CATANZARO NEL CUORE: ”Rilanciamo l’Area metropolitana del capoluogo”

Riceviamo e pubblichiamo: “Mentre qualcuno, accecato dal campanilismo tenta di dividere l’indivisibile, cioè l’area centrale della Calabria, nel punto più stretto d’Italia, il forum delle associazioni cittadine di “Catanzaro nel Cuore” ha deciso di scendere in campo per fare da collante con gli enti territoriali, aprendo un dialogo costruttivo sull’area metropolitana dei due mari. Così venerdì 4 novembre alle ore 17:30 presso il teatro comunale di Settingiano, inizieremo a dialogare con i sindaci, le associazioni, le istituzioni della provincia di Catanzaro. L’hinterland catanzarese, dallo jonio al tirreno, sarà chiamato ad essere protagonista di se stesso. Un grande progetto, ambizioso, al quale si può e si deve necessariamente partecipare. Il dibattito verterà sullo sviluppo dell’area centrale della Calabria intesa in termini moderni e dal respiro europeo; non si guarderà al semplicemente perimetro urbano della città capoluogo ma si allargheranno gli orizzonti su tutto il territorio catanzarese. Perciò occorre pensare alla creazione di un nuovo Ente territoriale che a differenza di altri Enti (esistenti o istituendi), attiri e riceva fondi anziché essere oggetto di costi faraonici e inutili sprechi. Basti pensare, che secondo un indagine Eurispes, ammonta a più di 13 milioni di euro il taglio del 6,7% su parte delle spese correnti delle amministrazioni provinciali calabresi previsto dal disegno di legge finanziaria approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 29 settembre. Insomma, gli enti provinciali da soli non bastano, visto il periodo di recessione economica da parte del governo, che in questo particolare momento storico pensa ad ottimizzare le risorse, destinandole alle aree di eccellenza. Purtroppo, questa situazione si è venuta a creare anche con la formazione di nuovi enti inutili, tant’è che il Consiglio direttivo dell’Upi (Unione Province Italiane) e l’Assemblea dei Presidenti delle Province in merito alle nuove province così si sono espressi “preso atto del prosieguo dell’iter parlamentare delle proposte di legge AC 154 (Istituzione della Provincia di Monza e della Brianza), AC 518 (Istituzione della provincia di Barletta- Andria-Trani) e AC 900 (Istituzione della Provincia di Fermo), visto il disegno di legge finanziaria per il 2004, che prosegue sulla scia della contrazione delle risorse a disposizione per gli enti locali, nonché la specifica situazione delle Province, che vedono ancora una volta allontanarsi la prospettiva di una vera autonomia finanziaria e fiscale, attraverso la mancata attuazione dell’art. 119 Cost, nonché il congelamento della compartecipazione provinciale all’Irpef; considerato che per proprio ruolo istituzionale, le Province operano in una dimensione di area vasta con funzioni di coordinamento territoriale ed hanno perciò bisogno di un territorio e di risorse adeguati per lo svolgimento efficiente ed ottimale delle loro funzioni; tenuto conto che la moltiplicazione delle Province produce anche una frammentazione delle risorse e un aumento di costi di gestione; considerato altresì il progressivo affermarsi del decentramento amministrativo che ha determinato un crescente consolidamento della istituzione provinciale, sia rispetto all’ambito territoriale di influenza sia da parte della popolazione governata, che verrebbe necessariamente meno con il sorgere di nuove istituzioni; ribadiscono ancora una volta, come più volte sottolineato nel corso di audizioni formali presso le Commissioni parlamentari competenti, la propria contrarietà all’istituzione di nuove Province”. Allora cosa fare? Ecco cosa ci dice ancora l’Upi “Le aree metropolitane caratterizzate cioè dalla presenza di Comuni di grandi dimensioni e di altri Comuni i cui insediamenti hanno con essi rapporti di stretta integrazione territoriale e in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali, alla vita sociale nonché alle relazioni culturali e alle altre caratteristiche territoriali” (art. 22 t.u.), la Provincia dovrebbe trasformarsi in Città metropolitana: in un ente assai più ricco di funzioni, che assomma in sé tutte le funzioni della provincia e molte di quelle comunali, e si articola non più in Comuni ma in amministrazioni municipali decentrate nell’ambito dell’area metropolitana”. Insomma, mentre nel resto d’Italia sono previste o sono allo studio una dozzina di aree e città metropolitane: Torino, Milano, Genova, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Cagliari, quelle siciliane di Palermo e Catania, e l’area di Messina interagente con Reggio. In Calabria si pensa a realizzare inutili e piccoli progetti. Detta in sintesi, è giunta l’ora di programmare l’istituzione dell’Area Metropolitana di Catanzaro. Questa avrà un potere forte che aggiungerà addirittura potere ai Comuni che ne faranno parte; i singoli comuni continueranno a rispondere ai bisogni dei cittadini, ma ci si occuperà in maniera unitaria dei grandi temi strategici, quali la viabilità e i trasporti (su gomma e rotaia), la localizzazione di grandi infrastrutture di rilevanza sovracomunale, ambiente e sanità, servizi e fornitura di utilities (gas, acqua, energia, manutenzioni), le politiche per la casa, la gestione dei rifiuti, la realizzazione di una rete commerciale sovracomunale, e soprattutto un piano regolatore comune e condiviso. Pertanto per venerdì 4 Novembre saranno invitati a partecipare i sindaci, le associazioni, gli enti territoriali dell’Area Metropolitana di Catanzaro. E ogni mese, sarà aperto un tavolo di lavori sull’ambizioso progetto, in un luogo diverso della provincia di Catanzaro. Un percorso itinerante, utile per sentire le istanze della gente e del grande hinterland catanzarese, che deve unirsi, mettendo da parte i piccoli progetti paesani, per iniziare insieme questa grande avventura di respiro europeo”.
Forum associazioni cittadine
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Redazione

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