RELIGIONE – Si conclude oggi il convegno del Movimento Apostolico

Seconda giornata di lavori al convegno del Movimento Apostolico. Una tappa intermedia del percorso che giungerà all’epilogo oggi pomeriggio. In attesa di ascoltare le parole del Patriarca di Venezia, il Cardinale Angelo Scola (ospite dell’evento in programma al “PalaGallo” fra qualche ora) ieri è stato molto apprezzato l’intervento dell’Arcivescovo di Reggio, Vittorio Mondello. Il presule che ricopre anche l’incarico di presidente della Conferenza episcopale calabra. Una presenza che la presidentessa del Movimento, Cettina Marraffa, ha definito importante e significativa, sottolineando il rispetto e la devozione che si deve ai successori di Nostro Signore.
«Sono pastori – ha sostenuto – investiti del ruolo di guida spirituale. Un mandato che espletano in base alle direttive del Sommo Pontefice. Insieme con loro, come gruppo, condividiamo la gioia di annunziare e proclamare il Verbo. Un obiettivo che perseguiamo con la semplicità di umili servitori, rimettendoci alla benevolenza della Vergine Maria».
Alla dedizione incondizionata al servizio ecclesiale ha fatto riferimento pure monsignor Costantino Di Bruno. Il prelato che il relatore della conferenza, don Francesco Brancaccio, ha presentato come teologo di impareggiabile sapienza. «La Chiesa – ha spiegato Di Bruno – deve essere una, santa, cattolica e apostolica, ma non può dimenticare la sua missione principale : farsi interprete e messaggera della carità cristiana. È l’opera di evangelizzazione che gli ha affidato direttamente il Padre Celeste. È una funzione alla quale non può derogare. Il discernimento, che fa optare per le scelte giuste, compete ai vescovi e ai sacerdoti, i quali ne saranno depositari e custodi fino alla consumazione dei secoli».
Subito dopo la lunga disamina di mons. Mondello: «Quando mi hanno chiesto di prendere parte a quest’assise non pensavo di dover affrontare un tema così delicato, che mira dritto al cuore della Sacra Istituzione di cui sono un devoto rappresentante. Non credo di avere tutti gli strumenti per avviare la discussione in modo proficuo. Spero mi aiuti l’esperienza maturata negli anni giovanili, quando ero professore di ecclesiologia. Allora imparai che per rapportarsi con i laici, bisogna avere una conoscenza profonda di cos’è la Chiesa. Per tentare di capirlo – ha proseguito – è necessario riprendere un documento, dal titolo Lumen Gentium, elaborato durante il Concilio Vaticano II. Con la sua formazione si è finalmente colmata la lacuna del primo grande concistoro, in cui si riuscì solo ad affermare la supremazia e l’infallibilità del Papa. In quei tempi lontani, a causa della concomitante presa di Porta Pia, la Costitutio ed altera de ecclesiae non fu mai completata. Ciò che si tentava di suggellare era l’unione con l’Onnipotente e fra gli uomini. Il concetto fondamentale – ha concluso – che è emerso è stato la comunione, legata intimamente alla Trinità. Anche l’enciclica, Deus caritas est, redatta da Joseph Ratzinger all’esordio del suo alto ministero può essere letta in questa chiave. Dobbiamo amarci vicendevolmente, perché come diceva Paolo ai Corinzi la divisione è il più grosso fra i peccati».
Prima del congedo, il commento di mons. Ciliberti: «Abbiamo appreso il modo migliore per entrare nel magistero della fede, che è sacramento di salvezza. Ognuno di noi, nel momento in cui viene battezzato, ne diventa partecipe e inizia un cammino alla ricerca della propria identità».

Danilo Colacino
da Gazzetta del Sud

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