EDITORIA: Nuovo numero di Vivarium interamente dedicato all’Eucarestia

E’ interamente dedicato alle vocazioni il numero di dicembre della rivista di scienze teologiche “Vivarium”, curata dall’Istituto Teologico Calabro San Pio X e pubblicata dalle Edizioni Ursini di Catanzaro. Diretta da don Vincenzo Lopasso, docente di Sacra Scrittura, la rivista ha compiuto tredici anni; un successo editoriale frutto della rigorosa scelta degli argomenti effettuata da un gruppo redazionale di primissimo piano. Il numero appena pubblicato comincia con una nota dal titolo “Considerate la vostra chiamata, fratelli” di don Armando Augello. Secondo l’autore “nella nuova evangelizzazione si impone una attenzione rinnovata alla vocazione e alla fede in quanto tale”. E’ necessario, quindi, riscoprire il nascere della vita del Padre in un uomo del nostro tempo, seguire e curare con amore i suoi primi passi come le fasi di crescita di un neonato, alimentare i rapporti e gli apporti nella famiglia di una chiesa concreta. “Vocazione alla fede – dice – ma anche fede nella vocazione del Signore; fede che Egli chiama ancora e accompagna le vocazioni”. A questa nota di apertura fanno seguito le rubriche “Ragioni e domande” e “Urgenze e prospettive”. La prima accoglie i contributi di Roberto Amici, Giuseppe De Simone e Fortunato Morrone; la seconda, quelli di Natale Colafati, e Pino Falvo. Il professore Giuseppe De Simone, nel suo articolo “Storia di una vocazione alla fede cristiana: l’esperienza spirituale di Cipriano alla luce del suo scritto”, prende in esame la vocazione alla fede di uno dei personaggi più conosciuti ed ammirati dell’antichità cristiana: il vescovo di Cartagine, Cipriano. Seguendo il percorso della sua vicenda biografica, inserita all’interno del contesto sociale, politico e religioso del tempo, l’autore aiuta a comprendere meglio la conversione cristiana di Cipriano e l’importanza del suo ruolo nell’ambito della patristica. Don Fortunato Morrone, nella sua nota “La vocazione: elementi di antropologia teologica”, parte invece dall’assunto che riflettere sulla vocazione comporta porsi la domanda radicale sull’uomo; domanda che suona profondamente pro-vocante per l’attuale cultura antropologica post-moderna che, eliminando Dio dal suo orizzonte, ha lasciato l’uomo sempre più solo nel suo mondo, incapace di porsi domande di senso. Il professore Natale Colafati, autore dell’articolo “Ricerca di senso di vita come vocazione”, si muove nell’ambito della ricerca che da sempre ha appassionato il pensiero umano: il mistero di Dio e quello dell’uomo. Colafati ricorda che queste due inquietudini hanno portato a innumerevoli ricerche dagli esiti più diversi e persino opposti. Don Pino Falvo, in “La vita come vocazione ‘versus’ la cultura della morte” parte dalla convinzione che la diaconia della Chiesa è che gli uomini riconoscano nella vita di tutti e di ciascuno il riflesso del volto di Dio. Da qui nascono l’amore, la sollecitudine e il servizio della Chiesa per ogni vita umana, soprattutto se debole e sofferente. “Così facendo – dice – la Chiesa è solidale con tutti coloro che guardano alla vita umana come ad uno dei beni fondamentali, per la cui tutela e promozione esiste la stessa società civile”. “Vivarium” chiude con la rubrica “Comunicazioni e strumenti” che accoglie i contributi di Antonio Bomenuto e Luigi Intrieri. Bomenuto, nella sua nota “L’uomo: dono e mistero”, afferma che la ricchezza più grande lasciata all’umanità da Giovanni Paolo II è il suo pensiero sull’uomo, che egli ha saputo interpretare in mille forme per permettere a tutti di ripensare e ripensarsi come esseri umani dal valore inestimabile. Intrieri in “La vocazione sacerdotale dal punto di vista pedagogico”, prende, infine, in esame la vocazione al ministero e la esamina non dal punto di vista teologico ma da quello psicopedagogico.
Emanuele Amoruso

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