Rieccoci ad “ATALANTA”

L’opinione

Rieccoci ad
“Atalanta”, aggrappati coi denti a questa serie B e con
quattro sberle da vendicare.

Saranno passati quasi
18 anni da quell’ultimo Atalanta-Catanzaro. Il risultato non fu
un granchè, perdemmo quattro a zero. il Catanzaro era quello
di Zunico, Corino, Rossi, ecc. ecc. ecc. con un giovane e baffuto
Guerini in panca e con molte ore di autobus sulle spalle, le gambe
anchilosate e nel cruscotto del torpedone giallorosso una prima parte
di Campionato a dir poco sorprendente ed un invito per la “Domenica
Sportiva” di Sandro Ciotti.

Da lì a poco il
cronista dalla voce roca avrebbe definito O’Rey “uno dei
migliori sinistri mai apparsi in Europa” gonfiando d’orgoglio
il mio cuore deluso per quella debacle in terra orobica, ad opera
della forte Atalanta del biondo portatore di chioma fluente Stromberg
(nella gara di ritorno simpaticamente ribattezzato “putthanaaaaaa”
dagli habituè dei distinti…). Si, le giacche dei
giocatori sfoderate in quella puntata della Domenica Sportiva
facevano vergognare noi tifosi ben più di un 4-0 secco, e gli
impeccabili completi di oggi fanno quantomeno pensare che 14 anni di
serie C non siano passati invano. Intanto in questi anni loro si
giocavano una coppa delle coppe col malines e noi perdevamo con la
squadra delle guardie carcerarie in uno stadio virtuale, ma ora siamo
di nuovo di fronte, e quel che conta è solo questo.

E poi c’è
ancora Guerini in panchina e speriamo che stavolta i nostri eroi
raggiungano Berghèm in aereo, le tariffe sono più
invitanti di un tempo e se metti di fronte a Ventola e Saudati dei
giocatori poco freschi va a finire peggio di allora. Ma il buon
Guerini da Bresciano ci terrà a far bella figura, e poi
diciamolo, sta veramente facendo un buon lavoro qui col suo Catanzaro
Bis. Arrivato in una situazione ambientale non proprio serena il
Mister ha catalizzato su di sé tutta l’attenzione del
gruppo, ha fornito dalla seconda partita in poi delle convincenti
letture tattiche con ottimi cambi in corsa ed ha fatto capire che qui
si lotta fino all’ultimo. Che i rinforzi servono come il pane,
ma se non arriveranno questo Catanzaro finirà le sue cartucce
combattendo in silenzio e abnegazione su tutti i campi. Ma Vincenzo i
rinforzi li ha chiesti, eccome se li ha chiesti. E non è certo
contento di fronteggiare continue emergenze come a Mantova dieci
giorni addietro. Sa che prima di gennaio non potrà contare su
nessun rinforzo, e allora mastica amaro e lavora, e i ragazzi lo
seguono.

I ragazzi. Fenomenali
per impegno e abnegazione, un Gruppo con la G maiuscola. Da sostenere
ogni volta che giocherà. Gente come Belardi, che ad ogni
parata negli ultimi minuti associa un urlo da finale di Coppa del
Mondo, o Pierotti, immagine di impegno e serietà, o
Ceccarelli, la miglior sorpresa di questo giovane Catanzaro. O il
Capitano, che lotta, sbuffa, sbaglia e segna e noi a esultare con
lui, con le sue manone protese al cielo. O come tutti gli altri, che
quando perdono sono tristi davvero e quando colgono un buon risultato
sono raggianti. Non è poco, per chi ha vissuto lo scempio
post-cagnano, di distaccati mestieranti cinici e a volte irritanti…
Questi ragazzi ti invitano a seguirli, il loro obiettivo è il
nostro, affascinante perché maledettamente difficile. Una
squadraccia da amare, l’avrebbe definita ai giorni nostri il
celebre pensatore romantico Alberto Focas. Rischiamo una morte dolce,
agganciati solo a vagoni morti come Cremonese e Avellino ma staccati
dal treno del campionato, ma lottiamo per vivere e per sorridere a
fine maggio, per poterci voltare e vedere cinque squadre dietro di
noi. In fondo la B è un campionato strano, ha ragione Guerini,
bisogna darsi continuità di risultati. Ma lottiamo, e questo è
importante.

Forse il gruppo ha
colto la volontà di normalizzazione di questa società,
dopo un lungo periodo in cui il campo era solo uno dei pensieri.
Forse un po’ di serenità comincia ad affacciarsi anche
al primo piano di via lombardi, dopo assemblee, riunioni, fax e
comunicati di ogni tipo. Forse. Di certo quello che ci resta è
il campo, e al campo dobbiamo guardare per contribuire con la voce e
l’affetto a una salvezza che oggi appare sempre di più
come un miracolo realizzabilissimo, con cuore, grinta e rinforzi veri
appena possibile.

Prima di terminare la
mia riflessione pongo un piccolo quesito. Il Catanzaro si è
allenato negli ultimi mesi a Steccato di Cutro, a Badolato, a Lido,
ad Amantea, a S.Maria, alla purbarata, all’agraria, ai
parcheggi dell’Azeta, a Calabricata, non mi meraviglierei di
vederlo al campo del Cep a Materdomini con due Zaini a fare da porta
sull’asfalto e Belardi a contestare un goal perché il
tiro era “alto”. Incazzandosi con Corona che giura sulla
sua validità.

Ma quanto costerebbe
rifare il campo dietro ai distinti, di dimensioni regolamentari,
sempre di proprietà del comune? O quello nello spazio
retrostante le tribune? Signori Dirigenti, quali cause ostano a tale
plausibile progetto? Ed è mai stato preso in seria
considerazione? E quanto sarebbe bello poter “vivere” la
squadra tutti i giorni, per la città di Catanzaro, senza che
il prato del ceravolo venga violentato durante la settimana? E far
vivere ai calciatori gli “umori” della città per
cui giocano, per cui sudano e che in tutta italia rappresentano?
Intanto buon fine settimana a tutti e soprattutto buon inizio della
prossima, con la nostra “squadraccia da amare”…

Giannantonio
Cuomo

Autore

Tony Marchese

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