Avversario di turno

Il profeta Glerean per la salvezza del Venezia

Il calcio offensivo dell’ex tecnico del Cittadella come estremo tentativo per scongiurare un fallimento

Non
sono bastati 44 (quarantaquattro) giocatori. Non sono bastati 23 (ventitre)
stranieri. Non sono bastati due allenatori: uno sudamericano, Ribas, uno italiano dal nome straniero, Glerean.
L’ambizioso progetto di Franco Dal Cin è
miseramente fallito, almeno finora. Il Venezia latino-americano affidato a Ribas ha navigato per tutta la stagione in fondo alla
classifica, superato – si fa per dire – solo nelle ultime giornate
proprio dal Catanzaro. Quella di sabato sera è una vera e propria sfida
a eliminazione diretta, per cercare di restituire qualche flebile speranza ai
rispettivi tifosi. Molto più verosimilmente le due società si
ritroveranno l’anno prossimo in serie C1, con l’obbligo di
riportare entusiasmo e progetti seri in ambienti chiaramente sconfortati dopo
una stagione da dimenticare.

IL CAMPIONATO – Il progetto di “calcio bailado” in riva alla laguna sembra dunque fallito.
Un girone d’andata fallimentare, con 15 punti nel carniere, ha convinto
la proprietà a cercare una svolta a gennaio (un po’ come a
Catanzaro) sia sulla panchina, sia nell’organico. Ribas
è rimasto con compiti di supervisione tecnica, ma la panchina è
stata affidata al più offensivo degli allenatori italiani (se Zeman non si offende): Ezio Glerean.
Glerean ha corretto lievemente il famosissimo 3-3-4,
il modulo dei clamorosi successi con il Cittadella, ma non è mutata la
mentalità delle sue squadre. I risultati arrivano faticosamente, anche
se il gap accumulato nel girone d’andata non è semplice da
colmare. Sicuramente l’encefalogramma del
Venezia non è più piatto. Nelle ultime due gare una vittoria nel
derby col Vicenza e un prezioso pari a Salerno, nessun gol subito e la ghiotta
occasione, contro il Catanzaro, di allungare la striscia positiva.
L’arrivo di Glerean ha rivitalizzato
la squadra, anche se i meccanismi del suo gioco non sono facilmente digeribili
in poche settimane. Insieme al cambio in panchina, il mese di gennaio ha
portato a una mezza rivoluzione dell’organico arancio-nero-verde.
In difesa, l’arrivo più importante è stato quello
dell’esperto centrale greco Giannopoulos dal Panionios, mentre un doppio scambio è stato concluso
con Salernitana (Gregori-Orfei)
e Napoli (Savino-Giubilato). Ancor più
profonda la rivoluzione del centrocampo: partite alcune pedine fondamentali nello
scacchiere di Ribas come D’Antoni
e Brellier (oltre a Saverino e il giovane nigeriano Ajide), si sono accasati sulla laguna il fantasista del Chievo Allegretti (solo otto presenze per lui con Beretta), il “genoano” Boisfer,
il grintoso Rossitto (tornato in Italia dopo la breve
esperienza in Belgio al GBA), il grande ex della partita, Massimiliano
Esposito, che mosse i primi passi da professionista proprio a Catanzaro nei
primi anni ’90 (61 partite e 8 gol in due stagioni da titolare). In
attacco è rimasto solo Guidoni, mentre sono partiti Biancolino, Ginestra
e Olufemi. Al loro posto alcuni innesti pesanti,
delusi dalla prima parte della stagione: dalla Salernitana
è arrivato Borgobello, dal Foggia Lulù Oliveira (nessun gol dopo i 28 segnati a Catania negli
ultimi due campionati), dal Crotone Savoldi, oltre
all’arrivo del giovane argentino Turienzo dal Gimnasia La Plata. Una
rivoluzione quasi totale, ma gli undici punti racimolati finora da Glerean sono un po’ pochi per darle un senso.

SUL CAMPO – La clamorosa promozione in B del
Cittadella segna il momento più alto della carriera di Glerean. Una squadra sbarazzina, schierata con il 3-3-4 e
due punte esterne vere obbligate a rientrare a centrocampo. Dopo essere stato
dimenticato per qualche anno – come spesso accade ai tecnici
rivoluzionari – a Venezia Glerean è
ripartito con l’entusiasmo dei giorni migliori. Il modulo adottato
è stato leggermente corretto rispetto all’originale. La difesa,
davanti a Benussi, è schierata a quattro in
linea, con Turato e Vicente (o Maldonado
che ha esaurito la squalifica per il calcio rifilato all’arbitro Palanca)
sulle fasce, Landaida e Giannopoulos
in mezzo. A centrocampo due mediani, Rossitto e il
brasiliano ex Santos Anderson,
mentre Allegretti gode della massima libertà d’azione e gioca tra
le due linee in veste di suggeritore per le tre punte, che sono Esposito a
destra, Guidoni al centro e Oliveira a sinistra. Prosegue la stagione-calvario
di Borgobello e Savoldi, spesso esclusi dai diciotto, ai quali sono preferiti come
primi rincalzi Miramontes e Biliotti.
Nonostante le quattro punte fisse in campo, l’attacco del Venezia
continua a essere il peggiore della categoria (24 reti, tre meno del Catanzaro,
solo cinque nelle ultime sei gare). Anche se, a parte la debacle di Empoli
(2-5), nelle ultime sei partite, la squadra di Glerean
ha subito un solo gol. In vista dello “spareggio” col Catanzaro, il
tecnico dovrà rinunciare allo squalificato Garcia,
con pesanti ripercussioni sulla fascia sinistra. Fuori, infatti, anche
l’altro uruguayano Vicente, toccherà
all’ex catanese Macaluso
occupare la corsia mancina con Turato dall’altra parte. Qualche chance
anche per Maldonado e Savino In mezzo rientra Giannopoulos a far coppia con Landaida,
mentre Benussi, esaurite le tre giornate di
squalifica per lo schiaffo rifilato al quarto uomo durante la gara col Modena,
dovrebbe tornare tra i pali al posto del gigantesco portiere ceco Lejsal, ex Reggina. Dalla cintola in su la squadra
sarà sempre la solita, con Borgobello e Savoldi neanche convocati. Fuori anche Bovo, finito sotto i
ferri, Boisfer e Collauto.
Ma con il mastodontico organico a disposizione, non si noterà molto. Il
Venezia giocherà domani sera con la maglia rosso-blu e i calzoncini neri
per festeggiare il centenario della sua fondazione.

Probabile formazione (4-2-1-3): Benussi; Turato, Landaida, Giannopoulos, Macaluso; Anderson, Rossitto; Allegretti;
Esposito, Guidoni, Oliveira.

I PRECEDENTI – Venezia-Catanzaro
manca addirittura da 37 anni (0-0 nella stagione ’67-68), ma nella storia
si contano comunque ben undici precedenti. I primi due in serie B risalgono
agli anni trenta (una vittoria veneta e un pareggio), mentre negli anni
’50 i tre confronti si disputarono in C. Curiosamente, sia nel
’53-54 sia nella stagione successiva, la partita venne rinviata per
impraticabilità di campo. Nel secondo caso il Venezia s’impose nel
recupero con un rotondo 4-1, caratterizzato dalla tripletta su rigore di Mion, capocannoniere assoluto della sfida. Negli anni
’60 altre sei sfide, tutte in B, con quattro vittorie del Venezia e due
pareggi. Il Catanzaro, quindi, non ha mai vinto al “Penzo”,
racimolando in tutto quattro pareggi e segnando solo sette gol a fronte dei 19
realizzati dai padroni di casa. Il miglior cannoniere giallo-rosso è Ghersetich con due reti, anche in questo caso tutte su
rigore.

L’ANDATA – Uno 0-0 scialbo, manifesto emblematico
della stagione delle due squadre. Un risultato inaspettato per il Catanzaro
che, almeno in casa, stava tenendo un buon passo. L’assenza di Carbone
pesa e la manovra giallo-rossa ne risente. Il primo tempo scorre rapido tra la
noia generale e nessuna vera palla-gol. La ripresa è più vivace,
con il palo colpito in apertura da Corona e un paio di grandi parate di Benussi sullo stesso centravanti e su Grava. Ma Manitta non è da meno e sventa due pericolosissime
incursioni di Biancolino, autentica spina nel fianco
della difesa giallo-rossa. Finisce tra i fischi impietosi del pubblico, ancora
ignaro della disfatta che attende il Catanzaro nella successiva trasferta di
Vicenza.

I TIFOSI – I numeri parlano chiaro. Con 1.280
abbonati e un migliaio di paganti in media a partita, il pubblico del Venezia
è il peggiore dell’intera serie B, Albinoleffe
a parte. Un feeling da sempre molto tenue tra squadra e città, ulteriormente
affievolito da una stagione deludente. All’andata dalla città lagunare
giunsero circa 50 ultras. Nessun problema tra le
tifoserie, nonostante la presenza di una ventina di cosentini,
gemellati con i veneziani.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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