Serie B…evute per Cremonese – Catanzaro

Riparte la rubrica di Nicolò Ditta

Serie B…evute per Cremonese Catanzaro,

“Maccarone! …mannaggia…
Ti distruggo, sai, maccarone…
Che mi guardi con quella faccia intrepida?
Mi sembri un verme, maccarone.
Maccaroni!
Ma ‘che gli ammericani magnano i maccaroni e bevono er vino? Gli ammericani magnano il toast, la mostarda, lo yogurt…
‘Mazz’e zzozzeria! Gli americani, aho…
Maccarone… m’hai provocato e io ti distruggo adesso maccarone.
Io me te magno!”

e se il Buon Alberatone nazionale si mangiava il “maccarone”, noi Beviamo il Buon vino!
E B…eviamo anche perché dobbiamo festeggiare che per meriti, o per fortuna, siamo sempre qua. Siamo in B!
Chi di noi non vorrebbe festeggiare e brindare per questo insperato campionato di serie B.
Comincia così il nostro nuovo appuntamento per la stagione 2005/2006, e comincia dalla C di Cremona, dalla M della Mostarda, e dalla V dei vini e dei Violini per i quali la bella cittadina lombarda è famosa nel mondo.

Passeggiare per le deliziose stradine del centro è come immergersi in una città senza tempo, la pianta regolare, le case basse, i mattoni rossi, e il basolato delle piazze. Sembra quasi di sentire qualcosa nell’aria, un suono molto dolce e discreto ma che sa anche essere forte e impetuoso, le due anime delle note di un violino, di uno stradivari. Le due anime di una città che non ha esitato un attimo a metter mano al portafoglio per acquistare uno dei grandi superstiti di quell’epoca e metterlo in esposizione al Palazzo Comunale.

Cominciamo da qui, dopo una veloce sosta al bar ci perdiamo tra vicoli e vicoletti, tra gli altri è d’obbligo una visita alla Sala dei Violini. Alcuni dei più grandi capolavori della scuola liutaia cremonese sono custoditi in quella sala, primo fra tutti “Il Cremonese” che per gli appassionati di musica rappresenta quello che, più paganamente, rappresenta O’Rey Palanca per noi.

Parlare della gastronomia cremonese significa parlare del Natale, dato che Cremona è la patria del Cotechino, così come del Torrone. Se a questi due piatti aggiungiamo i tortelli in brodo (fatti un po’ più a sud) e il panettone (fatto un po’ più a nord) abbiamo completato il menu di Natale.
Certo, mancano i vini importanti nella provincia, ma siamo in Lombardia e basta spostarsi un po’ per trovare il vino giusto per ogni piatto.
Lo zampone può essere abbinato o a un vino rosso anche vivace, come una bonarda o ad un Lambrusco dell’oltrepò mantovano, così come ad un Gutturnio dei colli Piacentini, ma perché non provare anche uno spumante purchè sia ben morbido, penso a uno spumante magari rosato, ancor meglio se ha “fatto legno” (ovvero se ha passato o la fermentazione o una parte dell’invecchiamento in botti di legno). In tutti questi abbinamenti penso all’effervescenza e alla, perdonatemi il gioco di parole, “vinosità” del vino che aiutano la pulizia della bocca dai residui del grasso presenti nello zampone.

Facciamo un po’ d’ordine e torniamo un attimo indietro, ci siamo accomodati e attendiamo che il cameriere ci consigli i piatti caratteristici, non possiamo non iniziare da salumi e formaggi.
La generosa Pianura Padana, oltre a dare i natali al Parmigiano, è il regno di ogni specie di animale di allevamento tra cui anche mucche e pecore dai quali si ricavano splendidi formaggi. I suini daranno le carni per i salumi, e gli animali da cortile le uova e le carni per il brodo.
Abbiamo in queste tre righe praticamente descritto i piatti tipici. Ovvio abbinamento a salumi e formaggi i bei vini della zona della Franciacorta (lago di Garda – Brescia) che danno sia semplici vin che splendidi capolavori, sia quelli che provengono dalla Valpolicella (Soave, Rosso ed Amarone della Valpolicella, oltre ai dolci Recioto di Soave e Recioto della Valpolicella). L’abbinamento seguirà le regole classiche, un bianco leggero e mediamente morbido per i formaggi molto delicati, ma anche un rosso molto ma molto leggero e semplice, e saliremo fino ad arrivare a un grande Amarone con i formaggi con una certa stagionatura e i grandi salumi.
Dopo il più che corroborante ed appagante antipasto, ci aspetta un primo, I “Ma rubini” un impasto di uova a farina a contenere un ripieno di carne (una sorta di raviolo rotondo, cucinato nel ricco e grasso brodo dato dalla cottura del Bollito.
In abbinamento a questo penso a un grande vino, ad un grande Cabernet Sauvignon sempre della zone già citateche abbia una bella morbidezza, che non sia eccessivamente “verde” ed “erbaceo” nei sapori (anche se la caratteristica principale del Cabernet Sauvignon è proprio questa), ma che abbiamo una bella struttura alcolica e di corpo che riescano a contrastare la tendenza grassa e l’importanza del piatto.

Come secondo piatto non possiamo che pensare al bollito, fatto con i vari tagli degli animali allevati nei dintorni della città, ma anche e soprattutto dalle ricche e coriacee galline di cortile che danno quel tocco in più a un piatto per sua natura solenne e rituale.
A questo fosse per me accompagnerei un grande Barolo, ma visto che non posso un grande vino dal taglio Bordolese (ovvero Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Sirah in differenti percentuali e combinazioni).
A questo dobbiamo accompagnare la mostarda di frutta, e questa è la ricetta:
Ingredienti: 1 kg zucchero; poca essenza di senape; 2 Kg di frutta mista [pesche (aperte a metà e senza nocciolo), albicocche (anche intere), arance (piccole e intere), mandarini (interi), pere (sbucciate e tagliate a metà), fichi (interi), zucca gialla (a fette), ananas (a fette), ciliegie (intere snocciolate), scorze di cedro (a pezzi), ecc]. unica avvertenza che la frutta sia perfettamente sana, pulita e lasciata asciugare all’aria prima di iniziare la preparazione.

Per la preparazione, Mettete la frutta in un recipiente adatto con lo zucchero, alternando uno strato di frutta e uno di zucchero. Si lascia riposare il tutto per 24 ore a temperatura fresca, quindi si fa bollire per 5 minuti. Fatto ciò si lascia raffreddare la preparazione e la si lascia riposare per 24 ore. L’operazione andrà ripetuta altre due volte.
Il terzo giorno si lascerà intiepidire il composto. Fatto ciò si prendono dei vasi di vetro sterilizzati, gli si versa qualche goccia di essenza di senape, si colmano con la mostarda e si lasciano riposare al buio.

Come dolce, vi invito a visitare Cremona e ammirare il “Torrazzo”, un’imponente torre ottagonale, torre campanaria della Cattedrale, assurta a simbolo della città. Provate per un attimo ad immaginarlo composta da torrone invece che da mattoni rossi.
Questo dev’esser stato il pensiero dei pasticcieri di corte che, in occasione del matrimonio di Francesco Sforza con Bianca Maria Visconti nel 1441, proposero ai commensali un dolce a base di uova, mandorle e miele che riproduceva proprio il Torrazzo.

Cosa abbiniamo? Potrei pensare a un passito, ma voglio cambiare, penso a uno splendido Recioto di Soave. Dolce e suadente con fresche note floreali e minerali allo stesso tempo (in alcuni splendidi casi), è il modo migliore per cominciare questa nostra Bella avventura in Serie B sperando che non sia l’ultima!

Ma ora Brindiamo, in alto i calici e Buona Serie B…evute!!!
Nicolò Ditta

PS
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Autore

Redazione

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