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I Calici di Piacenza Catanzaro

Piacenza e la “Coppaâ€. un Amore nato a cavallo di 3 regioni. Un Amore con la A maiuscola per l’alfiere dei salumi della provincia…

Ma cosa possono avere in comune Piacenza, la Coppa e Daniele Cacia? Beh, a prima vista poco o nulla, ma se pensiamo al “nostro†Daniele che in terra Piacentina ha vinto la sua scommessa proponendosi come uno dei più interessanti ragazzi italiani, allora potremo ben dire che a Piacenza Daniele ha trovato la “Sua†Coppa!
Ho fatto questa piccola premessa solo per darvi il tempo di prendere posto a tavola, e prepariamoci a un bel pranzo.

Piacenza, a cavallo tra l’Emilia e le regioni del nord ci propone una bella varietà di piatti e anche di vini un po’ per tutte le stagioni.
Sembra quasi che Piacenza prenda da ognuna di queste regioni delle influenze nella cucina e anche nei vini.
Iniziamo ovviamente dai tortelli che a Piacenza hanno un cuore di ricotta ed erbette e sono avvolti con pasta a forma di farfalla. Se poi il ripieno è arricchito con del prosciutto allora i tortelli sono chiamati “alla Farneseâ€. Sono poi assolutamente da provare i tortelli ripieni di ortiche.
Cerchiamo un vino da abbinare? Nessun problema, Piacenza con le sue DOC ne ha per tutti i gusti: Colli Piacentini – Barbera – Bonarda – Bonarda spumante – Cabernet Sauvignon – Chardonnay – Malvasia – Malvasia passito – novello – Pinot grigio – Pinot nero – Pinot spumante bianco o rosato – Sauvignon – Val Nure – Vin Santo – Vin Santo di Vigoleno – Gutturnio Doc – monterosso Val d’Arda Doc Ortugo Doc.
Una bella scelta. per quanto mi riguarda, cerco di consigliare le DOC più interessanti sia dal punto vista qualitativo che in senso lato.

Per piatti delicati come i tortelli un Ortrugo se pensiamo ad un vino rosso leggero da omonime uve andrà bene. Se preferiamo un vino bianco, considerando anche che i tortelli si servono con burro e salvia e una bella spolverata di Parmigiano Reggiano, dovremmo cercare un vino che abbia una buona dose di aromaticità, una certa dolcezza nei profumi e anche nel sapore. con una certa sapidità. Il pensiero va a una Malvasia dei colli piacentini, ad esempio, piuttosto che ad uno chardonnay o un sauvignon.

Altro piatto prettamente invernale è la “bomba di riso alla piacentinaâ€. Un timballo di riso insaporito dal sugo e dalla carne di coniglio o pollo o faraona. Un piatto del genere ha in se sia la tendenza dolce del riso che quella delle carni di coniglio e di pollo, ma dall’altro lato hanno il sapore forte del sugo di carne con tutte le sue componenti. un abbinamento di rigore è con il vino rosso. Un vino mediamente strutturato con una sua buona persistenza, un discreto tenore alcolico ma che conservi comunque una sua bella morbidezza e rotondità.
C’è un comun denominatore nei vini di Piacenza, molti rispondono a queste caratteristiche. Il pensiero va a una Bonaria dei colli piacentini, o ad una Barbera, che potremo provare fresco nella versione frizzante nei mesi primaverili.

Lascerei il Gutturnio, vero principe dell’enologia Piacentina, per i salumi (e torniamo alla Coppa) o anche per i grandi piatti di carne, come l’arrosto e i bolliti. Certo avremo anche altri vini da abbinare, ma vorrei comunque citare quelli derivanti da vitigni autoctoni o almeno Tipici della zona. Una notazione la voglio dare per un vino delizioso. è il Val Nure. un vino bianco leggero (circa 11/12 gradi di alcol) ottenuto da Malvasia Bianca di Candia, che in virtù della sua effervescenza è il classico vino da bere ben fresco come aperitivo in una bella sera d’estate. ovviamente non potremo abbinarlo a piatti strutturati, ma a un formaggio delicato, una casatella o un raviggiolo, ad esempio, oppure a classici antipasti di mare, ostriche, o frutti di mare magari crudi. non l’ho ancora provato con il caviale (quello Vero ovviamente), ma vi assicuro che sono curioso, vi farò sapere.

La varietà dei primi e dei secondi pasti non ci impedisce affatto di gustare un antipasto di salumi, sott’olii e sottaceti.
Salumi tipici di questa zona sono la Pancetta, la Coppa e il Salame di pura carne suina. La Coppa in particolare è ottenuta dal muscoli cervicali del collo del maiale perfettamente disossati. La Coppa viene salata a secco con sale, spezie e aromi naturali e insaccata in budello naturale. Dopo un primo periodo di asciugatura viene lasciata a stagionare per almeno sei mesi.

un bel panorama, senza dubbio. sarà forse per questo che l’Artusi, nel suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene†afferma: « …Quando incontrate la cucina emiliana, fate una riverenza, perché se la merita »?

probabilmente si, ma lascio a voi la risposta, ovviamente dopo aver provato! Cin Cin.

Nicolò Ditta

PS
Per informazioni, critiche, richieste o suggerimenti, tranne soldi o bottiglie di vino, scrivetemi pure a uctrapani@uscatanzaro.net

Autore

Tony Marchese

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