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Sette ostacoli prima della meta: il Catanzaro alla prova Giugliano

L’editoriale di Francesco Ceniti

Di nuovo in clima partita: dopo una domenica trascorsa senza Catanzaro (a proposito: qualcuno ne avrà approfittato per portare la famiglia al mare o in montagna, altri si saranno gustati un pranzo luculliano, senza poi contare tutte le diverse possibilità possibili, ma siamo sicuri che alla fine della giornata il tifoso giallorosso avrà provato una strana sensazione, come se dentro di lui mancasse qualcosa) è iniziato il conto alla rovescia. Inutile far finta di nulla: contro il Giugliano non sarà una gara normale. Per tanti motivi. In primis perché una vittoria regalerebbe una certezza e una speranza: la prima riguarda gli avversari, che rimarrebbero staccati quasi irrimediabilmente nella corsa verso la promozione (quattro punti pesanti per via degli scontri diretti in nostro favore), la seconda è legata al risultato dell’Acireale che gioca sul campo della capolista Foggia (il grande Totò affermerebbe “ho detto tutto”). Una battuta d’arresto dei siciliani spalancherebbe ai giallorossi, da subito, le porte dei play off (un fatto impensabile solo un mese addietro).
Ma non ci sono solo questi fattori a rendere febbrile l’atmosfera. Domenica prossima il Ceravolo dovrebbe riempirsi nuovamente e già questa è una grande vittoria: guarda caso lo spartiacque è sempre stato il Latina. Nella gara d’andata si giocò in un’atmosfera surreale, con lo stadio catanzarese semideserto per lo sciopero dei tifosi (protesta contro la dirigenza Mancuso), il vantaggio giallorosso siglato da Ingenito (sì, è accaduto anche questo), una terna arbitrale in vena di protagonismo e il pareggio dei laziali giunto all’ultimo minuto (gol viziato da un fuorigioco non rilevato). In quel tempo (non ce ne vogliano i ferventi cattolici, ma gli ultimi cinque mesi sono stati per il popolo giallorosso lunghi come 2000 anni) il futuro del Catanzaro era nero.
Parafrasando un presupposto matematico, si può affermare che invertendo l’ordine delle regioni (geografiche), il risultato, per fortuna, cambia. In casa dei nerazzurri, infatti, va in scena un altro film: quattrocento tifosi giallorossi sospingono le aquile che passano in vantaggio, difendono il risultato con sicurezza e quando il solito Simonetti trova il pareggio (sempre a pochi minuti dal termine e ancora una volta in sospetta posizione di fuorigioco) non perdono la calma. Aspettano il momento giusto, per poi piazzare il colpo del ko grazie a un ritrovato Ambrosino. Alla fine di questo mini ciclo il Latina è in piena zona play out, mentre il Catanzaro sente l’odore del quinto posto.
Ecco perché la gara di domenica è importantissima: è stata chiusa nel migliore dei modi una serie, adesso bisogna aprire un nuovo capitolo che possibilmente ci dovrà condurre oltre l’undici maggio (quando terminerà il campionato). Sette partite da affrontare con il cuore, ma soprattutto con lo spirito giusto, come quello (tanto per intenderci) mostrato a Latina. Abbiamo già scritto del calendario (che arride abbastanza ai colori giallorossi), per questo motivo ci concentriamo su un altro aspetto: nella fase attuale anche una sola defezione può essere fatale. Purtroppo il Catanzaro è sempre stato falcidiato da squalifiche, ma sarebbe il caso di evitare per il prosieguo ammonizioni ed espulsioni sciocche. Insomma, i vari Moscelli, Alfieri, Ferrigno, Ciardiello, Falco e compagni farebbero bene a controllare le loro reazioni. Tra l’altro sono ben sette i diffidati in casa giallorossa, perciò pure il più stupido dei cartellini gialli (quello per proteste) diventa una zavorra. Certo, è facile criticare dalla tribuna, anche perché spesso sono i giocatori cosiddetti sanguigni (che spendono ogni energia per la maglia) a finire vittima degli strali arbitrali. In ogni caso un maggiore buonsenso non guasterebbe, tra l’altro la rosa del Catanzaro è davvero risicata (specie in attacco e difesa).

Apprestiamoci, dunque, a vivere un finale di stagione al cardiopalma dove il destino sarà deciso, probabilmente, da un punto. Non ci saranno appelli: se le aquile dovessero restare fuori dei play off bisognerà fare i conti con l’ennesima delusione; se, invece, l’obiettivo sarà centrato ne vedremo delle belle. Il Ceravolo, ad esempio, tornerà a ruggire e 15.000 persone proveranno a spingere la squadra verso la stramaledetta promozione. Ma questa è una storia che attende da molto tempo un autore (una squadra) capace di scriverla.

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Redazione

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