Rassegna stampa

LE AQUILE CANTANO GLI HELLAS ARRANCANO

Il resoconto neutrale di uno dei piu diffusi mezzi informativi Ultras, mette in prima pagina gli UC a Verona. Un’ennesima prova di grande sostegno dei tifosi giallorossi, UC e sostenitori al seguito, UNICI promossi.
Bellissime le fotografie del tifo in Verona-Catanzaro scaricabili con la rivista completa.

Tratto dal “Sport People” (Rivista Digitale distribuita da www.sportpeople.net)

Proponiamo l’articolo in cui si raccontano dal punto di vista ULTRAS le due tifoserie viste all’opera a Verona, (fai click sul link a fondo pagina per scaricare la rivista di 5 MB, servono alcuni momenti per visualizzarla).
Per Quasi un anno e mezzo dopo l’ultima presenza al Bentegodi, scelgo il match con il neopromosso Catanzaro per rivedere da vicino anche quegli Hellas fans che, specie ai tempi delle B/=G, hanno guadagnato un posto di assoluto rispetto nel mio personale “olimpo ultras”. Meno male che ho fatto in
tempo a vedere da vicino le ultime scorribande delle Brigate, perché il tifo
scaligero visto oggi non avrebbe impressionato nessuno.

Ma andiamo con ordine.
Avendo approfittato dell’ultimo ponte festivo per una breve vacanza culturale con la morosa, arrivo a Verona direttamente dal confinante Trentino
e mi ricongiungo al sopraggiunto Milko verso l’una: mi aspetta in zona Porta Nuova e fa in tempo a vedere transitare, tragitto stazione-stadio, tre bus arancio con a bordo gli ultras ospiti. Sono tranquilli e non si scompongono
all’occhio del suo potente zoom.
L’atmosfera che circonda lo stadio è rarefatta, tipo periferia londinese che ti
raccontano nei libri: nonostante il Verona sia in un buon momento si capisce in fretta che il pubblico non raggiungerà picchi notevoli quanto a presenze. Anche i bar vicini a Piazzale Olimpia, pur vendendo alcolici e vin brulè, sono semivuoti, particolare per certi versi preoccupante.
Si entra sul campo quindi senza troppo anticipo, giusto il tempo per vedere fare gruppo in curva nord gli ospiti, ognuno dei quali impugna una bandiera a scacchi giallorossa. Il numero dei presenti è di tutto rispetto, specie se si considera la difficile situazione di classifica: in simili circostanze quante volte mi è capitato di vedere altre tifoserie (anche e forse più blasonate) seguire stancamente la propria squadra più per dovere che per piacere!

Nulla di particolare nella fisionomia della Sud, se non lo striscione “CIAO BOCIA” dedicato ad un ultras triestino scomparso pochi giorni prima.
Appare invece più numeroso di quanto ricordassi il settore del “1° febbraio”.
I primi cori si alzano poco prima o poco dopo (il vin brulè, appunto…) la lettura delle formazioni. I catanzaresi pensano solo ai fatti loro, cantando ed agitandosi in un tifo esclusivamente “pro”.
I veronesi invece, ancorché non provocati, non smentiscono le loro abitudini e attaccano con il classico “Voi siete sporchi terroni”.
Ad essere sincero non me lo aspettavo, sia perché non mi pare ci fossero precedenti conti in sospeso, sia perché, in virtù della comune amicizia coi fiorentini, immaginavo potesse essere applicata almeno una delle tesi della celebre “Sindrome del babbuino”, ovvero quella teoria con cui un sociologo
inglese ha provato a spiegare i comportamenti dei tifosi: il nemico del mio
nemico è mio amico, l’amico del mio nemico è mio nemico, l’amico del mio amico è mio amico, l’amica del mio amico è bona… no, ehm… forse questo non c’entra…
Fatto sta che quel sapientone d’oltremanica forse non si era informato che a Verona, pur con sfumature diverse, il primo comandamento ultrà da trent’anni è scritto sulla celebre tavola, ops striscione “NOI ODIAMO TUTTI!”.
Quindi niente babbuini, anche se in varie occasioni sugli spalti è sembrato ci fossero delle scimmie.
Inizio gara ampiamente a favore degli ospiti, che alzano le loro bandierine destando più consensi che non le torce sparse in casa gialloblù. Il primo tempo lo comincio sotto la curva nord: i catanzaresi dosano e mescolano bene mani-voce-tamburo, mentre il tifo scaligero arriva nitido ma poco
energico. Solo due-tre cori sembrano avere quell’antica forza che caratterizzava i boati di qualche anno fa.
A metà tempo inverto i campi, più per la curiosità di vedere meglio come sono messi ‘sti veronesi che per la noia di avere i ritmi giallorossi nei timpani. Ho la conferma che, almeno quest’oggi, la Sud del Bentegodi segni il passo:
benché gremita, da sotto la curva gialloblù sento gli ospiti quanto sentivo
i padroni di casa da sotto la nord.
I ragazzi della ringhiera cercano di svegliare i butei ma i due “VE-RO-NA” visti da vicino fanno più tenerezza che paura, e dalle mani che si alzano per scrosciare l’applauso finale si capisce che a cantare saranno al più 150
persone. In compenso gli scaligeri non mancano di ribadire ancora una volta qual sia il sogno che hanno nel cuore, a proposito dell’italico meridione…

Qualcosa cambia sul finire di tempo, quando il Verona segna e raddoppia nel giro di pochissimi minuti. Per primo tocca a Waigo che, dopo il pogo e l’esultanza della Sud, si becca gli ululati razzisti dei suoi simpatici tifosi. Dopo la seconda marcatura la Sud vive i momenti migliori (ci sta anche una
sciarpata), seguita anche da ampi settori dello stadio.
Non manca un coro ironico rivolto all’ex e mai troppo amato mister Cagni: “Gigi Cagni portaci in Europa” fa il giro dello stadio, ma l’euforia si interrompe al duplice fischio dell’arbitro e non caratterizzerà di certo la ripresa.
Secondo tempo caratterizzato da un’ulteriore coreografia catanzarese basata su uno strano mix di stile italico e anglofono. Oltre nel colore gli ospiti si confermano pimpanti anche nel calore: riprendono subito a cantare, si attizzano dopo un quasi-goal verso il quardo d’ora e poi qualcuno si
diverte a cavarsi giubbo e maglia.
Coincidenza vuole che il Catanzaro accorci le distanze, cosicché alla fine saranno in una dozzina ad esporre le proprie “panze da birra” ai rigori del freddo.
Ma la loro speranza dura poco perché Bogdani mette a segno un terzo goal per il Verona e la speranza del pari torna a farsi chimera. Non cambiano peraltro gli assetti del tifo, perché fino a quasi all’80° il volume canoro degli scaligeri resterà di poca cosa, al punto che non esito a definire mediocre la loro prestazione.
Proprio mentre gli ospiti si esibiscono nel loro “You’ll never walk alone”, abbandono lo stadio: mi perdo gli ultimi dieci minuti, ma ho la presunzione di immaginare come siano andati…

Testo di Lele Viganò
Foto di Milko Rovelli

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Autore

Davide Pane

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