MOSTRE: A Catanzaro rivive la Magna Grecia

Scriveva Tucidide nella sua ”Archaiologhia”: ”Anche dopo la guerra di Troia, l’Ellade conobbe emigrazioni e immigrazioni, sicche’ non ebbe uno sviluppo pacifico […] gli Ateniesi colonizzarono la Ionia e numerose isole, i Peloponnesi gran parte dell’Italia e della Sicilia e alcune parti del resto della Grecia”. Giungevano, infatti, da Calcide nell’Eubea, da Sparta e dalla lontana Cuma i greci sulle loro navi, e sulle coste meridionali della penisola italica costruivano i templi e le citta’ della Magna Grecia: Crotone, Siracusa, Pithecusa. Una nuova civilta’ in cui fiorivano la scienza, la poesia e la filosofia; in cui Empedocle, ad Agrigento, componeva poemi, mentre Pitagora a Crotone e Archimede a Siracusa ponevano le basi delle scienze matematiche destinate a sopravvivere ai millenni.
A questa eccezionale pagina della storia del nostro paese, il Complesso Monumentale di San Giovanni a Catanzaro dedica la mostra ”Magna Grecia. Archeologia di un sapere”, aperta al pubblico fino al 30 ottobre, secondo i seguenti orari: dal martedi’ al giovedi’ dalle ore 9.30 alle 13 e dalle 17 alle 21.30; venerdi’, sabato e domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 17 alle 23.

”Magna Grecia. Archeologia di un sapere” traccia un percorso attraverso le scoperte archeologiche, scientifiche e artistiche che riguardano la Magna Grecia, della quale l’occidente a lungo perse la memoria, ma che riemerse con tutta la sua portata culturale nel Settecento, quando il dorico di Paestum lascio’ a bocca aperta i dotti d’Europa; quando la scoperta delle Tavole di Eraclea rivelo’ quali tesori si celassero nel sottosuolo della Magna Grecia; quando le citta’ romane di Ercolano e Pompei, ricche di rimandi alla cultura greca, fecero della Campania lo scrigno dell’antichita’.
I teatri di Taormina e Siracusa, i templi di Agrigento, i resti della citta’ greca di Neapolis, i Bronzi di Riace rappresentano parte del prezioso lascito della cultura greca che duemilatrecento anni fa prospero’ nel Mezzogiorno d’Italia facendone il centro del Mediterraneo.

Questa mostra, con i suoi materiali di straordinario valore storico, artistico e documentario, ripercorre le tappe dell’impegno scientifico e archeologico profuso allo scopo di riportare alla luce la memoria di quell’antica civilta’, nella quale risiedono le origini del sapere di oggi.
Sono piu’ di ottocento i reperti esposti, tra i quali vasi, statuette in terracotta, rare sculture in marmo, utensili, oreficeria, corredi funerari, iscrizioni, libri antichi, incisioni e quadri provenienti dai principali musei archeologici dell’Italia meridionale e d’Europa. Reperti che testimoniano le tappe fondamentali nei ritrovamenti e negli studi che hanno permesso di conoscere la civilta’ della Magna Grecia, dal rinvenimento delle tavole bronzee di Eraclea fino ad oggi.

Il percorso espositivo si svolge attraverso tre sezioni: la prima, ”L’inizio della storia”, e’ dedicata alle collezioni locali di Jatta, Santangelo e Capialbi e a quelle non locali di Hamilton e Bonaparte Murat; la seconda sezione, ”L’eredita’ dei fondatori”, affronta le figure chiave che tra Ottocento e Novecento segnarono il decollo delle ricerche sul campo e della tutela archeologica; la terza, ”Ricerche di oggi in Magna Grecia”, e’ un omaggio agli studi e alle scoperte piu’ recenti.
Numerosi e importanti sono, infatti, i richiami alle scoperte contemporanee, tanto che la mostra espone anche alcuni ritrovamenti inediti dall’altissimo valore artistico e culturale. E’ il caso del ”Kouros” di Reggio Calabria, una statua marmorea che ritrae un nudo di giovane, nel quale si puo’ leggere uno stile dagli evidenti richiami all’ambiente artistico della Beozia e dell’Eubea; dell’ ”Apollo” di Ciro’, che costituisce, grazie allo stato di conservazione con cui e’ giunto fino a noi, la testimonianza piu’ eclatante del modo di rappresentare gli dei, tipico della tecnica acrolitica, databile tra 440 e 430 a. C.; e’ il caso del Trono Ludovisi rinvenuto a Roma, che raffigura la nascita di Afrodite dalla spuma, risalente al 465-455 a.C.; del ”Satiro inginocchiato”, di provenienza lucana, del IV secolo a. C.; del ”Pinax votivo con Hermes e Afroditre sul carro”, uno tra i piu’ celebri ”pinakes” locresi (ex-voto in terracotta) risalente al 470-460 a. C.

E poi il materiale miceneo di Rocavecchia, in Puglia, i corredi arcaici provenienti dalla Necropoli di San Montano (Ischia), i materiali dal santuario di Hera Lacinia a Crotone, quelli degli scavi di Caulonia, il corredo dal celebre Ipogeo del Vaso di Dario a Canosa, le grandi decorazioni in arenaria del fregio del tempio dedicato a Hera.
Monumenti e simboli di una civilta’ che ancora oggi testimoniano la grandezza di un’epoca e continuano ad esercitare quel fascino indiscusso che, a partire dal XVIII secolo, ha spinto gli uomini a frequentare queste zone, alla ricerca del mito e delle proprie radici.

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Redazione

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