Serie Bevute per Mantova – Catanzaro

Di Nicolò Ditta

Il vino non è più un prodotto da bere o un semplice alimento destinato a dare energie a chi lo assume, quelli erano tempi in cui i contadini zappavano ed aravano la terra con le nude mani e il vino era fatto con i piedi. Un tempo ormai antico che oggi non c’è più.
Oggi vediamo il vino sotto un’altra ottica, sotto un’altra luce, con l’occhio di chi vuole, attraverso il vino, conoscere usi costumi e tradizioni di una città, di una regione o di un popolo intero.

Mi ricordo sempre di quando mi dicevano che in Francia se un ragazzo va a fare il cameriere in famiglia si festeggia, in Italia no. Mi è capitato di assaggiare dei Sauternes a Verona per il Vinitaly (a proposito aprile 2006 si avvicina!), e di sentir dire che erano consentiti al massimo 3 assaggi, poi la persona che era allo stand, ovviamente francese vedendo il mio taste-vin all’occhiello, ha detto alla ragazza “il signore è sommelier, quindi può assaggiarli tutti”.
Una piccola e semplice frase che dimostra quello che il vino può significare per una popolo, quanto il vino è insito e radicato nella cultura di quella nazione.
Il vino è cultura. Non la cultura di chi fa il finto sapientone o esperto di vino perché “fa figo”, ma la cultura di chi vede il vino come una delle miriadi di espressioni culturali e tradizionali di una regione e di un popolo e lo usa per cercare di capire e di comprendere anche la cultura e le tradizioni degli altri.

È avvicinandosi così, con molta umiltà e occhio critico che si riesce a scoprire quanto è bello il vino e il suo mondo, fatto di gente che ti stringe la mano con la sua mano enorme con la terra sotto le unghie (e non per scarsa igiene personale) e arrossato in volto da sole che ti cuoce mentre sei da solo con le tue vigne.
Ricordo così mio nonno quando lo guardavo da piccolo passeggiare tra i suoi amati filari di vigna guardando le viti come il suo più grosso patrimonio.

Oggi mio nonno non c’è più e nemmeno le sue amate vigne. Il mondo del vino è cambiato tanto. Oggi posiamo viverlo sotto una luce diversa, oggi un tour delle cantine diventa un simpatico itinerario alternativo per “vivere” in moto o in macchina una regione.

E per non far torto a nessuno, cominciamo dal centro. Dal centro geografico dell’Italia: Latitudine 42° 30’ 11″ – Longitudine 12’34’24″.
Siamo a Narni, in Umbria. È li che cominciamo, da quei paesaggi che tanto ricordano le tele del Perugino e di Raffaello, il verde quasi brillante dei filari di viti e l’aria pura e frizzante di campagna quasi deserta. Piccola regione incastonata tra colline, monti e pianure, sembra quasi schiudersi di fronte a te come fosse un fiore. L’arte del vino pur rinnovandosi non dimentica le proprie radici e la propria storia, la tramanda rendendola attuale, limando e smussando dove c’è bisogno e valorizzando quello che vale.

Il primo nome che ovviamente ci viene in mente, è l’Orvieto. Bianco di uve locali buono in alcuni casi se consideriamo che è un vino di largo consumo, ma parliamo del Sagrantino che viene quasi visto come l’erede del Brunello di Montalcino. E parliamo anche di Grechetto una uva bianca che sta dando risultati molto ma molto interessanti. Vini di grande struttura e spiccata personalità.

Cominciamo il nostro viaggio da Orvieto, una città dai due volti. Uno, quello visibile, è la città vera e propria, l’altra, più nascosta, passa sotto terra ed è l’insieme intricato ci cunicoli scavati nel tufo su cui si fonda la città. Lasciando la città e i suoi cunicoli, la vista si perde tra filari di Orvieto, vino di antica tradizione spingendoci verso il Lago di Corbara. Quindi possiamo proseguire verso Ficulle, fermandoci per una visita al Castello della Sala. Uno dei più bei castelli medioevali d’Italia, che da qualche anno dà anche il nome a uno dei grandi vini bianchi d’Italia. La zona intorno al castello è comunque vocata per la produzione di altri vini molto interessanti anche se particolari nella loro tipologia.

Lasciamo il castello è dirigiamoci verso Città della Pieve e, passando per Castiglione del Lago, arriviamo a Panicate che vanta una tra le migliori zone di produzione dell’intera regione. Proseguiamo e lasciata Perugia con la sua arte, la sua storia e, perché no, i suoi cioccolatini, andiamo al cuore della produzione della regione che ha sede a Torgiano. Dove, tra una degustazione e l’altra, si dovranno visitare sia il museo del vino che il più nuovo ma altrettanto interessante museo dell’olio.

Il viaggio prosegue, verso Bevagna e si chiude in quella che è diventata la “moderna capitale” del vino umbro, Montefalco con il suo Sagratino.
E se dopo pantagrueliche mangiate a base di tartufo, bistecche e fiumi di vino rosso vorrete soltanto oziare e dormire, fatelo pure, ma ricordatevi che oggi si gioca a Mantova, quindi Brindiamo!
In alto i calici e buona Serie Bevute!

Nicolò Ditta

PS per informazioni consigli critiche suggerimenti, tranne soldi e bottiglie di vino scrivetemi pure a uctrapani@uscatanzaro.net

Autore

Tony Marchese

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