INFRASTRUTTURE – Dissequestrato il Porto di Badolato

Dalla Gazzetta del Sud

Quiete dopo la tempesta sul porto di Badolato. Dopo le traversie giudiziarie che avevano portato, il 4 agosto del 2004, in piena stagione turistica, al sequestro della darsena (disposto dal sostituto procuratore Luigi De Magistris e poi confermato dal Tribunale del riesame) ieri il Gip del Tribunale di Catanzaro, Antonio Giglio, ha accolto l’istanza di dissequestro del porto badolatese denominato “Le Bocche di Gallipari”, uno dei pochissimi approdi del Basso Jonio. L’istanza era stata avanzata dalla società costruttrice Salteg, difesa dagli avvocati Armodio Migali, Titti Nunnari e Salvatore Staiano. Una lunga battaglia quella portata avanti dai tre legali e culminata ieri con l’ordine di dissequestro della struttura e la sua restituzione alla Salteg.
Una vicenda che s’intreccia non solo con l’inchiesta sulle presunte estorsioni consumate nell’ambito della realizzazione del porto, ma anche con l’insediamento, il 15 marzo, di una commissione d’accesso al Comune di Badolato. Lo stesso sindaco, Andrea Menniti, è sotto inchiesta, anche se il Tribunale della Libertà di recente non ha riscontrato «condotte penalmente rilevanti per nessuno degli indagati» (il sindaco Menniti, il suo predecessore Gerardo Mannello; Vincenzo Gallelli, già indagato nell’operazione “Mithos”; gli imprenditori Andrea Santillo e Angelo Domenico Paparo e l’ing. Gianfranco Pietro Gregorace, direttore dei lavori per la realizzazione del porto).
Un caso eclatante, quello dei sigilli apposti alla darsena in pieno agosto, che mette a nudo, tra l’altro, la drammatica carenza di approdi che penalizza la nautica da diporto in Calabria. Tutto nasce dall’ampliamento, ritenuto abusivo, della superficie del porto rispetto al progetto originario. La Salteg aveva realizzato l’approdo in una delle zone più belle della costa, ma in fase esecutiva si era manifestata la necessità di estendere il bacino di ormeggio ed era sorta l’esigenza di ampliare leggermente la superficie di terraferma. A causa dell’ancora non perfezionato iter autorizzativo in relazione alle modifiche apportate, il porto ha subìto il sequestro penale. In questo contesto ha assunto importanza fondamentale la sanatoria ottenuta dalla Salteg grazie alla concessione demaniale concessione demaniale integrativa rilasciata dalla Regione Calabria con atto per notaio Andreacchio di Soverato del 16 marzo scorso, concessione avente ad oggetto l’intera superficie occupata dalla struttura portuale, pari a complessivi 51.710 metri quadrati, di cui 32.550 sulla terraferma e 19.160 di specchio acqueo. Quanto al profilo ambientale, l’illiceità dell’ampliamento, di impatto ambientale contenuto rispetto al progetto originario, risulta sanata dal rilascio dell’autorizzazione paesaggistica del 27 dicembre 2004. Secondo il giudice che ha disposto il dissequestro, difettano i presupposti per il mantenimento del vincolo cautelare per diversi motivi. Il primo lotto funzionale dell’opera (la struttura portuale vera e propria) risulta da tempo ultimato. Inoltre la difformità consisterebbe nella traslazione di qualche metro verso l’esterno dei muri perimetrali del complesso, uno sconfinamento sostanzialmente indifferente sull’aspetto dimensionale delle strutture realizzate all’interno del bacino. Anche l’aggravamento del cosiddetto carico urbanistico è oggettivamente trascurabile – sempre secondo il Gip – in rapporto alle vastità della struttura (un’opera pubblica di imponenti dimensioni, estesa su una superficie superiore ai 50 mila metri quadrati). Pertanto «difettano allo stato, anche tenendo conto dell’intervenuta sanatoria degli aspetti relativi all’occupazione demaniale e all’illecito paesaggistico, esigenze cautelari idonee a giustificare il permanere del vincolo». Il giudice evidenzia pure che «l’autorità comunale ha già manifestato la formale volontà di addivenire alla realizzazione dell’opera, attestandone la conformità allo strumento urbanistico». Ecco perché «devono considerarsi venuti meno i presupposti per il mantenimento del sequestro». Quando, due anni fa, il sequestro fu eseguito dai finanzieri del Nucleo provinciale di Polizia tributaria, nell’approdo erano ormeggiate un centinaio di imbarcazioni che furono allontanate dalle acque antistanti località Gallipari. I proprietari delle barche, turisti amanti della nautica da diporto, furono colti di sorpresa dall’operazione eseguita all’alba e in piena stagione turistica. Un rappresentante della Salteg parlò di danni all’immagine per questo particolare settore del turismo nautico, praticato nel segmento costiero Guardavalle-Squillace. La realizzazione de “Le bocche di Gallipari” venne avviata nel 2001, dopo la concessione di un contributo comunitario di circa 2 miliardi e 300 milioni delle vecchie lire.

Betty Calabretta, Gazzetta del Sud, venerdì 5 maggio 2006

Autore

Tony Marchese

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