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NON SI UCCIDONO COSI’ ANCHE LE SOCIETA’ DI CALCIO?

L’editoriale di Francesco Ceniti

Nove mesi fa l’attuale maggioranza disse no a chi voleva comprare il Catanzaro (Procopio e Princi). Anzi, decise di liquidare la vecchia minoranza che aveva immesso nella casse societarie due milioni di euro e che era disposta a investirne altrettanti per rinforzare la squadra ripescata in B, ma che era stata allestita in totale economia per mancanza di fondi. Nonostante questa cosa fosse evidente a tutti (certo, lo sport preferito di quei giorni era dare del disfattista a chi le faceva notare), lo scorso settembre, tra la totale ignavia di gran parte della tifoseria, in una notte il destino del Catanzaro è diventato nero. Allora il signor Mirante, che oggi spara a zero sugli altri dirigenti,  annunciò in pompa magna di aver “comprato la società insieme con Poggi e Parente”. Ebbene, questi signori in quel infausto settembre avevano “comprato” un club che nel giugno precedente era stato capace di chiudere il bilancio in attivo di poche migliaia di euro. 

Otto mesi fa l’attuale maggioranza rassicurò tutti i tifosi: i conti a posto sono la nostra bandiera, dissero. E in ogni caso promisero di fare qualcosa per scuotere la squadra. E purtroppo qualcosa hanno fatto: ritorno di Improta, esonero di Buso e gruppo sfaldato in pochi attimi. Conseguenze: ultimo posto, con la nostra B già compromessa a dicembre.

Sei mesi fa l’ex presidente dell’attuale maggioranza scrisse una lettera chilometrica in cui annunciava il suo disimpegno. Era un fulmine a ciel sereno per chi viveva su Marte, non certo per i comuni mortali. Si sa, nella vita contano le priorità e uno scranno al parlamento val bene una squadra di calcio. Peccato che in quella lettera si parlasse in questo modo: “quando ho deciso con la mia testa ho sempre avuto ragione”, dimenticando gli orrori commessi da agosto a dicembre 2005, senza prendere in esame quelle della stagione precedente.

Meno di sei mesi fa l’attuale maggioranza ha fatto entrare nel club un altro imprenditore, sempre con lo schema preferito: cedergli azioni di minoranza e lasciargli oneri importanti come acquistare nuovi giocatori e scegliere un nuovo allenatore dopo il disastro Guerini (“ho deciso con la mia testa…”).

Cinque mesi fa il Catanzaro ritrovava dignità, ma già negli spogliatoio i nuovi arrivati aspettavano lo stipendio che tardava ad arrivare.

Quattro mesi fa, con la salvezza ancora possibile come lo scranno al parlamento, Colao già scricchiolava e chiedeva aiuto. “Non ci sono più soldi”, era la voce che

circolava in città, tanto che il signor Colao confidava ad amici che era costretto a pagare di tasca sua la trasferta di Brescia. 

Tre mesi e mezzo fa, subito dopo la trasferta d Brescia, chissà perché chissà per come, uno dei nuovi dirigenti (nuovi per modo di dire, poiché si trattava del commercialista dell’attuale maggioranza) dichiarò a un giornale locale: “Bilancio a posto, il Catanzaro dal punto di vista economico gode di ottima salute. Dobbiamo ringraziare Parente e Poggi per quello che hanno fatto”.

Due mesi fa, con la retrocessione in arrivo e un’elezione andata in fumo, improvvisamente tutto cambia. Il solito commercialista trova il tempo per scrivere una lettera al presidente del Cccc per dirgli (con notevole faccia tosta) che “la situazione è preoccupante”. 

Circa 40 giorni fa anche Colao abbandonava la nave e l’attuale maggioranza nominava Cavallaro presidente-traghettatore con un solo compito: trovare nuovi finanziatori.

Un mese fa, con la retrocessione certificata, il d.g. voluto dalla attuale maggioranza gridava al mondo: “Corona non si muove da Catanzaro”.

Nell’ultima settimana l’attuale maggioranza ha venduto Corona al Catania per fare cassa, sta cercando disperatamente i soldi per un’iscrizione in C1 dopo aver accumulato debiti per 4 milioni di euro in nove mesi, alla faccia della bandiera dei conti a posto tanto sbandierata. Alle loro spalle due anni vergognosi. Come l’attuale maggioranza che dovrebbe avere l’umiltà di farsi da parte dopo aver provveduto all’iscrizione, ottenuto le liberatorie e pagato gli stipendi. Perché in Italia (forse a qualcuno sembrerà strano) sono un diritto di ogni lavoratore. E non solo nel calcio. Detto sinceramente e senza rancore, il Catanzaro e i catanzaresi si meritano qualcosa in più. Capito signor sindaco, appena eletto forse grazie a 754 voti di gente devastata da questi 9 mesi di scempio in nome dei giallorossi?

Autore

Redazione

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