Notizie

CATANZARO UMILIATA E OFFESA

L’editoriale di Francesco Ceniti

Da dove cominciamo? Per prima cosa una preghiera: evitiamo di prendercela con squadra e allenatore. Evitiamo lo scempio della passata stagione quando si contestò aspramente tutto e tutti, mentre ancora eravamo fuori dalla zona retrocessione. La considerazione del Catanzaro pari allo zero (parole più o mene attribuite al nostro direttore generale) è figlia proprio degli allenamenti blindati, di parole non mantenute, di giocatori costretti a scappare. Pertanto sosteniamo compatti la squadra fuori casa e soprattutto al Ceravolo: questi sono, magari strada facendo troveranno maggiore compattezza. In ogni caso sono loro che dovranno regalarci la salvezza.
Detto questo, passiamo alla ricerca delle responsabilità. Non ci piacciono i processi sommari. Preferiamo capire. Purtroppo chi di dovere continua a trincerarsi dietro un silenzio assordante. E allora siamo costretto ancora una volta a fare delle domande, sperando che qualcuno si degni di rispondere. L’ingaggio di Gabriele Martino era stato salutato da tutti come il primo passo significativo verso la normalizzazione. Il presidente Parente aveva parlato nella conferenza stampa di un “programma condiviso per puntare in alto”. In quel momento il Catanzaro era una squadra di C1. Ora, per attuare un programma occorrono idee e soldi. Da quello cha abbiamo potuto capire non ci sono tracce di entrambe le cose. Va bene la storiella dei bilanci in regola, ma vogliamo parlare del futuro? La vicenda del Torino è illuminante: una società in serie B deve avere mezzi economici e una struttura importante. Altrimenti il rischio è di fare pessime figure. Quindi a noi non può star bene che l’attuale dirigenza pensi di aver assolto il compito con l’iscrizione al campionato. Non ci può star bene soprattutto per il metodo usato: la campagna acquisti è stata lacunosa fin dall’inizio, ma dopo i primi mugugni è la risposta è stata: “Non vi preoccupate, abbiamo già bloccato giocatori importanti in caso di ripescaggio”. Bene, il ripescaggio è arrivato puntuale, i rinforzi no. Il d.g. Martino ha fatto i miracoli perché l’input avuto dall’alto è stato uno: economizzare. E del resto i fatti parlano chiaro: siamo retrocessi a febbraio, abbiamo avuto mesi di vantaggio per pianificare la nuova stagione, i bilanci della società sono stati sgravati da tutti i contratti onerosi. A fine giugno il Catanzaro aveva a libro paga solo sette calciatori a cui è stato chiesto di ridursi lo stipendio. E dopo? Il buio totale.

Il pacchetto arretrato era il primo reparto da rifondare: invece ci ritroviamo in rosa solo sei difensori (la metà prelevati da una formazione di C1 che non aveva certo brillato per compattezza), compreso De Simone che difensore non è. Uno scandalo, poi, non usufruire della proroga in modo adeguato: nove giorni in più per vedere arrivare in prestito calciatori di seconda fascia che potevano tranquillamente arrivare a luglio (non c’era mica la fila). Non vogliamo sindacare sulla bontà dell’organico, ci penserà il campo a farlo. Per ora abbiamo incassato sette gol in tre partite contro due neopromosse e una ripescata. Persino il silenzioso Buso si è lamentato sulla condizione atletica dei giocatori “arrivati alla spicciolata”. Era questo il programma per puntare in alto? Se è così scendiamo subito. Chi comanda la navicella giallorossa deve garantire la benzina per farla quantomeno volare rasoterra. In questo momento lo schianto sembra inevitabile. Marketing, comunicazione, rapporti con i tifosi (vedi abbonamenti e biglietti), visibilità, faccenda stadio e altro. Su tutti i fronti l’Uesse Catanzaro ha, a nostro avviso, un bilancio sotto zero. Come la vicenda della radiocronaca su Internet: silenzio assoluto e intanto chi vive fuori dalla Calabria ne paga le conseguenze.

Abbiamo una società separata in casa: bastava vedere la scena pirandelliana contro il Vicenza. I cinque soci hanno assistito alla partita ognuno lontano dall’altro. E come si può pensare che poi investano soldi in un piatto comune quando forse neppure si salutano? E poi vorremmo anche capire quello che è accaduto l’anno scorso: Massimo Poggi è uscito dalla società con il benestare di Claudio Parente (non ricordiamo sue parole di rammarico, anzi c’era quel discorso poco chiaro “sulla marmellata”). Nel luglio scorso Poggi è ritornato, come se nulla fosse accaduto, a fianco di Parente. Come mai? Capitolo Princi: fallita, per fortuna, la sua esperienza da d.g. avrebbe dovuto fare soltanto il socio e invece dopo l’arrivo di Martino si è scagliato contro Parente dando inizio alla faida interna. Perché? Facciamo fatica a seguire. Una cosa è chiara: così non si può andare avanti. State mortificando una città e una tifoseria. Chi non ha i soldi per garantire la serie B al Catanzaro si faccia da parte. Adesso, non a gennaio. Siamo stanchi e delusi. Subiamo umiliazioni da dieci mesi e i teatrini non ci fanno più ridere. Venerdì si va a Verona: una terza sconfitta consecutiva potrebbe scatenare l’ira dei tifosi. Ma i responsabili di questo scempio non sono giocatori, tecnico e direttore generale. La colpa è di chi gestisce il Catanzaro come se fosse ancora in C2. Anzi, peggio.

p.s. In questa fase delicata ci piace sottolineare il comportamento di Giorgio Corona. Lo abbiamo criticato aspramente nella passata stagione per la scelta di campo che aveva fatto. Allo stesso modo adesso spendiamo parole d’elogio: sta onorando in pieno la fascia da capitano che indossa. Peccato che predichi nel deserto…

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento