose minute”, braccio della società con gli atleti. Uno a cui riferire la paternità di un progetto.

Sottrarre Cozza ad obblighi estranei al ruolo di allenatore e contemporaneamente dotare il nuovo Catanzaro di una figura di alto livello: è questa al momento la mossa che potrebbe consentire alla società di Cosentino un deciso salto di qualità.

L’umore dei tifosi giallorossi, in questa fase evidentemente fiacco per la mancanza di acquisti da prima pagina, conta pressocchè zero.

Oggi c’è un proprietario unico che investe i suoi denari (sperando che il pubblico si limiti ai propri doveri, dopo le vacche grasse degli ultimi anni), un proprietario che ha saldato debiti non suoi e ha restituito l’Uesse alla città. Cosentino ha oggi evidentemente tutto il diritto di scegliere la strada da imboccare. Se la strada sarà sbagliata, e non ce lo auguriamo, rimedierà (come peraltro è già miracolosamente accaduto nella vicenda iscrizione).  Ma di certo non avrà fallito, più semplicemente avrà tentato.

I falliti, quelli certificati, sono altri. Sono, fra i tanti, quelli che ancora in queste ore fanno inutile passerella sui giornali locali e sulle spiagge della provincia compiacendosi di aver garantito, insieme a quattro ragazzini mandati cinicamente allo sbaraglio, la continuità del calcio giallorosso. Ridicolo.

Fabrizio Scarfone

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